Elisa Stradi e sua cugina Margaret [Laura D’Angelo e Irene Miracle] vogliono tornare in Italia per passare il Natale, aiutano due teppisti senza biglietto [Flavio Bucci e Gianfranco De Grassi] a nascondersi dal controllore, ma diventano loro vittime. A un certo punto cambiano treno perché si sparge la voce di una bomba messa sul convoglio da un commando di terroristi. I due malviventi fanno lo stesso, ritrovano le donne e le obbligano a subire prolungate e sadiche sevizie. Insieme ai farabutti c’è una donna borghese [Macha Meril], che dopo essere rimasta vittima di uno stupro si è unita alla coppia e guida le scorribande con sadico piacere. Le ragazze fanno una brutta fine: una muore dissanguata dopo essere stata sverginata con un coltello, l’altra si getta dal treno per salvarsi, ma finisce per sfracellarsi al suolo. Per una serie di circostanze il terzetto infernale diventa ospite di Enrico Maria Salerno, che si rende conto di avere a che fare con gli assassini della figlia e li massacra.
La pellicola è molto di più che un horror metropolitano ed è sbrigativo definirla un thriller sadico, mentre è più corretto dire che siamo di fronte a un rape e revenge [cinema della vendetta], sullo stile de L’ultima casa a sinistra di Wes Craven [1972]. Il film piace a Quentin Tarantino perché incarna la sua filosofia degli eccessi cinematografici e della descrizione della violenza senza limiti.
Il film è crudele, claustrofobico, senza speranza, quasi compiaciuto nell’esibizione della violenza. Lo spettatore si trova precipitato in un crescendo angoscioso e morboso scandito dalle ossessive inquadrature di un treno che corre nella notte. All’interno dei vagoni si consuma la tragedia. Le parti più dure descrivono lo stupro nei minimi dettagli e nel terribile finale assistiamo alla vendetta paterna. Aldo Lado cerca di comporre un apologo antiborghese, anche se una visione del film basata solo sull’esibizione della violenza lo identifica come reazionario. Uscito come Violenza sull’ultimo treno della notte [1975] e in Germania come Night Train – Der letze Zug in der Nacht, si tratta di un film che vive di contrasti, a partire dalle prime sequenze sottolineate da una musica suadente e da un’atmosfera natalizia che prelude a un’esplosione di violenza. Aldo Lado descrive bene il carattere dei personaggi con una serie di immagini quotidiane: un padre borghese irreprensibile chirurgo, una madre annoiata da un rapporto stanco, politici, preti, neonazisti, seminaristi, emigranti che tornano a casa per le feste.
Risultano un po’ retoriche e datate alcune parti in cui vengono inserite discussioni politico-sociali, ma servono per proseguire il discorso antiborghese caro all’autore. La pellicola è girata con perizia a bordo di un treno e il rumore ossessivo dei vagoni sulle rotaie accompagna la suspense e il crescendo di violenza. Il rapporto erotico che riguarda Bucci e Meril è da manuale, perché comincia come violenza carnale da parte del teppista e finisce con la donna che prima prende l’iniziativa e subito dopo assume un potere assoluto sulla coppia di sbandati. Il personaggio davvero negativo del film di Lado è proprio lei e sarà la sola a non subire conseguenze, così come uscirà indenne il voyeur interpretato da Franco Fabrizi, che approfitta della situazione e torna alla sua vita irreprensibile. L’accusa alla borghesia che presenta valori di facciata è la costante del film ed è sottolineata nel corso di una simbolica cena di Natale, dove si difende la proprietà e si mettono in primo piano i valori tradizionali. Gli attori sono bravissimi, ma su tutti dobbiamo citare Macha Meril, perfetta borghese perversa. Irene Miracle e Laura D’Angelo sono due ottime ragazzine terrorizzate che precipitano in una spirale perversa a base di orrore e morte. La lunga sequenza dello stupro ideato e guidato dalla signora borghese è un capolavoro di tensione morbosa. Alla fine i teppisti sembrano pentiti e sconvolti, mentre la Meril è sadicamente contenta, soddisfatta del perverso contributo. Molto bravo Enrico Maria Salerno come padre sconvolto dal dolore che si fa giustizia da solo. Aldo Lado ambienta bene la pellicola in Germania, sul treno e in un paesaggio veneto invernale che rappresenta la spettrale scenografia di un eccidio finale.
L’ultimo treno della notte è un clone de L’ultima casa a sinistra, ma – come dice Rudy Salvagnini – gode di una ben precisa originalità. Lado fa un discorso socio-politico, non dà un nome ai personaggi negativi, ma li indica con la categoria di appartenenza. Un film interessante, girato con maestria ed eleganza, spietato e terribile, nel cupo realismo.
L’ultimo treno della notte fa parte dei titoli da poco pubblicati e distribuiti dal gruppo CG Home Video per la collana CineKult. Nella curata edizione, oltre al trailer, un’intervista ad Aldo Lado, curata da Nocturno Cinema.
[tratto da Storia del cinema horror italiano – da Mario Bava a Stefano Simone, in pubblicazione]
Gordiano Lupi
Regia: Aldo Lado
Con: Laura D’Angelo, Irene Miracle, Flavio Bucci, Macha Meril, Gianfranco De Grassi, Marina Berti, Enrico Maria Salerno, Dalila Di Lazzaro, Franco Fabrizi
Durata: 89′
Formato:16:9 – 1.85:1
Audio: Italiano Dolby Digital 2.0
Distribuzione: CG Home Video – CineKult [www.cghv.it]
Extra: Night train to Hell [intervista ad Aldo Lado]