Home / Recensioni / Home Video / PERIMETRO DI PAURA di Eric Red

PERIMETRO DI PAURA di Eric Red

Perimetro di paura [il cui titolo originale è 100 Feet] è un film uscito, in USA nel 2008, diretto da Eric Red [famoso soprattutto come sceneggiatore. Ricordiamo, tra i tanti, The Hitcher, di Robert Harmon, del 1986, e The Hitcher – Un passaggio per l’inferno, di Dave Mayers, del 2007].

Si tratta di un thriller – horror dall’humus contemporaneo, in cui, però, l’ossatura della storia non è abbastanza forte da reggersi da sola, ma ha bisogno di sovrabbondanti effetti speciali [digitali] per completarsi, e non è detto che ci riesca sempre.

Dopo sette anni di carcere, scontati per aver assassinato Mike, il violento marito, di professione poliziotto, Marnie Watson [Famke Janssen, Deep Rising – presenze dal profondo, del 1998, di Stephen Sommers] torna a casa, la stessa nella quale ha vissuto col defunto consorte. La vediamo nel viaggio di ritorno, ammanettata, e sorvegliata a vista dal poliziotto Shanks [Robert Bobby Cannavale, Il collezionista di ossa, del 1999, di Phillip Noyce], ex collega di Mike. Giunti a casa, dove sconterà gli arresti domiciliari per un anno, Marnie è sconvolta da come nulla in quella sia cambiato. Tutto è rimasto come al momento dell’omicidio.

 

C’è disordine, confusione, ed intatta è la macchia di sangue sulla parete, perché, come arrogantemente le spiega Shanks, quella macchia, a distanza di anni, dovrebbe farla riflettere sul suo gesto, e farle salire il senso di colpa, che fino ad ora non ha mai manifestato. A poco valgono le parole di Marnie, che ha sempre subìto i maltrattamenti del marito, in seguito ai quali ha trovato il coraggio di sporgere denuncia, ma inutilmente, perché da poliziotto, il maltrattatore ha sempre potuto godere di privilegi e della protezione dei colleghi.

Il castigo non è finito qui. A Marnie è imposto di indossare una cavigliera elettronica, che controlla lo spazio entro cui lei si muove, e le impedisce di allontanarsi di oltre cento passi dal raggio del segnale sorgente, controllato da Shanks, che irrompe sempre in casa, non appena il segnale intercetta un movimento illecito.

La casa, però, non è disabitata. In un eccesso di stalking il marito defunto decide di tornare in vita per continuare a seviziare la moglie, sottoforma di demone casalingo, pronto a dare seguito alle violenze di cui è stata vittima Marnie, ma questa volta, da buon non morto, riesce ad essere più pericoloso e brutale.

 

Lo spettro vuole vendicarsi, per castigarla della sua fine. Marnie resiste, sa che non le resta altro da fare che difendersi, poiché nessuno le crederà, neanche le sue amiche di una volta, che ora la evitano. L’unico a mostrarle interesse è Joey [Ed Westwick, Complicità e sospetti, del 2006, di Anthony Minghella], un commesso che le consegna la spesa. La vita di Marnie è una tortura continua. La situazione precipita quando tra Marnie e Joey nasce l’amore. È a questo punto che Mike s’imbestialisce, e cercherà di portare a termine il suo piano diabolico.

Il film di Eric Red comincia davvero bene, e incuriosisce moltissimo, ma poi non va avanti, come se s’inceppasse, all’apparizione del fantasma, per poi non continuare a svilupparsi. Peccato, perché la prova affrontata da Famke Janssen, qui nei panni di Marnie, è davvero riuscita. Il suo volto scheletrico, lo sguardo spaventato e gli occhi sempre all’erta, danno credibilità alla storia, e rendono complicato, e per questo singolare, una possibile analisi della sua indole.

 

Siamo portati, forse perché Marnie è spesso ingiuriata da Shanks, a credere che Marnie abbia una personalità ambigua [forse perché, rassicurati dalla posizione del poliziotto, pensiamo che egli sia nel giusto, e che la donna sia una criminale]. Ad alcuni momenti di fragilità e insicurezze, si connettono attimi di aggressività, che dimostrano il forte carisma che le è proprio, sempre supportato da una vivida lucidità. Il poliziotto Shanks ha una personalità instabile. Inizialmente ci appare come un uomo cattivo, perfido, a tal punto da godere delle restrizioni a cui sottopone la sua preda. Dopo un po’, però, ci accorgiamo che in realtà è tutta scena, e che l’irritante poliziotto conserva anche un aspetto caratteriale quasi bonario, protettivo, forse coadiuvato da una verosimile attrazione fisica nei confronti di Marnie. L’ossessione di Marnie per Mike darà seguito ad un inizio di esaurimento, che metterà a dura prova la sua stabilità.

 

Mike – il fantasma non è credibile. Ha le fattezze di un fantoccio con movenze alla Frankenstein, rispetto al quale ha poteri paranormali ed è realizzato con una computer grafica poco riuscita. Perimetro di paura sarebbe potuto essere un buon film, se solo si fossero evitati alcuni passaggi. Primo fra tutti, come appena detto, della figura del fantasma, che non spaventa affatto. La sua forza, manifestata in vari modi, ad esempio attraverso lanci rocamboleschi per le scale, o attraverso mosse da uomo più forte del pianeta, capace di stritolare il corpo di Joey, è sovrabbondante. Poi la figura di Shanks è troppo incoerente.

Alla narratività lineare iniziale del film, si passa in modo non graduale ad un ambito spettacolare irriverente, quasi disturbatore. Eppure gli spunti per arricchire il film c’erano tutti.

Perimetro di paura è distribuito da CG Home Video, in un’edizione scarna di speciali, contenente il trailer originale e la photogallery.

Gilda Signoretti

 

Regia: Eric Red

Con: Famke Janssen, Robert Bobby Cannavale, Ed Westwick

Durata: 93’

Formato: 16/9 – 2, 35:1

Audio: Italiano Dolby Digital 2.0 Originale Dolby Digital 2.0. Sottotitoli italiano e per non udenti

Distribuzione: CG HOME VIDEO S.R.L. [www.cghv.it]

Extra: Trailer originale, Photogallery

InGenere Cinema

x

Check Also

DONNE IN ONDA – IL RACCONTO DELL’IMMAGINARIO FEMMINILE NEI PRIMI 70 ANNI DI RAI di Lorenza Fruci

Il guaio di non essere uomini. È questo il titolo di uno ...