Pur se lontano dal clima bellicoso dei precedenti Un giorno da leoni [del 1961] e Le quattro giornate di Napoli [del 1962], Nanni Loy, regista anche di molte commedie italiane per la tv, non smette di richiamare l’attenzione sulle conseguenze della guerra neanche ne Il padre di famiglia, commedia del 1967.
I primi minuti del film, infatti, sono dedicati proprio alla liberazione dell’Italia, alla nascita della Repubblica italiana, e quindi, di conseguenza, alla ripresa di una normalità che pareva difficile da raggiungere. La ripresa economica, a cui seguirà il boom economico degli anni ’50, le numerose opportunità lavorative, la parità femminile che si manifesta, tra le altre cose, con incarichi lavorativi importanti anche alle donne, e la vita di città, luogo verso il quale si dirigono molti meridionali, in cerca di fortuna.
L’occhio del regista, però, spia una famiglia in particolare, quella di Marco e Paola.
Sono entrambi due architetti molto determinati, provenienti da due famiglie politicamente molto differenti [di idee monarchiche la famiglia di Paola, socialiste quella di Marco]. L’amore tra Marco [Nino Manfredi] e Paola [Leslie Caron] nasce proprio dall’attrazione per le loro diversità: Paola è una persona molto tranquilla, vive la sua vita con molta leggerezza, a differenza di Marco, dal carattere burrascoso, ma allegro quanto basta per mantenere la serenità in casa. Il desiderio di Paola di avere figli non trova accondiscendenza in Marco, che considera la presenza dei figli un ostacolo molto forte alla libertà e alla indipendenza della coppia.
Perciò, quando scopre che sua moglie è in attesa del quarto figlio, che non avevano in progetto, perde quella armonia, seppur già offuscata dalla mancanza di relax dovuta ai vari impegni, già aggravata dall’esuberanza dei tre bambini, che aveva caratterizzato la sua famiglia. Paola, poi, è rea di aver sospeso la pillola senza comunicarlo al marito, e perciò Marco si sente strumentalizzato.
La sua presenza in casa è quasi inavvertita, e la mancanza di tenerezza da parte della moglie, prima così affettuosa con lui, lo porta a cercare sostegno tra le braccia di Adriana [Claudine Auger]. Ad ampliare la sua insofferenza ci si mette anche il lavoro; i contrasti con i suoi colleghi, che promuovono progetti tendenti a costruire anche nelle periferie romane numerosi palazzi, col rischio di realizzare grigie metropoli prive di verde, lo isolano da ogni contesto. L’amore per Paola, però, è più intenso, e così ritornerà sui suoi passi, nella speranza che l’affinità dei primi tempi torni a far parte del loro rapporto di coppia. Ad avvertire le tensioni tra la coppia, che a dir la verità non sono poi mai forti, c’è Romeo [Ugo Tognazzi], un anarchico, che, senza fissa dimora, approfitta dell’ospitalità di Paola per scroccare qualche pranzo. La sua stima nei confronti della donna è alta, e proverà molta pena nei suoi confronti nel momento in cui, nel tentativo di rimettere ordine nel caos familiare, lei deciderà di lasciare il lavoro. Una decisione non senza conseguenze, per una donna abituata a lavorare.
Il padre di famiglia è un film a metà tra commedia e dramma, e questo binomio è descritto e affrontato così bene da aver convinto la critica dell’epoca. La sceneggiatura, scritta da Loy con la collaborazione di Ruggero Maccari, che ha firmato numerose sceneggiature per Ettore Scola, è acuta e misurata. Non eccede troppo né da un verso [il dramma familiare], né dall’altro [la comicità]. La scenografia è firmata da Carlo Egidi, già celebre per aver preso parte alla realizzazione di film quali Riso amaro [1949] o Divorzio all’italiana [1961], mentre il montaggio è affidato a Franco Fraticelli, uno dei montatori più affermati nel panorama italiano [ha lavorato per Girolami, Wertmüller, Argento, Lizzani].
Al posto di Ugo Tognazzi, Loy aveva optato, inizialmente, per Antonio de Curtis. Lo stato di salute dell’attore, però, impedì allo stesso di partecipare al film, accettando però di comparire nella scena [l’ultima prova d’attore di Totò, che morirà due giorni dopo] del funerale del padre di Paola [Mario Carotenuto]. Pur se non in ruoli principali, Loy può vantare la presenza nel cast anche dei mirabili teatranti Sergio Tofano, Evi Maltagliati [nei panni dei genitori di Marco] e Elsa Vazzoler [nel ruolo della madre di Paola].
Che dire poi dell’interpretazione di Manfredi e Caron, davvero molto affiatati e calibrati, capaci di rappresentare i cambiamenti repentini di due protagonisti che, vittime del mutare delle cose, non riescono ad avere la stessa energia che avevano in gioventù per affrontare le difficoltà, perché soffocati da una stressante vita lavorativa e sociale. La fortuna del film, dopotutto, la si vede anche alla scelta del cast.
Certo, le denunce che Loy compie sono molto chiare: la speculazione edilizia, il dibattito sull’educazione dei figli, con il dilagare del metodo Montessori, tanto sostenuto da Paola e osteggiato da Marco, che invece ostenta maggiore severità nel relazionarsi con i figli, l’ossessione della maternità, lo scontro politico, e la corruzione nell’ambiente lavorativo.
Il padre di famiglia è finalmente disponibile in DVD e Blu-Ray, purtroppo privo di contenuti extra, dallo scorso 31 agosto, e vanta la distribuzione della 01 Distribution.
Gilda Signoretti
Regia: Nanni Loy
Con: Nino Manfredi, Leslie Caron, Ugo Tognazzi
Durata: 106’
Formato: 4:3 – 1.33
Audio: Italiano Mono Mix
Distribuzione: 01Distribution [www.01distribution.it]
Extra: /