Home / Recensioni / Home Video / ZOMBI 2 di Lucio Fulci

ZOMBI 2 di Lucio Fulci

Sulla filmografia del maestro Lucio Fulci si è detto e scritto di tutto. Le dozzinali critiche negative dei prezzolati giornalisti suoi contemporanei, si sono man mano sostituiti a quelle più esaltate [e non meno dozzinali], nell’epoca della riscoperta del cinema di Genere made in Italy, da parte del pubblico e di una fetta di critica cinematografica.

Autodefinitosi “terrorista dei Generi”, Fulci amava lavorare all’interno di questi, con fare distruttivo, contaminatore, per arrivare a creare delle opere apparentemente iscrivibili a questa o quella branca del cinema popolare, ma che in realtà sarebbero per sempre rimaste solo e soltanto film di Lucio Fulci.

Uno di questi titoli è sicuramente Zombi 2, nato per cavalcare l’onda del successo cinematografico dei morti viventi di George Romero, passato fra le mani di Elisa Briganti e Dardano Sacchetti [uno dei migliori e più prolifici sceneggiatori del cinema italiano] che avevano il compito [pienamente centrato] di innestare uno zombie movie all’interno dei canoni di un film d’avventura, il film è poi arrivato fra le mani del regista Fulci, che ne confezionò un’opera che ancora oggi tutti ricordano, in patria e all’estero.

Zombi 2 è il più riuscito degli zombie movie italiani, e già questo gli attribuisce un aspetto reverenziale, accresciuto dal fatto di riuscire a contenere al suo interno almeno quattro scene da antologia: lo scontro subacqueo tra uno squalo e un morto vivente, lo straziante accecamento di Olga Karlatos, il macabro banchetto degli zombi [sempre a spese della povera Karlatos] e la lenta avanzata dei morti viventi sul ponte di Brooklyn.

Non basta, perché in questo film i ritornanti vengono rivisitati anche esteticamente, per arrivare a creare, ad opera di Giannetto De Rossi, dei cadaveri ambulanti decisamente più shockanti di quelli contemporanei romeriani, dei veri e propri corpi in decomposizione, con tanto di condimento copioso di sangue e vermi brulicanti.

Per la prima volta in dvd in edizione italiana, Zombi 2 arriva sugli scaffali dei nostri store grazie a Manlio Gomarasca e CG Home Video Cinekult.

L’edizione è davvero inarrivabile: due dischi, oltre al capolavoro fulciano, un mare di contenuti speciali tutti succulenti! Due serie di interviste: La leggenda di Zombi 2, in cui lo staff di Nocturno ricostruisce la genesi del film insieme a Dardano Sacchetti, Elisa Briganti, Fabio Frizzi, Giannetto De Rossi e Sergio Salvati; e Quando i morti camminarono sulla terra, in cui gli attori Al Cliver, Ian McCulloch, Richard Johnson e Ottaviano Dell’Acqua, raccontano le loro esperienze sul set di Fulci. Ma non finisce qui: oltre al video di una conferenza dedicata al film [Zombi at Cinema Wasteland], e al commemorativo 30 anni di Zombi 2, un’indimenticabile video intervista al compianto regista, ne La notte americana del dr. Fulci, in cui il maestro analizza la sua personale visione del cinema.

Di certo uno dei migliori zombie movie mai girati. Di seguito all’accurata recensione di Gordiano Lupi.

Luca Ruocco

Zombi 2 [1979], è una pietra miliare dell’horror italiano, un cult movie per eccellenza come dice Marco Giusti in Stracult. Un film che Fulci amava così tanto da definirlo un horror artaudiano, prendendo a prestito le Poesie della crudeltà. Però aggiungeva che era un horror senza crudeltà ma con molta presupposizione della crudeltà. La partenza è inquietante con una misteriosa barca a vela alla deriva nella baia di Hudson. La polizia interviene, un agente che si spinge all’interno scopre mosche, vermi e una mano mozzata in putrefazione. Una musica intensa realizzata con il sintetizzatore conduce lo spettatore verso l’inizio dell’incubo. Esce fuori uno zombi da una cabina e divora l’agente a morsi in un trionfo di splatter, mentre l’altro poliziotto spara a ripetizione e riesce a far cadere in mare lo zombi. Ann Boll comprende che quella barca è la stessa con la quale suo padre era partito per i Caraibi e vuole scoprire la verità. Indaga pure il giornalista Peter West che incontra sulla barca Ann Boll. Entrambi stanno cercando qualche prova, trovano una lettera del padre di Ann e alla fine devono fingere di fare l’amore per sviare i sospetti di un poliziotto che li sorprende. Nella lettera il padre parla di una misteriosa malattia che ha contratto sull’isola di Matul nella Repubblica Dominicana. Il contagio zombi intanto sta impossessandosi pure di New York e all’obitorio il poliziotto morto sta prendendo vita. I nostri eroi decidono di andare a Matul, pure il direttore del giornale [Lucio Fulci, che ama recitare cammei nei suoi film] è d’accordo e incarica il reporter di fare un servizio. Una volta arrivati a Santo Domingo si fanno accompagnare sull’isola da Bryan Court e Susan Barreto che possiedono una barca. Notiamo diverse similitudini con Antropophagus [1980] di Joe D’Amato e con Porno holocaust [1979] dello stesso autore.

