Franco e Ciccio interpretano la loro pellicola numero 103 – per alcuni critici con il vezzo della statistica sarebbe la 104 – ma non è tra le più memorabili.
I due pezzi da novanta esce nel 1971, come decimo film della stagione di una coppia comica molto amata che non rifiuta niente e non seleziona soggetti. “Tutto è lavoro. Perché non accettare?”, dice Franchi, che più di Ingrassia aveva fatto la fame nei teatri di periferia e recitando per strada. Per questo i due comici accettano cose ignobili che incassano molto e fanno felici i produttori. Franco e Ciccio girano un film al mese e sono sempre campioni d’incasso, scalzando loro stessi dal podio, grazie a una comicità strampalata e mimica che affascina grandi e piccini. I due pezzi da novanta non ha una vera e propria sceneggiatura, ma un canovaccio sul quale si innestano le consuete gag della coppia che riempiono con abilità le consuete carenze di soggetto.
Osvaldo Civirani [Roma, 1917 – 2008] è il classico regista tuttofare, artigiano come pochi, figlio d’un fotografo che segue le orme del padre impiegandosi alla Cines [1933], diventando apprezzato fotografo di scena. Ricordiamo Civirani fotografo di Ossessione [1943] di Luchino Visconti, Prima comunione [1950] di Alessandro Blasetti, Cronache di poveri amanti [1954] di Carlo Lizzanie di tutta la serie Don Camillo.
Il primo film da regista è datato 1962 [Sexy proibito] e segna l’inizio di una carriera zeppa di titoli, spesso di buon successo commerciale ma sempre stroncati o ignorati dalla critica. Altri autori dicono che il primo titolo di Civirani sarebbe Tentazioni proibite [1963], un film che adesso manderebbe in galera il suo improbabile autore. Infatti nella pellicola si vedono ripresi molti volti noti, soprattutto Brigitte Bardot, rigorosamente senza contratto, catturati in atteggiamenti provocanti ed esibiti per soddisfare il voyeurismo del pubblico. Civirani gira film di genere di ogni tipo, senza alcuna preoccupazione estetica: erotico [Sexy proibito, 1962 – La ragazza dalla pelle di corallo, 1976], decamerotico [Lucrezia Borgia, l’amante del diavolo, 1968], western [Il figlio di Django, 1967 – Uno sceriffo tutto d’oro, 1967 – T’ammazzo, raccomandati a Dio!, 1968], comico [Ric e Gian alla conquista del west, 1967 e quattro titoli con Franco e Ciccio], peplum [Ercole contro i figli del sole, 1964 – Kindar l’invulnerabile, 1964], spionaggio [Operazione poker, 1965], e persino thriller [Il pavone nero, 1975]. Troviamo il suo nome anche come produttore e direttore della fotografia, molte volte persino soggettista e sceneggiatore. In alcune occasioni si firma Richard Kean. Prima di dare vita a un proficuo sodalizio con Franco e Ciccio lo ricordiamo alla guida di un’altra coppia comica televisiva nel pessimo Ric e Gian alla conquista del West [1967]. Sono quattro le pellicole dirette da Civirani che vedono interpreti i due comici siciliani: I due della formula 1 [1971] – girato lo stesso anno de I due pezzi da novanta – I due figli di Trinità [1972], I due gattoni a nove code… e mezza ad Amsterdam [1973]. L’ultimo film con Franco e Ciccio lo firma Richard Kean, pseudonimo che serve a conferire un tocco anglofono. Il suo ultimo film in carriera è un thriller erotico stile Dario Argento, con molto sangue e un po’ di sesso morboso: La ragazza dalla pelle di corallo [1976].
Parliamo un po’ de I due pezzi da novanta. Franco e Ciccio sono due salumieri siciliani costretti a chiudere bottega per alcune irregolarità dopo un’ispezione della guardia di finanza. Franco ha un padrino mafioso che invita i due amici in montagna, ma li mette in un problema più grave, perché sulle piste dell’Abetone è in corso una guerra tra bande per il possesso di una partita di cocaina. I due salumieri diventano inconsapevoli corrieri della droga e devono affrontare una banda di criminali al femminile capitanata dalla bella Margaret Rosekeil. Enzo Andronico, spalla abituale della coppia, è un uomo di fiducia del padrino, pronto a uccidere i due amici se non faranno il loro dovere. La polizia indaga e cerca di arrestare i criminali. La trama è più che inconsistente, pare improvvisata scena dopo scena, tra siparietti da avanspettacolo, smorfie, battute ingenue e comicità di grana grossa. Osvaldo Civirani cita persino una scena di un vecchio film di Chaplin quando una baita di montagna viene spinta sul ciglio di un burrone, ma sono sequenze così mal fatte da gridare vendetta. Tutto è realizzato in studio, la casa è una sorta di pessimo cartone animato, un disegno su sfondo bianco e celeste. Il tema portante della pellicola ricalca Due mafiosi nel Far West [1964], ma la storia non esiste e si fatica non poco per arrivare al ritorno al paese di Franco e Ciccio. La polizia li arresterà comunque perché al negozio sono arrivati – non si sa come – i salami ripieni di polvere bianca.
Tra gli attori spicca il caratterista Enzo Andronico [1924 – 2002], sempre accanto a Franco e Ciccio, spalla impeccabile e volenterosa. Enzo Andronico conosce Ciccio fin dall’infanzia, compone con lui e Ciampolo il Trio Sgambetta, che non dura molto e non riscuote alcun successo. Andronicodebutta al cinema ne I vitelloni [1953] di Federico Fellini, ma è una parentesi d’autore irrilevante in un mare di Franco & Ciccio movies. Recita anche con Franco Franchi nel breve ciclo del Sergente Rompiglioni e in un sacco di film di genere, sia poliziotteschi che commedie sexy. Un anno prima di morire rientra nel cinema d’autore con I cavalieri che fecero l’impresa [2001] di Pupi Avati.
Condividiamo il giudizio di Paolo Mereghetti: “I comici siculi ripropongono stancamente i soliti lazzi: Franco va in giro con un maialino al guinzaglio e abbondano i qui pro quo sulle droghe [alimentari e stupefacenti]. E Civirani [anche sceneggiatore] segue il motto buona la prima”. Un mafia movie che vira in farsa, giustificato solo dalla presenza di Franco e Ciccio che ricordiamo in alcune scene acrobatiche, alle prese con una criminale affamata, intenti a racchettare con la bella Margaret Rose Keil, impegnati in battute ai limiti del consentito [“Sputa fuori!” – nel senso di Parla! – mentre Franco sputa la saliva…]. Poliziottesco farsesco che ha brevi momenti di ilarità durante un ballo stile mazurka e quando Franco beve un litro di whiskey e diventa un lanciafiamme umano. Abbiamo già detto dell’orribile modellino di casa retto con un filo che pende dal soffitto, ma pure molto triste è la piuma che finisce in bocca a Ciccio mentre dorme, ancora una volta legata da un evidente filo bianco. Girato alla De Paolis ed esterni [limitati] all’Abetone. Lento, prevedibile, fiacco. Non consigliato, se non per motivi storici.
Gordiano Lupi
Regia: Osvaldo Civirani
Con: Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Enzo Andronico, Margaret Rosekeil
Sceneggiatura: Osvaldo Civirani