Lowbudget di origine canadese, firmata dal tutt’altro che veterano Mark Tuit, Subhuman è l’ennesima rilettura in chiave moderna, metropolitana nello specifico, del mito del vampiro.
Martin [William MacDonald] è il centro attorno a cui ruoteranno gli altri personaggi. Apparentemente folle e profondamente dipendente da droghe e alcol, l’uomo è in realtà uno dei dodici guerrieri finanziati dalla segreta società delle Chiese Unite, che hanno il compito di contrastare l’avanzata dell’armata delle tenebre, una specie sviluppatasi parallelamente alla razza umana, che nel tempo è riuscita ad imitarne perfettamente comportamenti e aspetto fisico.
Questi esseri irriconoscibili, ma enormemente pericolosi, sono vampiri, esseri guidati all’omicidio dalla classica e inarrestabile sete di sangue umano; ma stavolta niente pipistrelli, bare, aglio o impossibilità di muoversi con la luce diurna.
I vampiri di Tuit si muovono liberamente tra il giorno e la notte, e non hanno canini appuntiti: suggono il plasma venoso attraverso una sorta di tenia dentata, ospitata nelle loro trachee, che fuoriesce all’uopo per addentare i poveri avventori.
Nonostante il grado di perfezione della loro opera di simulazione dell’essere umano, però, i vampiri sono in realtà facilmente riconoscibili per il nostro cacciatore, che ne riesce a sentire l’odore [di putrefazione] anche a distanza.
Due giovani fidanzatini si troveranno, loro malgrado, invischiati nella lotta per la sopravvivenza tra vampiri e Martin; costretti a decidere se combattere per sopravvivere o abbandonare, in partenza, ogni speranza.
Il film di Tuit raccoglie tutti i difetti di un lungometraggio a basso budget che non riesce a poggiare saldamente su una trama credibile. Nessuna idea forte, riconoscibile chiaramente come un’organica rivisitazione del mito vampirico, né una piacevole riproposizione di temi classici.
Un film di per sé guardabile, pur nella mediocrità del plot, che viene sgambettato dall’inesperienza del regista, che lo gira in maniera svogliata, assecondando scelte scontate di inquadrature e movimenti, e indugiando su immagini rese spesso inguardabili dell’uso di camere a mano inefficaci e fastidiose.
Gli attori sono quasi tutti sottotono, inespressivi [anche i vampiri , uomini ingiacchettati e prosperose bellone che siano], più in forma il protagonista MacDonald, che riesce quantomeno a calcare la scena nei panni psicotici richiesti dal personaggio.
Di vampiri riletti in chiave metropolitana ne avevamo già visti altri [uno per tutti Miriam si sveglia a mezzanotte, Tony Scott, 1983], ma quelli di Subhuman sono creature insipide, inespressive, troppo poco sviluppate [sia a livello drammaturgico che interpretativo, e questa è la cosa che di certo li rende così poco spaventosi].
Proprio questa leggerezza d’intento ritrovabile nella costruzione dei personaggi fantastici del film, assieme al pressappochismo nella realizzazione degli effetti speciali, distruggono in maniera becera il vampire movie.
Subhuman è edito, in edizione italiana, da AvoFilm.
Luca Ruocco
Regia: Mark Tuit
Con: Bryce Mclaughlin, William Macdonald
Durata: 90’
Formato: 16:9
Audio: Italiano, Inglese
Distribuzione: AvoFilm [www.avofilm.it]
Extra: /