Shadow [2009], secondo film di Federico Zampaglione, dopo Nero Bifamiliare [2006], arriva nelle sale italiane nel maggio 2010, con la stesso baldanzoso passo di un blasonato eroe di guerra al rientro in patria, con la giacca già carica delle medaglie delle battaglie già vinte [il premio Nocturno Nuove Visioni 2009, le statuette come Best Screenplay e Best Horror Director al Fantasy Horror Awards 2010], preceduto dalle leggende sul suo conto, fuoriuscite dai focolai reattivi di magazine specializzati e festival internazionali.
Fra le armi più pericolose del soldato Shadow vi era l’urlo di guerra che l’aveva battezzato come primo passo di una rinascita del cinema di Genere horror italiano, già in corso, ma da quel momento ufficializzata.
[la video-intervista dopo il salto]
La video-Intervista a Federico Zampaglione:
Arma a doppio taglio, in realtà, perché da una parte rappresentava una chiara esagerazione a fini commerciali, ma dall’altra, dopo essersi avvicinati al film col giusto interesse, si sarebbe decisamente scoperto un Federico Zampaglione, regista e grande appassionato di cinema horror, e non solo frontman della bad Tiromancino, con un sentito desiderio di fare del suo meglio per lasciare la sua impronta sulla strada della produzione thriller-horror italiana.
Contrariamente a quanto accaduto con Nero Bifamiliare, Federico Zampaglione in Shadow non accetta compromessi, proponendo una rilettura personale del fanciullesco sentimento di paura [i protagonisti si perdono in un bosco, l’Ombra del titolo può rimandare chiaramente alla paura del buio e dell’uomo nero, in questo caso uno dei villain più convincenti degli ultimi anni, l’androgino Mortis, impersonato magistralmente da Nuot Arquint], filtrato da film come Non aprite quella porta [Tob Hooper, 1974] e Un tranquillo weekend di paura [John Boorman, 1972], e non a caso il regista ha più volte dichiarato la sua profonda stima verso i lavori filmici di Rob Zombie.
Sempre in Shadow, Zampaglione propone un nuovo punto di vista del torture porn, sotto-Genere tuttora in voga, che il regista romano de-struttura, svuotando di dettagli e di “atti” le stesse scene di tortura, che rimangono monche. A scomparire è l’atto mostrato con crudezza e per intero, da cui deriva l’accostamento al porno.
Abbiamo incontrato il regista Federico Zampaglione a due anni di distanza da Shadow per parlare della sua avventura cinematografica passata e futura [in cantiere c’è un nuovo film, Tulpa, un thriller-horror, che porta la firma del maestro Dardano Sacchetti al soggetto], della sua passione per il cinema di Genere, e del suo attento interesse nei confronti della nostra cinematografia indipendente. Buona visione.
Luca Ruocco
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