Il castello dei morti viventi, risalente al 1964, è un horror molto affascinante dallo stile gotico classicheggiante, merito della collaborazione dei poco conosciuti Luciano Ricci, che usa lo pseudonimo di Herbert Wise [Giuseppe venduto dai fratelli, del 1960, Senza sole né luna, del 1963], eLorenzo Sabatini [Scacco alla mafia-La morte improvvisa, 1972, Mademoiselle De Sade e i suoi vizi, dello stesso anno ], che usava invece lo pseudonimo di Warren Kiefer.
Bruno [Jacques Stany], Gianni [Ennio Antonelli], Laura [Gaia Germani], Paul [Donald Sutherland] e Dart [Luciano Pigozzi] sono gli unici membri di una compagnia teatrale girovaga. Un giorno, durante una difficile performance di Bruno, allestita nel centro di una piazza di un paese, che consiste nell’illudere lo spettatore che l’attore sarà vittima di una vera impiccagione. Tra gli spettatori si fa largo Sandro [Mirko Valenti], il maggiordomo del conte Drago [Christopher Lee]. Ha un aspetto per niente rassicurante, ma ciò che ha da dire potrebbe risanare le tasche magre della compagnia. Ha, infatti, una importante proposta da fare al gruppo: il conte è disposto a pagare ben cinque scellini d’oro se la compagnia facesse sosta nel suo isolato castello per alcuni giorni e allietasse le sue noiose giornate con le loro macabre rappresentazioni.
La proposta è allettante, e i ragazzi ne discutono. I continui ritardi con cui Bruno, capocomico della compagnia, paga i compagni, provoca una forte lite tra lui e Gianni, che esce dalla compagnia. Il suo posto sarà occupato da Eric Eric [Philippe Leroy], ex sergente dell’esercito. Durante il viaggio in carrozza, il gruppo viene colpito dalla strana vegetazione che li circonda, che sembra appartenere più ad un mondo misterioso e perduto nel tempo, reso ancor più tetro dalla presenza di animali impagliati [un merlo è poggiato rigidamente su un tronco]. Ad introdurre panico negli animi già suggestionati degli attori ci pensa una povera mendicante [interpretata dallo stesso Donald Sutherland], che legge la mano di Laura, preannunciando circostanze terribili che coinvolgeranno la compagnia, e una morte prossima ai più. Sarà l’arrivo della compagnia nel castello del conte, situato in una collinetta dai toni funebri, e dimenticato dal mondo, che raccoglie la collezione di creature animali apparentemente imbalsamate, e il successivo arrivo di Gianni, a scatenare tutta una serie di omicidi, e dare ragione alla profezia della mendicante.
Girato quasi completamente a Bomarzo, particolarmente nell’incantevole antico Parco dei Mostri, Il castello dei morti vivi è oggi considerato un cult horror, a dispetto della cattiva accoglienza che ebbe alla sua uscita.
Il film si compone di una scenografia memorabile, resa ancor più affascinante e triste dalle ambientazioni e dagli abiti tetri e funerari degli attori, che ricordano molto lo stile british, e da una sceneggiatura [firmata da Lorenzo Sabatini, che ha curato anche il soggetto] che evita di perdersi in dialoghi complessi, per dare adito anche a tetri momenti di silenzio, vestiti da un senso di inquietudine.
La veste fantastica indossata nel film si sposa assolutamente con gli schizzi e le ideologie vampiresche, supportati da un’atmosfera melodrammatica. Seducenti poi risultano gli omicidi efferati [in particolare quello di Bruno, che, non certo per un errore suo, finisce strozzato, appeso ad una corda], così come l’incontro con la vecchia mendicante.
Pur avvalendosi di pochi mezzi, Il castello dei morti vivi raggiunge un’alta percentuale di creatività, e racchiude in sé tutti gli elementi cardine utili ad accentuare il carattere macabro.
È con Il castello dei morti vivi che un giovanissimo Donald Sutherland [Novecento di Bertolucci, Il Casanova di Fellini] fa la sua seconda apparizione, ed è grazie a questa collaborazione che l’attore, come ha più volte dichiarato, si innamora dell’Italia, tanto da accettare altre collaborazioni fruttuose. Fanno parte del cast, oltre Sutherland, celebri attori, quali Christopher Lee e Philippe Leroy, affiancati dal caratterista Jacques Stany e Gaia Germani [molto prolifica nel cinema degli anni ’60 e ’70, vantando collaborazioni con Bava e Fulci].
Nel Marzo del 2010 la Passworld, che ha distribuito il film, ne ha permesso l’uscita in DVD, in versione rimasterizzata.
Gilda Signoretti
Regia: Luciano Ricci, Lorenzo Sabatini
Con: Christopher Lee, Philippe Leroy, Jacques Stany, Gaia Germani, Donald Sutherland, Luciano Pigozzi
Durata: 86’
Formato: 4:3 [1.66]
Audio: Italiano Dolby 5.1 da Dual Mono
Distribuzione: Passworld [http://www.passworld.it]
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