La tematica dell’isola maledetta è sfruttata e non è facile dire chi è stato ispirato dall’altro anche perché i tre film sono pressoché contemporanei. Intanto sull’isola il dottor Menard sta facendo esperimenti per combattere un terribile virus che trasforma gli uomini in zombi. Paola, la moglie del dottore, è terrorizzata ed è in preda a un vero e proprio esaurimento nervoso. Nell’isola c’è qualcosa che non va. Si parla di mostri, di vudù, di un’antica maledizione e gli abitanti impauriti sono scappati via sotto la guida dello sciamano. La musica di Frizzi e Tucci fa la parte del leone, ci introduce a colpi di tamburi tribali e monotono gracchiare di corvi in un’atmosfera vudù – caraibica. Pure Fulci ci mette del suo riprendendo ottime scene di vento tropicale e di sabbia che si solleva su spiagge coperte di palme. In questa parte del film dobbiamo citare alcune ottime sequenze di riprese subacquee a opera di Ramon Bravo e di Paolo Curto, che mostrano uno scenario di pesci tropicali e pure una parte di barriera corallina. Poi c’è la mitica sequenza dello squalo che pare vero tanto è ben costruito, così come è ben recitato da Auretta Gay il terrore che causa la sua improvvisa presenza. La ragazza si libera dello squalo ed è attaccata da uno zombi, ma riesce a cavarsela. Originale e notevole la sequenza della lotta tra lo zombi e lo squalo con il morto vivente che si mangia il pescecane a morsi. I nostri eroi arrivano sull’isola e conoscono il dottore che è all’opera in un ospedale costruito con travi di legno, tra ventilatori, caldo intenso, vento e mosche. L’atmosfera di tristezza e squallore è ben riprodotta. A questo punto si inserisce la scena simbolo della pellicola. La moglie del dottor Menard sta facendo la doccia e la scena pare più da sexy movie che da film horror, ma Fulci ama contaminare i generi, un po’ come Joe D’Amato. Uno zombi la spia a lungo dalla finestra, quindi tenta di forzare la porta, ma la donna gli rinchiude la mano e gli spezza le dita. Alla fine lo zombi riesce a sfondare tutto e afferra la donna per i capelli portandole la testa verso una scheggia di legno che le trafigge l’occhio in profondità. Questa scena che vede Olga Karlatos massacrata in modo bestiale sarà imitata da tutti i registi degli anni Ottanta [Joe D’Amato compreso], ma nessuno riuscirà a farla così bene come l’originale. In queste cose Fulci ci sapeva fare e la rappresentazione della morte era la sua specialità, riusciva a far vedere cose davanti alle quali altri si fermavano inorriditi. Pure l’atmosfera di terrore che si vive nell’isola è resa bene e Fulci ci fa sentire il respiro degli zombi frammisto al vento. La stessa cosa farà D’Amato in Antropophagus e in Porno holocaust.

Quando i nostri eroi parlano con il dottor Menard vengono a sapere che il padre di Ann è morto per quella strana malattia che trasforma gli uomini in zombi. Il dottore era suo amico, ma lo ha dovuto eliminare definitivamente con un colpo di pistola alla testa quando lui è tornato dall’aldilà. Il medico non crede alla spiegazione che gli indigeni danno del fenomeno, non si rassegna all’ipotesi vudù ma ricerca una soluzione razionale. Non sa ancora che sua moglie è morta divorata dagli zombi. Pure la scena in cui i quattro scoprono il corpo della donna massacrato è un trionfo di splatter. Un orrendo pasto e carne a brandelli, mescolata a sangue un po’ ovunque.

Gli zombi attaccano i nostri eroi che si salvano a stento scappando, mentre la notevole colonna sonora di Frizzi e Tucci a base di musica sintetica, di tamburi tribali e di canti vudù ci accompagna nell’atmosfera di terrore che il regista sta costruendo.

