David Cronenberg [La promessa dell’assassino, 2007] torna a camminare negli oscuri territori della psiche umana dopo il più che riuscito e forse poco considerato Spider [2001], adattamento cinematografico del romanzo di Patrick McGrath, per descrivere l’inconsueto rapporto di quelli che sono considerati i padri della moderna psicoanalisi: Sigmund Freud [Viggo Mortensen] e Gustav Jung [Michael Fassbender].
Il film prende il via dal riadattamento di un testo teatrale, The taking cure, curato dallo stesso drammaturgo Cristopher Hampton, che metteva in scena i fatti narrati nel libro Un metodo molto pericoloso di John Kerr.
Negli anni di poco precendenti alla prima guerra mondiale, tra Zurigo e Vienna, i due uomini di scienza provano a scandagliare inclinazioni e deformazioni dell’animo umano, calandosi in abissi sconosciuti, fatti di inibizioni e pulsioni, di sesso e di morte.
A dangerous method è una sorta di biopic incentrato particolarmente sulla figura di Jung, sui suoi studi, che lo portano ad avvicinarsi al più anziano e famoso Freud, tanto da diventarne probabile successore, per poi distaccarsene bruscamente.
Ma A dangerous method è soprattutto un film sulla dicotomia mente-corpo, sulle fragili pareti psichiche che formano, all’interno dell’individuo, barriere di vetro, fatte di repressioni, caratterizzazioni del proprio ruolo occupato nella società. Un film che pur se eccessivamente scolastico, a livello registico, e costituendo probabilmente la meno personale tra le opere del regista de La mosca [1986], conserva uno strato sottocutaneo più che riconoscibile.
A dangerous method s’incancrenisce sulla malata relazione extra-coniugale fra Jung e Sabina Spielrein [Keira Knightley], sua paziente prima, una fra le prime donne a ricoprire il ruolo di terapeuta poi. Relazione ai limiti dell’insano e della moralità, ma invasa da una burrascosa passione che Jung, proprio in virtù di barriere comportamentali autoimpostesi, cerca di contrastare sin dall’inizio, ma che si concretizza quando Otto Gross [Vincent Cassel], psicologo molto incline alla depravazione e all’eccesso, arriva a destabilizzare gli equilibri della vita privata e professionale del giovane medico.
Allora ecco rispuntare fuori il Cronenberg dei corpi contaminati, della carne mutante che riflette il male dello spirito, della sessualità malata, incestuosa, che è tramite della malattia, ma anche liberazione di una libido infettiva.
Profetica la frase del professor Freud che, in procinto di sbarcare negli Stati Uniti per prendere parte ad un congresso, domanda al suo giovane pupillo se a suo parere gli americani fossero coscienti del fatto che i due psicologi stessero per portare nel continente la peste. Frase che acquista significato maggiore se vagliata all’interno dell’universo cinematografico cronemberghiano, e si ricollega alle contaminazioni fisiche diRabid – Sete di sangue [1977], ma anche a quella puramente mentale di A history of violence [2005].
Un lavoro psicoanalitico pregresso che in Cronenberg era già iniziato dal primo film, e che più volte aveva toccato il tema dell’ambivalenza sessuale, del doppio significato del corpo, e che ora [sia pure in modo troppo didascalico] si concretizza nelle interpretazioni diMortensen e Fassbender e in quella indimenticabile di Keira Knightley, e nella storia della nascita delle scienze analitiche. E non è un caso che sia proprio Sabina [la donna dalla labile mente, la portatrice sana del male della carne] a definire per prima un legame tra sesso e morte, tra eros e thanatos, collegandosi a precedenti studi di Sigmund Freud.
In una vecchia intervista, Lucio Fulci si scagliava contro gli studi di Freud, accusandolo di aver inventato la psicoanalisi prendendo spunto dalla confessione dei cattolici e per puri interessi personali.
Anche Cronenberg traccia la storia della psicoanalisi attraverso la mortificazione del corpo, la negazione della libertà personale, il luciferino rapporto con l’Es.
Presentato in concorso alla 68° Mosta Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, A dangerous method sorprende soprattutto dal punto di vista drammaturgico e interpretativo, risulta particolarmente curato dal punto di vista visivo [luci e scenografie sempre perfette]: un film di certo interessante, ma che probabilmente accenderà qualche focolaio polemico tra gli appassionati cronemberghiani.
Luca Ruocco
Regia: David Cronenberg
Con: Michael Fassbender, Keira Knightley, Viggo Mortensen
Uscita in sala in Italia: venerdì 30 settembre 2011
Sceneggiatura: Christopher Hampton
Produzione: Lago Film, Prospero Pictures, Recorded Picture Company
Distribuzione: Bim Distribuzione
Anno: 2011
Durata: 99’