A undici anni dalla chiusura della trilogia con Scream 3 [2000], Wes Craven ritorna a vivisezionare il mondo del cinema horror attraverso le gesta di ghostface, la sua creatura meta-cinematografica che gli ha regalato, nel 1996, una nuova giovinezza da maestro del terrore, avvicinandolo a generazioni di fan forse anagraficamente distanti dai suoi classici, come L’ultima casa a sinistra [1972] e Nightmare: dal profondo della notte [1984]. Se nel primo capitolo Craven e Kevin Williamson [che ha firmato le sceneggiature di tutti i capitoli della serie Scream] erano riusciti a creare un teen-horror che, oltre a raccontare le gesta di un nuovo serial killer, riuscisse ad analizzare, con estrema ironia, le regole più classiche che sono alla base di ogni horror che si rispetti. Il riproporsi di un capitolo secondo e poi di un terzo, non poteva che portare i due autori ad affrontare le regole per attuare un buon sequel e, infine, quelle per chiudere in maniera eclatante un capitolo conclusivo.
Nonostante la serie dedicata a ghostface abbia di certo percorso una parabola discendente, a livello di riuscita, c’era da aspettarsi che se Craven e Williamson si fossero interessati a mettere mano ad un ulteriore capitolo, e la voce aleggiava già da qualche anno, ci sarebbe stato da aspettarsi qualcosa di davvero sorprendente.
Innanzitutto, su cosa sarebbe stata costruita la critica del regista di Le colline hanno gli occhi [1977] nella società [e nel cinema] della prima decade del 2000? Ovvio, solo sull’ossessione produttiva del momento, nell’ambito del cinema dell’orrore: il remake. Nuove regole, allora. Perché il remake sia realmente più vicino alle nuove generazioni, bisogna rivoluzionarne il senso, pur rimanendo vicini all’originale, per trarne linfa vitale: la prima regola da seguire è che “l’opposto diventi il nuovo standard”.
Scream 4, che riunisce al suo interno, accanto agli storici protagonisti [Neve Campbell, Courteney Cox e David Arquette], nuove leve di scream-actors [ fra tutti Emma Roberts e Lake Bell], torna ad essere specchio delle riflessioni di Craven, vecchia scuola dell’horror social-politico americano, sulla società.
I giovani americani, che fanno da sfondo alle atroci azioni di chi indossa i panni di ghostface, sono ossessionati dall’“apparire”, famelici di blanda notorietà, in un mondo in cui l’estrema facilità dell’approccio mediale li ha imprigionati all’interno di una falsa condizione di iper-esposizione, fondata sui social network, sui videofonini carichi di applicazioni, e sull’ossessione che tutto debba essere pubblicato sul web.
Non mancano, ovviamente, anche le più o meno bonarie critiche al mondo del cinema horror contemporaneo, dalla moda dei remake, ovviamente, tra i quali non si salverà nessuno, alla saga di Saw con tutta la filiazione dei torture porn, protagonista di un riuscito gioco di scatole cinesi nel prologo del film. Dalle frecciate di Craven non si salva neanche il suo stesso titolo, capostipite della saga, Scream [uno dei protagonisti sentenzia: “Poteva funzionare nel 1996!”]. Tra le tante citazioni, da ricordare quella a L’alba dei morti dementi di Edgar Wright[davvero accorata], che due giovani protagoniste guardano in tv.
Insomma, tra furia omicida e cavalcante ironia, impossibile rimanere indifferenti. Nessuno, allora, potrà salvarsi da Wes Craven.
Luca Ruocco
Regia: Wes Craven
Con: Neve Campbell, Courteney Cox, David Arquette, Emma Roberts, Lake Bell
Anno: 2011
Durata: 106’
Uscita in sala in Italia: venerdì 15 aprile 2011
Sceneggiatura: Kevin Williamson
Produzione: Dimension Film, Midnight Entertainement, Outerbanks Entertainement
Distribuzione: Moviemax