Un’altra parte notevole come effetti speciali si svolge nel cimitero spagnolo con i morti che risorgono dopo anni di letargo. I morti che escono dalle fosse sono un capolavoro di tecnica: corpi macerati e decomposti, vermi che schizzano fuori dalle orbite, passo lento e cadenzato. C’è da dire soltanto che un corpo umano non può restare intatto dopo tanti anni di sepoltura, neppure in parte. Ma a un film fantastico si può perdonare. Pure gli zombi non esistono… Durante le sequenze al cimitero spagnolo, una bella scena vede Susan Barreto sgozzata per un morso alla giugulare, morire tra schizzi di sangue. Il compagno Bryan giura vendetta e comincia ad ammazzare zombi a colpi di fucile durante l’assedio finale al vecchio ospedale. Questa parte così concitata ricorda gli spaghetti western ed è una sorta di assalto indiano rivisitato. Pure il dottore adesso è convinto che non si tratta di un virus che si può sconfiggere con la scienza e conclude che contro il vudù la batteriologia e la scienza non possono fare niente. Lui non ci credeva ma è l’unica spiegazione possibile. Tutto è cominciato tre mesi prima quando un pescatore ha visto la moglie passeggiare sulla spiaggia dopo che era morta. Pure il dottore viene morso e divorato dagli zombi, Bryan fa la stessa fine, si fa irretire e mordere da una Susan zombizzata. La parte finale vive di grandi effetti speciali a base di morti che si sollevano dalle tombe e di carne strappata a brandelli. Tutto termina nel fuoco con una strage di zombi bruciati e colpiti al cranio mentre i tre superstiti riescono a fuggire. Bryan muore sulla nave per il morso che lo trasformerà in uno zombi. Peter e Ann decidono di rinchiuderlo nella cabina e di portarlo via con loro come prova di quanto è accaduto. All’arrivo a New York c’è la sorpresa finale. Un finale shock tipico di Fulci. La città è invasa dagli zombi che la macchina da presa fotografa dall’alto del Ponte di Brooklyn. Il finale ricalca la morale de Il pianete delle scimmie [1968] di Franklin J. Schaffner e del successivo pessimo remake del 2001 di Tim Burton. I protagonisti fuggono da un incubo per comprendere che la Terra da dove sono partiti sta vivendo lo stessa realtà. Tra l’altro pare che questa scena finale fu un’idea di Giorgio Tucci della Variety Film, che poi era quello che aveva preferito Fulci a D’Amato per girare la pellicola.

Questo film non ha niente a che vedere con Zombi [1979] di George Romero, ma vuole solo ricalcarne il titolo per seguire le orme del successo. Zombi completa la trilogia romeriana iniziata con La notte dei morti viventi e chiusa con Il giorno degli zombi. Fulci è di sicuro ispirato dalla visione delle prime due pellicole ma costruisce una storia originale che presenta una diversa localizzazione geografica.

Gli zombi dominicani di Fulci hanno una derivazione soprannaturale che ricalca le leggende vudù e – pur se non si toccano vette di alta cinematografia come ne Il serpente e l’arcobaleno [1988] di Wes Craven – il livello della narrazione resta alto. Gli zombi sono del tutto diversi da quelli teorizzati da Romero. Per dirla con Antonio Tentori, i morti viventi di Fulci sono orribili cadaveri in putrefazione o mummie ripugnanti. Con il critico romano condividiamo l’approccio alla tecnica filmica di Fulci e la sua visione che ne fa un vero e proprio teorico dello splatter estremo. Per Paolo MereghettiZombi 2 è “il primo film esplicitamente horror di Lucio Fulci che crea un personale universo di terrore, trasformando un’isola delle Antille in un claustrofobico luogo di morte. Privo delle ambizioni sociologiche di Romero, Fulci studia i tempi della paura senza rinunciare agli effettacci”.

Aggiungiamo che Fulci è privo pure delle ambizioni socio politiche di Craven che nello stupendo Il serpente e l’arcobaleno vuol far dire alla pellicola che i veri zombi sono i tiranni che affamano Haiti. In ogni caso sorprende la valutazione positiva del Mereghetti che regala ben due stelle e mezzo a un film che è lontano dai generi amati dal critico milanese.

Per gli attori c’è da dire che Tisa Farrow – molto utilizzata dal cinema di genere italiano e sorella della ben più nota Mia – per guadagnarsi da vivere faceva il tassinaro a New York. Qui è piuttosto brava nella parte di Ann Bolt, figlia del dottore, come è credibile Olga Karlatos nei panni di una moglie nevrotica scannata dagli zombi. La scena mitica del film le vale la segnalazione, se non altro per la professionalità con cui recita. Sono ben calati nella parte tutti gli interpreti maschili, con una nota di merito in più per un ispirato Al Cliver, sempre a suo agio nei ruoli avventurosi. Il film si ricorda per la polemiche a distanza tra Tarantino e Fulci sulla velocità degli zombi, che secondo il regista americano si muovevano al rallentatore. Avrebbe dovuto farlo Enzo G. Castellari [alias Enzo Girolami] che rifiutò perché non interessato al gore e allo splatter, pure se qualcuno afferma che i motivi del rifiuto furono economici.

Gordiano Lupi

Regia: Lucio Fulci

Con: Tisa Farrow, Ian McCulloch, Richard Johnson, Al Cliver, Auretta Gay, Olga Karlatos, Stefania D’Amario

Durata: 88’

Formato: 16:9 – 2.35:1

Distribuzione: CG Home Video – CineKult [www.cghv.it ]

Extra: La leggenda di Zombi 2, Quando i morti camminarono sulla terra, Trailer, Galleria foto, La notte americana del dr. Fulci, Zombi at Wasteland, 30 anni di Zombi 2.

InGenere Cinema

x

Check Also

IL PROGRAMMA COMPLETO DEL 44° FANTAFESTIVAL: Dal 27 novembre all’1 dicembre a Roma

Giunto alla XLIV edizione, il FANTAFESTIVAL è pronto a spiegare le sue ...