Orchidea De Santis è un’attrice di cinema, teatro e televisione che si caratterizza per simpatia e bellezza. Porta in ogni film grande presenza fisica, senso dell’umorismo e ironia non comuni. Nasce a Lecce nel 1948, si trasferisce a Roma da bambina con la famiglia, al seguito del padre ufficiale di Marina.
Nel 1960 entra a far parte del coro delle voci bianche della Radio Rai diretto dalla prof. Renata Cortiglioni. È giovanissima. Si avvicina al cinema a metà degli anni Sessanta con piccole parti di contorno che poi diventano sempre più importanti. Nel cinema di Genere comincia con le commedie all’italiana e con il cinema comico puro interpretando diverse pellicole. Tra le più significative ricordiamo I due figli di Ringo – con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia – ed Ettore lo fusto di Enzo G. Castellari [1971]. Nei suoi primi film recita a fianco di attrici affermate del calibro di Rosalba Neri, Anita Ekberg, Gloria Paul, Maria Pia Conte, Lisa Gastoni, Carole André, Valeria Moriconi e Rosanna Schiaffino. Purtroppo il destino di non essere quasi mai la protagonista della pellicola accompagna Orchidea De Santis per tutta la sua vita artistica, salvo rare eccezioni. La bella attrice leccese si ritaglia un ruolo fondamentale nel decamerotico, sottogenere nel quale solo nel 1972 la vediamo impegnata sul set di cinque film se contiamo anche Le mille e una notte all’italiana. Il decamerotico è un sottogenere che la vede accanto a Femi Benussi, Gabriella Giorgelli, Malisa Longo e Adriana Asti. Pure qui mai da sola e protagonista unica, ma sempre accanto ad altre.
Eppure Orchidea ha ottimi argomenti fisici e, cosa da non sottovalutare, sa recitare, a differenza di altre attrici. La De Santis si afferma interpretando film che segnano l’inizio di alcuni filoni narrativi, quali il thriller [Il tuo dolce corpo da uccidere – 1970], il poliziesco [Concerto per pistola solista – 1970], il satirico brillante [Alla mia cara mamma nel giorno del suo compleanno – 1974] e soprattutto la commedia sexy.
Sono molti i film significativi che la vedono impegnata, come Colpo di stato di Luciano Salce [1969], Paolo il caldo di Marcello Vicario [1973] con Giancarlo Giannini, Rossana Podestà e Ornella Muti, ma anche Per amare Ofelia di Flavio Mogherini [1974] con Renato Pozzetto e Francoise Fabian. Noi la ricordiamo per la commedia sexy, soprattutto per La nipote di Nello Rossati [1974], una pellicola cult che la vede protagonista indiscussa per tutto il primo tempo. Ma L’ingenua [1975], Il vizio di famiglia [1975], Le dolci zie [1975], Una bella governante di colore [1976], La dottoressa sotto il lenzuolo [1976] e Tre sotto il lenzuolo [1979] seguono lo stesso canovaccio. A partire dalla metà degli anni Ottanta le sue apparizioni cinematografiche si diradano. Lavora in teatro con Fiorenzo Fiorentini nelle commedie Morto un papa se ne fa un altro e StregaRoma di Ghigo De Chiara. Fa Chicchignola di Ettore Petrolini con Mario Scaccia.
Partecipa a spettacoli come Sottoveste di Castellacci e Ventimiglia, Live and Lifedi Mike Immordino, La Bambola Orchidea di cui è anche autrice [musiche di Aldo Saitt], fa un secondo Chicchignola con Fiorenzo Fiorentini e infine nel 1998 – 1999 interpreta La cicogna si diverte, commedia teatrale diretta da Carlo Alighiero. Per Radio Rai interpreta sceneggiati radiofonici [BaroccoRoma e Racconto Italiano – fine anni Settanta], dal 1989 lavora al Notturno Italiano, AZ – per gli italiani all’estero, Italia canta, Itinerari italiani, Facile ascolto, L’Arca di Noè [1998] e L’Anello di Re Salomone. Per la televisione, prende parte come attrice in sceneggiati e cortometraggi, tra i quali: Roosvelt [Rai Tre, 1986]; La Maga Circe e Lucrezia Borgia [Rai Uno, 1987] e Il caso Redoli, film Tv della serie I grandi processi [Rai Uno, 1996]. Alla fine degli anni Ottanta organizza e conduce programmi televisivi considerati sperimentali per l’epoca, volti all’informazione ed educazione in difesa dei diritti degli animali, presso alcune emittenti private romane come GBR, Video1 e T.R.E. Per tale materia realizza video didattici, destinati alle scuole. Collabora attivamente con diverse associazioni animaliste. Attualmente è delegata per Roma e il Lazio dell’Organizzazione Internazionale per la Protezione degli Animali e organizza la manifestazione cinofila annuale Tali & Quali, gara di somiglianza tra cane e padrone.
Abbiamo incontrato Orchidea De Santis per rivolgerle qualche domanda sul suo passato di attrice della commedia all’italiana.
[Gordiano Lupi]: Qual è stato il tuo primo film italiano?
[Orchidea De Santis]: Queste pazze pazze donne [1964] di Marino Girolami è stato il primo film. Ho partecipato in pellicole in co-produzione con altri Paesi, ma sempre italiani.
[GL]: È vero che hai interpretato alcuni film in Germania mai distribuiti in Italia?
[ODS]: Uno solo e l’ho dimenticato, titolo compreso, se non fosse per certi spietati collezionisti che scovano tutto, ma proprio tutto! Non l’ho mai visto anche se qualcuno mi ha promesso una copia. Credo fosse un film mai distribuito in Italia proprio perché produzione completamente tedesca.
