Post Mortem è il terzo lavoro cinematografico di Pablo Larrain [Tony Manero, del 2007], un regista che, con il passare del tempo, convince sempre di più e fa discutere. Post Mortem, che è stato presentato in concorso alla 67esima Mostra del cinema di Venezia, è un film di spessore, davvero conturbante. L’11 settembre 1973, un vertice militare cileno, nel Palazzo presidenziale di Santiago del Cile, radiò il governo, fino a quel momento guidato da Salvador Allende, e, nello stesso giorno, ebbe inizio la dittatura di Augusto Pinochet, una dittatura lunga circa diciassette anni, certamente una tra la pagine più brutte della storia cilena. Larrain, con Tony Manero, aveva già scandagliato questo periodo storico, pur se con meno sottigliezza e visione d’insieme.
Mario Cornejo [Alfredo Castro] è un uomo solo, schivo, triste e monotono. Il suo mondo si aggira intorno alla sua umile casa e all’obitorio, presso il quale lavora come dattilografo. La sua macchina da scrivere, dove trascrive il resoconto delle autopsie riportategli dal medico, è la sua ossessione, e nello stesso tempo l’unica compagna fedele, perché, come lui, muta e isolata.
Trova sostegno in Sandra [Amparo Noguera], l’infermiera, che porta avanti il suo lavoro in modo meccanico, e che ha un volto spento, vuoto, come se le avessero strappato via ogni emozione, anche la più negativa. I giorni, fuori da quella finestra di casa dalla quale si affaccia sommessamente Mario, si fanno minacciosi: il golpe è dietro l’angolo, e ovunque si spande odore di tragedia, ma la comunicazione langue, e la vita, seppur annaspando, va avanti.
Infatti, seppure la monotonia faccia da padrona nelle solite giornate che contraddistinguono la vita di Mario, ecco che arriva lei, Nancy [Antonia Zegers], sua dirimpettaia. Di professione ballerina nel cabaret Bim Bam Bum, Nancy è la trasposizione femminile di Mario. La sua fragilità è altamente visibile dall’esterno. Spesso le tremano le mani, le si riempiono gli occhi di lacrime, ed anche la sua voce è instabile. Si somigliano, quindi, e perciò si trovano e si compensano. Ma la dittatura, fuori, non perde tempo. Miserevolmente viene trasportato in obitorio il corpo di Allende, la cui morte non è mai stata chiarita. La tirannia di Pinochet fa fuori i ribelli e gli oppositori. Un’enormità di corpi martoriati da dissezionare, scaricati dai camion, riempie i corridoi dell’obitorio. Ormai non si cammina più. Ma non ci si può far prendere dal panico, e allora ecco di nuovo Mario al lavoro. A percuotere il suo spirito è la conseguente sparizione di Nancy, fervente comunista, la cui casa è stata messa a soqquadro e barbaramente ridotta in frantumi dagli uomini di Pinochet [mentre Mario fa la doccia, e non sente nulla], dal momento che, proprio in casa sua, si tenevano le riunioni tra i militanti comunisti. La ritroverà, poi, scioccata, all’interno di uno scantinato.
Post Mortem è un film freddo e silenzioso. L’inerzia apparente dei personaggi è efficace quanto basta per trasmettere la durezza dell’argomento, mutilando il film nei dialoghi [la sceneggiatura porta la firma di Larrain e Mateo Iribarren], ristrettissimi. Post Mortem non ha azione. Tutto quello che vediamo è molto calibrato, raccolto, e nessuna azione è permessa agli occhi dello spettatore.
Il film si avvale di un paio di scene davvero emozionali, come la cena tra Mario e Antonia, durante la quale lei, in seguito al licenziamento, non vede prospettive e si apre ad un pianto dirotto, al quale lui in principio non risponde, continuando a mangiare le uova fritte [la cui preparazione viene ossessivamente ripresa in primo piano dalla telecamera], ma che poi condivide, dando spessore ad una scena che coinvolge lo spettatore, forse il punto più alto del film. I corpi vivisezionati non fanno paura, è routine, ma quando ad essere esaminato è il corpo di Allende, ecco che sia Mario, sia la sua fedele collega hanno difficoltà a compiere il loro dovere, e si ritirano. Il dottor Castillo [Jaime Vadell] però, è l’unico medico rimasto, e non può certo sottrarsi all’incarico. E così, teso nel volto, ricomincia meccanicamente, come suo solito, ad effettuare la necroscopia. Ma non sempre il dolore si riesce a controllare, e la vista di un uomo in fin di vita, che chiede aiuto, ammassato tra i morti, fa sbottare la rabbia di Sandra, che per questo eccesso di solidarietà verrà eliminata, sotto gli occhi attoniti di Mario, che, forse, sta pensando a quanti rischi si corra nel perdere l’autocontrollo.
Post Mortem fa parte di quei film che non si dimenticano, perché valido sotto ogni punto di vista. L’incedere lento dell’azione, esasperatamente prolissa e fastidiosa, soprattutto a metà film, è in realtà il punto vincente del film, perché cattura lo sguardo di chi osserva. Più che mostrare le scene, solitamente spoglie, le ispeziona, proprio come l’equipe in obitorio. Per ogni scena un campo largo, poi ristretto, per poi posizionarsi a lungo su un primo piano, in genere insignificante, ma che acquista valore in quanto inetto, e perciò meritevole d’interesse. La fotografia [di Sergio Armstrong] rappresenta con precisione il contesto descritto, e anche se fuori c’è il sole, gli interni delle abitazioni [obitorio, teatro di cabaret, le case di Mario e Antonia] sono sempre lugubri. Gli esterni soleggiati non sono mai comunque totalmente luminosi, perché a fare da ombra ci pensano i corpi e i visi scuri della gente, e gli stessi palazzi. Le inquadrature esterne si fissano periodicamente su carri armati, asfalti, auto abbandonate in fila, come se volessero comunicarci un pericolo e suggerirci la fuga. La tranquillità è sinonimo di attesa di una grande sciagura, fa paura.
Perfettamente in linea con il filone del film è la scena finale, superba e singolare.
Assolutamente in linea con l’impostazione del film è la recitazione impostata e distaccata degli attori, certamente una scelta voluta da Larrain per eseguire in modo completo il suo piano filmico. Come in Tony Manero, così in Post Mortem, Larrain ha voluto riconfermare Castro e Noguera, eccellenti, accostando loro Antonia Zegers, abilissima nel suo ruolo. Post Mortem è distribuito in dvd, dal 24 Maggio scorso, da CG Home Video.
Gilda Signoretti
Regia: Pablo Larrain
Con: Alfredo Castro, Antonia Zegers, Amparo Noguera, Jaime Vadell
Durata: 94’
Formato: 16/9 – 2,35:1
Audio: Originale Dolby Digital 2.0
Distribuzione: CG Home Video [www.cghv.it]
Extra: Trailer