Presentato da uno squillo di trombe più che eclatante, arriva finalmente in Italia, dopo un travagliato iter distributivo, il Blood Story [2010] di Matt Reeves, distribuito da Filmauro.
A strillarne le lodi per primo, seguito a ruota dalla critica USA, Stephen King, un uomo che di horror vive, e che si è espresso senza usare mezzi termini: “Il film di Matt Reeves è un trionfo del genere. Non solo un film horror, ma il miglior horror americano degli ultimi 20 anni”.
Con una presentazione del genere, puntando i piedi unicamente sulla nostra malafede, saremmo potuti partire prevenuti verso la nuova pellicola del regista del più che piacevole Cloverfield [2008], King si è sempre dimostrato più che propenso nello stilare liste di gradimento, cinematografico e non, che in un modo o nell’altro sarebbero dovute servire a monito di un apprezzamento assoluto, generalizzabile.
Inutile rimanere sul parere kinghiano che, per quanto autorevole, sa di forzatura.
Blood Story è un film che affonda le radici da un lato nel best seller Lasciami entrare di John Ajvide Lindquist, dall’altro nel successo cinematografico del film svedese omonimo [firmato nel 2008 da Tomas Alfredson, su sceneggiatura dello stesso autore del romanzo].
Un passato tutt’altro che trascurabile, che da un lato amplifica l’effetto eco tra i fan del libro e del film originale, dall’altra potrebbe, però, giocare in contrasto [troppo vicino l’originale svedese per ripensarne già un remake hollywoodiano].
Fatto sta che il Blood Story di Reeves è qualcosa di diverso da un remake [nel bene e nel male]: il regista-sceneggiatore, sull’onda del successo di Cloverfield [2008 come l’anno del primoLasciami entrare cinematografico], a cui viene proposto di riadattare il romanzo di Lindquist dopo averlo letto, decide di contattare l’autore per confessargli le grandi analogie tra la storia adolescenziale cardine del romanzo e la sua reale giovinezza. Uno stretto legame tra la storia di Lasciami entrare e la creatività cinematografica di Reeves si allaccia sin dall’inizio.
A questo si aggiunge l’interessamento della rinata Hammer Films, che decide di acquisire i diritti per la produzione della versione americana del film, per ritornare, dopo trent’anni dall’ultima produzione, in grande stile nella storia del cinema dell’orrore.
Il passo successivo sarebbe stato, probabilmente, quello di distanziarsi in maniera importante da quello che era il film di due anni precedente; passo che Reeves non compie, o per lo meno non con convinzione.
La storia del dodicenne Owen [Kodi Smit-McPhee] introverso e vessato da spietati bulli scolastici, si sposta nell’innevato deserto del New Mexico, contestualizzandosi nel 1983. L’incontro e la frequentazione del giovane Owen con l’apparentemente coetanea Abby [Chloe Moretz], e la successiva scoperta della vera identità dell’amica, che oltre all’identificazione della reale natura della giovane vampira è prima di tutto scoperta dell’altro sesso [crescita puberale, rottura degli argini pre-adolescenziali e passaggio all’età adulta], si concretizza in un ambiente politico ben preciso, quello dell’America della guerra fredda, dei discorsi del presidente Reagan sulla reale esistenza del male, e sull’ossessione che questo male potesse arrivare da fuori [a questo bigottismo politico perfettamente si lega la tradizione tutta europea del vampiro, che viene da fuori, e per entrare in casa-America dovrà per forza chiedere il permesso].
Poco di nuovo alla luce del sole, il film di Reeves è bello e godibile, ma perché bello e godibile era già il suo predecessore, da cui si distacca veramente poco.
Alle atmosfere più ovattate e ai ritmi più dilatati di Lasciami entrare, Blood Story controbatte con un montaggio più ritmico, e con effetti speciali più esagerati. Ma questo, forse, era il cambiamento di cui si sentiva meno il bisogno.
Luca Ruocco
Regia: Matt Reeves
Con: Chloe Moretz, Kodi Smit-McPhee, Richard Jankins, Elias Koteas
Uscita in sala in Italia: venerdì 30 settembre 2010
Sceneggiatura: Matt Reeves
Produzione: Hammer Films
Distribuzione: Filmauro
Anno: 2010
Durata: 115’