Paolo il caldo [1973] è una commedia sexy tratta dall’ultimo romanzo di Vitaliano Brancati [pubblicato postumo nel 1954 e rimasto incompiuto], un film che segna il lancio erotico di Ornella Muti in Italia, dopo alcune pellicole interpretate in Spagna. Marco Vicario sceglie la bella attrice romana per interpretare la breve ma incisiva parte della servetta che fa compiere le prime esperienze erotiche al protagonista. LaMuti strega il pubblico per il suo indiscutibile fascino e fa parlare i rotocalchi rosa che raccontano di una relazione tra lei e Marco Vicario, legato sentimentalmente a Rossana Podestà. Ornella Muti smentisce, come sempre in casi analoghi, visto che la stampa le attribuisce flirt e relazioni con molti attori con cui lavora: Alain Delon, Ugo Tognazzi, Tony Musante, Giancarlo Giannini, Adriano Celentano e Francesco Nuti. Una sola scena di nudo la vede protagonista, una sequenza voyeuristica tipica della commedia sexy con il ragazzino che spia dalle imposte di una finestra uno strip e il successivo rapporto con il nonno [Lionel Stander]. Il barone Paolo Castorini [Giancarlo Giannini] è attratto dalle donne sin da piccolo, quando cresce non sopporta di vivere a Catania circondato dai parenti e si trasferisce a Roma. Non si fa problemi politici, pensa solo a conquistare femmine, infatti durante il fascismo frequenta un’ex amante di Mussolini [Adriana Asti] e nel dopoguerra conquista un’attivista comunista [Pilar Velázquez].
Decide di tornare a Catania per sposare la giovane figlia [Neda Arneric] della farmacista [Barbara Bach], un vecchio amore giovanile, ma il matrimonio non riesce perché Paolo è… troppo caldo. La pellicola presenta ancora oggi diversi motivi di interesse. Prima di tutto una perfetta ambientazione siciliana negli anni del fascismo e una buona ricostruzione dei momenti storici rivissuti tramite episodi di vita quotidiana. La famiglia borghese e l’aristocrazia del tempo sono stigmatizzati dal personaggio del padre di Paolo che parla spesso di uguaglianza tra padroni e servi. Ornella Muti è il simbolo della servetta che fa da nave scuola per il figlio del padrone e al tempo steso è oggetto di attenzioni erotiche da parte di tutta la famiglia. Alcune sequenze drammatiche [la morte del padre] interrompono il tono da commedia e danno spessore a una pellicola che gode di un credibile clima d’epoca. Rossana Podestà contende la scena sexy a Ornella Muti nella seconda parte del film, quando Paolo è cresciuto, mostra il meglio di sé in bikini e in una torrida sequenza erotica che si svolge sotto gli occhi di seminaristi e piccoli balilla. Marco Vicario non tralascia una serrata critica storica del fascismo, alla guerra d’Africa e compie diverse citazioni musicali figlie dei tempi [Faccetta nera, Allungheremo lo stivale fino all’Africa Orientale].
Il finale è straziante e suggestivo, perché Paolo comprende che non può sottrarsi al suo destino di uomo sensuale e perennemente attratto dal sesso. Non serve a niente scegliere una donna diversa da lui e provare ad amarla, perché la maledizione del nonno libertino pervade la sua vita. Paolo perde la sola cosa bella della sua vita, la figlia della farmacista che aveva sposato nella sua Catania dopo la morte della madre. Paolo resta solo in compagnia di una prostituta [Femi Benussi] che lo accompagna ancora una volta alla scoperta della notte romana. Marco Giusti definisce il film come “un erotico colto alla Vicario”, ma preferiamo l’interpretazione di Paolo Mereghetti che parla di “un elogio del libertinismo a tratti qualunquista, ma in ogni caso tragico e funereo, in certi momenti quasi felliniano”. Giovanni Buttafava scrive: “Erocommedia torrida di Vicario dove si dimostra che Buzzanca è sostituibile anche accanto a una sua tipica partner”.
Gli interpreti sono ben calati nelle rispettive interpretazioni. Giancarlo Giannini recita sempre sopra le righe, come merita un personaggio innamorato delle donne e della vita. Rossana Podestà è affascinante e sensuale persino durante una lunga zuffa con il compagno. Lionel Stander è un memorabile nonno sporcaccione che ricorda il bel tempo andato. Vittorio Caprioli è un sessuofobo moralista, mentre Orchidea De Santis e Femi Benussi sono due prostitute romane poco valorizzate dal regista. Il film riscuote un grande successo di pubblico anche per merito di flani suggestivi [Giannini tra due natiche di donna] e di un cast femminile fantastico. Comparsa lampo di un giovane Marco Antonio Andolfi [regista de La croce dalle sette pietre, 1987] nei panni di un postino.
La pellicola piace così tanto al pubblico che un anno dopo Ciccio Ingrassia gira la modesta parodia Paolo il freddo, interpretata da Franco Franchi. Si parte dall’assunto fantastico di Franchi, figlio di Paolo il caldo che in punto di morte gli fa giurare odio eterno verso le donne. Ciccio Ingrassia [interpreta un comico illusionista] è all’esordio dietro la macchina da presa e mette in scena la parodia del grande successo di Vicario mostrando un imbranato Franco Franchi alla caccia di un lavoro stabile, ma sempre insidiato dalle donne. Insuccesso totale al botteghino e uno dei motivi per cui Franchi e Ingrassia si separano. Nel cast femminile: Isabella Biagini, Moira Orfei, Linda Sini, Grazia Di Marzià e Ileana Rigano.
Gordiano Lupi
Regia: Marco Vicario
Con: Giancarlo Giannini, Rossana Podestà, Gastone Moschin, Adriana Asti, Lionel Stander, Riccardo Cucciolla, Vittorio Caprioli, Mario Pisu, Orchidea De Santis, Enrica Bonaccorti, Umberto D’Orsi, Femi Benussi, Barbara Bach, Pilar Velázquez, Oreste Lionello, Neda Arneric, Marianne Comtell
Sceneggiatura: Marco Vicario
Un estratto dal film: