Regina della giungla, monaca [prima] e dimonia [poi], donna di castello, gran pezzo, coscia lunga, vedova consolabile, giocatrice di scopa. E ancora elegantissima scream queen del thriller erotico targato Martino, soldatessa, poliziotta, maestre e nonna.
Tutto questo e tanto altro, riuscì ad essere Edwige Fenech: Il corpo dei settanta, che oltre ad essere l’azzeccatissimo titolo del libro di Stefano Loparco, è anche una straordinaria definizione di quello che l’attrice Fenech: non il corpo di una donna, di un’attrice [o non più solo quello], ma il corpo di un intero decennio [quello dei Settanta fu, appunto, il periodo più florido per la sua carriera e di certo il decennio della sua consacrazione].
Non più il corpo di Edwige, allora, ma il corpo di un modello femminile, i lineamenti della donna ideale, giunonica e compiacente, materna e amate; il corpo della donna che riuscì ad incantare platee di italiani di tutte le età e le estrazioni sociali, come dimostrano le tabelle degli incassi dei film “con la Fenech” pubblicati in appendice, ma anche le recensioni delle tante commedie scollacciate [citate in parte nelle note de Il corpo dei settanta] che denotano l’occhio di riguardo con cui critici e giornalisti si rivolgevano a Edwige, arrivando sempre a salvare la sua interpretazione, e il suo physique du role, pur reputando il film di infima categoria.
Edwige ci ha incantati tutti, lo stesso Stefano Loparco, combattente in prima linea, kamikaze nel testimoniare la sua ossessione.
Loparco evoca Edwige Fenech, demone maliardo tra le pagine del suo libro, concretizza la sua fisicità attraverso aggettivi succulenti, descrizioni meticolose. Come un giornalista scientifico analizza finemente i motivi del successo, così popolare e senza tempo, di un’Attrice fra le attrici.cinematografica, certosino nel ricostruire, con fluida narrazione, non solo una precisa e attenta biografia dell’attrice, ma anche un percorso artistico che disegna l’intera evoluzione del personaggio Fenech, dalla prima comparsata all’eclatante successo riscosso nel nostro cinema di Genere, sino alle esperienze televisive e all’attuale carriera da produttrice.
Non l’unica, del decennio fatidico, ad animare commedie sexy e slacciare camicette, ma l’unica ad essersi reincarnata in Icona.
Il corpo dei settanta, però, non è solo questo. Il punto di maggior pregio, che differenzia questo libro da altri volumi fenechiani, consiste nel processo di simbolici parallelismi innescati da Loparco, che da una parte ricostruisce i più importanti fatti, sociali e politici, dell’Italia post ’68, e dall’altra li collega con i film che in tempo reale portavano nelle sale italiane Edwige Fenech.
Lo scrittore ci presenta due Italie parallele, così si potrebbe pensare leggendo le due tracce separatamente: l’Italia violenta delle BR, degli attentati, delle rivolte; e quella ridanciana, paciosa e un po’ maliziosa, che riempiva le sale cinematografiche per riempirsi gli occhi col corpo dei settanta.
Fa strano pensare che, invece, si trattasse della stessa Italia, degli stessi italiani.
Come tradotto perfettamente in immagini dal booktrailer [visibile in coda], Il corpo dei settanta si muove perennemente su questi due binari paralleli, uno costeggia le giunoniche forme dell’Icona che stregò per sempre l’autore [ancora ragazzino] in un notturno colpo di fulmine catodico, l’altro percorre il belpaese di qualche decennio fa, visitando tutte le fermate di una via crucis sociale tutta italiana.
Tutto questo per arrivare a riscoprire Edwige Fenech, proprio in un periodo di forte rivalutazione del cinema di Genere, e dopo che la stessa attrice è riuscita finalmente a far pace con un lato della sua carriera che [se pur fortunato] aveva cercato di cancellare, e, attraverso le parole di Loparco, attraverso i suoi parallelismi, arrivare ad identificare l’Italia stessa, con il fenomeno Fenech, non più solo Diva Nuda da spiare, ma Icona Pop nostrana, riprodotta in serie [poliziotte, soldatesse, maestre…], per fare in modo che la gente potesse sentirla un bene comune, patrimonio nazionale.
Seguirla passo passo, dall’arrivo in Italia, alla nascita del figlio Edwin, spiarla dalla serratura mentre ci concede ancora un’altra doccia, condividerne l’ambizione, forse mai appagata, di ottenere un ruolo diverso da quello cucitole addosso dalla Commedia Sexy.
Seguirla con la giusta riverenza, quella dovuta ad un’Icona che, però, l’autore riesce a far sembrare reale.
Il corpo dei settanta [Il corpo, l’immagine e la maschera di Edwige Fenech], edito da Edizioni Il Foglio, 327 pagine, 18,00 euro.
Luca Ruocco
BookTrailer: