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RASPUTIN di Louis Nero

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Rasputin, ultima fatica filmica di Louis Nero, che ne è regista, sceneggiatore, montatore e produttore, arriva in sala da venerdì 8 aprile. Film molto originale e creativo, Rasputin ripresenta, in maniera molto personale, l’accostamento di teatro e cinema [riportando alla mente, se pur in lettura sommaria e di superficie, alcuni degli esperimenti filmici di Carmelo Bene]. Proprio questo processo di teatralizzazione, è salvezza e dannazione per la pellicola che, se da un lato si presenta come un originale biopic del “santo diavolo” tendente quasi alla video-arte, dall’altra rischia di calcificarsi nei suoi momenti troppo statici, soprattutto nella prima parte, per salvarsi definitivamente nell’ultima, coadiuvata dal fatto di concentrarsi maggiormente sul fascino del potere occulto del taumaturgo e sui racconti di alcuni fatti legati alle sue pratiche magiche.

Rasputin è un film che trasuda goticismo dall’oscura materia trattata, dai paesaggi bui e invernali attraversati dal santone, ma è anche un film concettuale, sofisticato e d’avanguardia.

Molti sono i dettagli d’innovazione e, per questa ragione, si è parlato di “cinema sintetico”, in riferimento al fatto che ogni scena sia relativamente breve e continuamente frammezzata in più parti, molto spesso in tre: una scena larga da sfondo che viene frantumata/riempita da una più piccola centrale, che ospita degli interventi parlati dei personaggi che confidano al pubblico i loro pensieri più intimi [come negli “a parte” teatrali], o da due scene gemelle laterali, che spesso ospitano i dettagli non ben visibili nel totale.

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Lo sperimentalismo di Nero trova la sua più riuscita espressione nel modo in cui il quadro scenico viene suddiviso per mostrarci l’interno del palazzo della Moika del nobile Felicks Jusopov [Daniele Savoca]. Lo schermo è suddiviso in due parti orizzontali, affiancate da una verticale sulla sinistra: nella parte superiore i nobili attendono impazienti che Felicks metta fine alla vita del “santo-diavolo”, in quello inferiore il nobile russo tenta invano di concretizzare la congiura. Il laterale è occupato dall’oscura scala a chiocciola che unisce i due piani.

Il film di Nero è il secondo dedicato alla vita di Rasputin, successivo al Rasputin diretto da Don Sharp, nel 1966, interpretato da Christopher Lee.

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Grigorij Efimovič Novy, noto come Rasputin [ottimamente interpretato da Francesco Cabras], fu un mistico russo, d’origine contadina. Pellegrino solitario e dai comportamenti folli, proprio durante i suoi numerosi viaggi era riuscito ad acquistare poteri e fama di taumaturgo. La sua nomea di guaritore assunse dimensioni spropositate quando, nel 1912, lo zar Nicola II di Russia, lo invita a raggiungere il palazzo di Pietroburgo, supplicandolo di salvare il suo unico figlio maschio, affetto da emofilia. È attraverso l’ipnosi che il mistico riesce a salvare il bambino, acquistando così la riconoscenza dello zar che lo nomina suo consigliere personale. E proprio la facilità con cui Rasputin raggiunge questo incarico sarà la sua condanna a morte: la nobiltà russa, disgustata dall’idea che uno sciatto contadino potesse inserirsi in un ambiente di cui non fosse meritevole, con l’intenzione di ammaliare i potenti, e accecata dalla gelosia delle sue conquiste [anche femminili], architetta un piano per eliminarlo.

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Nella notte tra il 16 e il 17 dicembre 1912, Rasputin cade nelle mani assassine dei suoi boia. In realtà, nonostante il veleno e gli spari al volto, il santone, come per magia, pareva non voler morire. Per tale ragione i cospiranti decisero si gettarlo nel fiume Neva, con le mani legate dietro la schiena [onde evitare che egli potesse liberarsi] dalle cui acque, due giorni dopo, riemerse il cadavere.

Francesco Cabras è davvero indimenticabile nella sua interpretazione di Rasputin: i suoi occhi spiritati trasmettono molta inquietudine e concretizzano l’anima del mistico, la cui figura ancora divide. Chi era, in realtà, Rasputin? Un uomo buono dalle reali capacità taumaturgiche, o un rampante ciarlatano? Santo o demonio? Nero ha scavato per arrivare fino in fondo, studiato per proporre una sua visione della “verità” per quanto possibile universale, come se il film fosse un percorso iniziatico per gli spettatori, alla scoperta del misticismo, per elevareRasputin non tanto al ruolo di “povera vittima”, quanto a quello di “detentore di verità”.

A cadenzare ulteriormente i momenti culminanti ci pensa Teardo Theo, che compone una musica catalizzatrice, sorella dello sguardo ipnotico di Rasputin. La voce narrante è di Franco Nero.

Rasputin godrà di una piccola distribuzione in sala che lo porterà nelle seguenti città:

– 8 aprile Roma, Cinema Nuovo Olimpia, Via in Lucina 16/g, h.20:30 e 22:30
– 9 aprile Torino, Cinema Nazionale, Via Pomba 7, h.20:30 e 22:30
– 12 aprile Padova, Cinema Porto Astra, Via Santa Maria Assunta 20, h.21:00
– 14 aprile Milano, Cinema Centrale, Via Torino 30/33, h.21:00
– 15 aprile Ancona, Cinema Italia, Corso Carlo Alberto 79, h. 20:30 e 22:30
– 12 maggio Firenze, Cinema Castello, Via Reginaldo Giuliani 374, h.21

Gilda Signoretti

 

Regia: Louis Nero

Con: Francesco Cabras, Daniele Savoca, Franco Nero, Diana Dell’Erba

Anno: 2010

Durata: 85’

Uscita in sala in Italia: venerdì 8 aprile 2011

Sceneggiatura: Louis Nero

Produzione: L’Altrofilm

Distribuzione: L’Altrofilm

Trailer:

InGenere Cinema

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