[GL]: Mi puoi dire qualcosa del tuo legame artistico con Luciano Salce?
[ODS]: Luciano Salce è stato il primo regista con cui entrai in contatto per un film che non ricordo quale fosse, forse Le monachine, ma non superai la prova, credo che fossi troppo giovane per il personaggio che cercava. Poi, per caso, dopo un anno circa, lo incontrai a Piazza del Popolo e rimase colpito per come in poco tempo avevo subito una trasformazione, ero cresciuta, avevo perso l’aria infantile. Questo fu il motore di tutto, perché da lì a poco fui chiamata per il ruolo di Agnese in Come imparai ad amare le donne.
Credo che girando quel film iniziò a valutarmi proprio per la mia faccia particolare e l’atteggiamento ironico e scanzonato con cui affrontai quella prova. Entrai subito in sintonia con lui e con il set. Il suo modo di condurre gli attori nella recitazione mi affascinava. Non l’ho mai sentito alzare la voce o irritarsi per qualcosa. Si poneva a tutti sempre con garbo e gentilezza. Ero molto attenta a seguire le sue indicazioni e facevo tesoro dei suoi suggerimenti. Di Salce è nota la sua intelligenza, il suo carisma con quella caratteristica espressione beffarda e perennemente sarcastica. È anche noto quanto apprezzasse la bellezza femminile con un debole verso le giovanette, se dotate di luce fuori dal comune. Emanuele, figlio, con cui ho un ottimo rapporto, è tutt’ora convinto, ma non è il solo, che la predilezione che aveva per me, e la mia assidua presenza nei film del padre, fosse dovuta al solito scontato tipo di legame. Salce era un uomo molto delicato, elegante e mai rozzo, anche se ovviamente assecondava il suo istinto maschile, era un garbato corteggiatore e non si faceva mai forte del suo potere. Mai arrogante e mai insistente, soprattutto era capace di esserti amico e aveva la capacità di valutazione a prescindere da che tipo di rapporto si instaurasse. L’amicizia, il rispetto comune e il piacere di passare insieme qualche serata mondana è stato l’unico rapporto che c’è stato tra noi. Era una persona dotata di fascino, era un piacere ascoltarlo e la sua irresistibile ironia di stile anglosassone esercitava una forte attrazione, ma io ero esclusivamente attratta dai miei coetanei. Ma il mio rifiuto a instaurare un rapporto di natura differente da quello professionale non è stato un freno alla nostra amicizia e da persona intelligente, dotata di grande sensibilità e rispetto quale era, ogni volta che si presentava la possibilità di affidarmi un ruolo lo faceva. Mi sono ritrovata in alcuni casi a recitare con lui e so che almeno una volta è stato lui stesso a suggerire al regista di affidarmi il ruolo quando riteneva fossi adatta alla parte. È stato indubbiamente un privilegio incontrarlo sulla mia strada e aver mosso i primi passi con un regista così particolare. Poi in fondo in fondo mi va di confessarti una cosa molto personale: peccato non aver mai avuto attrazione sessuale per qualcuno che contasse nel mio lavoro, sarebbe stato certamente un beneficio per la mia carriera. Ma se non fossi stata così giovane e coinvolta sentimentalmente in altre situazioni, avrei sicuramente preso in considerazione il fascino intrigante di Luciano Salce più di ogni altra persona incontrata sul set. Forse proprio quest’ardore che esprimo quando parlo di lui ha creato qualche sorta di ambiguità.
[GL]: E il tuo rapporto con Walter Chiari?
[ODS]: Ho conosciuto Walter Chiari perché nel cinema prima o poi ci si conosce un po’ tutti. Ma il ricordo più vivo che ho dell’attore viene dagli anni successivi alla sua assurda incriminazione e detenzione in carcere. Walter in quel momento della sua vita viveva veramente in uno strano vortice fatto di solitudine, ore piccole, frenesia e mancanza di regole. Oggi direi da uomo libero, se non fosse per quelle ferite che lo agitavano in profondità. È proprio in quel periodo che mi capitava di incontrarlo spesso in varie situazioni. Era un folletto che appariva e spariva. Dopo teatro, a una visione privata di un film, in feste presso amici comuni [ne ricordo una bellissima in casa di Lelio Luttazzi – compagno di disgrazia – che si affacciava sulla Fontana di Trevi], o perché raggiungeva gli amici che lo attendevano al tavolo di un ristorante [a volte invano]. Anche se indubbiamente dotato di fascino e seducente, per lui vigeva lo stesso veto che avevo messo per Salce: troppo vecchio per me. È ovvio che ogni uomo come prima cosa cerca di svolgere la sua funzione di maschio cacciatore, ma con me non ha mai funzionato come penso non funziona per gran parte delle donne, perché siamo noi le vere cacciatrici.
[GL]: Musicarello, Decamerotico e Commedia sexy. Sei stata un’icona di tre generi del nostro cinema popolare. Cosa ricordi di quel periodo?
[ODS]: C’era molto da fare a quei tempi. La possibilità che ho avuto è stata proprio quella di potermi misurare in tutti i generi dell’epoca, tranne gli horror, per i quali evidentemente non ero tagliata. Certo è stata una grande opportunità spaziare in tutto quello che il cinema di allora ti offriva. La mia scuola infatti si è svolta proprio sul campo, in ogni film sperimentavo qualcosa di nuovo o affinavo alcune caratteristiche nel tentativo di crearmi una personalità che gli spettatori potessero notare.
Gordiano Lupi
[fine Parte 1]