Nella sterminata filmografia di Nagisa Oshima, Furyo [1983] occupa al tempo stesso il posto più sfuggente e affascinante. La pellicola rappresenta il frutto maturo del periodo occidentale riconducibile all’opera dell’autore: quello che, segnato dalla co-produzione anglosassone, permette ad Oshima di ampliare ed approfondire le tematiche già prepotentemente germogliate nel precedente Impero dei Sensi [1975], a sua volta realizzato anche con fondi francesi.
Lì dove regnava il cinico sguardo intorno alla frattura tra individuo e rappresentazione sociale, adesso domina sovrano l’incontro-scontro tra cultura occidentale e orientale, raffigurato nella rifiutata attrazione omosessuale tra i due interpreti principali, trovatosi l’uno di fronte all’altro in un campo di concentramento giapponese; dinamite sui passivamente accettati usi e costumi sociali, che implodono sul deflagrante ingresso di David Bowie, demone della tentazione venuta dalla lontana Terra d’Albione.
Adattato per il grande schermo dal romanzo di Laurens Van der Post, The Seed and The Sower, Furyo è malinconica, spietata contraddizione e, contemporaneamente, lucidissimo spaccato di una società repressa nel giusto [la libertà, in questo caso sessuale] e aizzata nell’errato [la guerra e l’harakiri]. Furyo è una gabbia maleodorante e ai limiti delle condizioni igieniche, all’interno della quale vengono disposte comparse in preda alle proprie pulsioni sotterranee. Non esiste amore, vittoria o sconfitta, perchè la percezione culturale riconducibile alla formazione d’appartenenza altera qualsivoglia giudizio oggettivo: l’unica condizione possibile, sembra dirci Oshima, è quella del prigioniero rinchiuso tra le proprie sbarre tradizionali. La frustrazione crea violenza, quest’ultima genera la guerra all’altro, chiunque esso sia. Al resto provvede l’educazione bellica, figlia della violenza e a sua volta pronta a generare guerra.
Tra le righe del suo codice etico si annida ciò che resta delle voglie inesprimibili, pronte sì a detonare non appena la miccia viene involontariamente accesa, ma ormai incanalate in percorsi non più costruttivi, bensì [auto]distruttivi. Oshima lavora sui dettagli e sulle pause, tiene a distanza lo spettatore giocando a rimandare continuamente gli eventi, ipnotizzando chi guarda attraverso il tema musicale composto per l’occasione da Ryuchi Sakamoto. Sottotraccia, quasi impercettibilmente, tutto continua a scorrere, come acqua che instancabile leviga la roccia. Alla fine si accetta tutto, persino il fermo immagine conclusivo di Hara che, condannato a morte, sorride.
Videa-CDE e Eagle Pictures presentano Furyo in un’edizione arricchita dall’intervista al produttore Jeremy Thomas e all’attore compositore Ryuchi Sakamoto. Il tutto arricchito dall’interessante mini-documentario intitolato The Oshima Gang.
Luca Lombardini
Regia: Nagashi Oshima
Con: David Bowie, Tom Conti, Takeshi Kitano, Ryuichi Sakamoto
Durata: 122’
Formato: Widescreen
Audio: Inglese Dolby Digital 5.1, Italiano Dolby Digital 5.1
Distribuzione: Videa-CDE [www.videa-cde.it], Eagle Pictures
Extra: Dietro le quinte, Interviste