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2012 di Roland Emmerich

2012_poster2Che per l’americanissimo regista tedesco Roland Emmerich il pianeta Terra avesse i giorni contati era  chiaro dal 1996, quando il filmaker profetizzò [cinematograficamente] un tutt’altro che amichevole attacco alieno in Independence Day.

Come se non bastasse continuò a ricamare su possibili futuri disastri a discapito del’umanità in Godzilla [1998] e The day after tomorrow [2004].

Con 2012 [2010], Emmerich torna a cavalcare l’onda del disaster movie, preannunciando con circa tre anni di anticipo la fine del mondo.

Tutto parte dall’ormai stra-conosciuto e commercializzato calendario maya che profetizza la fine dell’attuale era [quella dell’oro], per il 21 dicembre del 2012, appunto.

L’Era dell’Oro [come già accaduto con le precedenti dell’Acqua, dell’Aria, del Fuoco e della Terra] dovrebbe concludersi con un immane sconvolgimento ambientale, portando la razza umana all’estinzione.

Che il 2012 sia diventato ormai un fine lavoro di franchising, non è una novità: trasmissioni televisive, libri, riviste, ogni forma di comunicazione mediale sembra voler mettere l’umanità al corrente delle catastrofi più probabili, basandosi su chissà quali calcoli o studi scientifici.

2012, il film, partorito da tutto questo caos mediatico, come prima scelta autoriale decide di tralasciare il già famoso calendario maya, dedicandogli solo qualche rapida incursione nei dialoghi della prima parte del film [quella pre-disaster].

Tutto parte, anche nel film, nel 2009, quando un geologo indiano, Satnam Tsurutani [Jimi Mistry], monitorando delle imponenti tempeste solari, scopre un eccessivo e preoccupante surriscaldamento del nucleo del pianeta, che avrebbe inevitabilmente portato ad una liquefazione del mantello esterno della crosta terrestre.

Lo scienziato indiano mette al corrente dei fatti l’amico e collega Adrian Helmsley [Chiwetel Ejiofor], advisor scientifico della Casa Bianca, che avverte, a sua volta, Carl Anheuser [Oliver Platt], capo dello staff del Presidente degli Stati Uniti [Danny Glover].

20121Già durante il G8 dell’anno successivo [2010], lo staff di scienziati della Casa Bianca non ha più dubbi sulla veridicità dell’imminente catastrofe planetaria, e il presidente Thomas Wilson inizia a pianificare, assieme ai capi di stato delle altre nazioni, un piano per affrontare al meglio la situazione. Una sola cosa è certa, per il subdolo Anheuser: il cataclisma dovrà rimanere segreto alla popolazione mondiale, fino a quando i potenti non saranno in salvo sulle apposite arche supertecnologiche, costruite segretamente all’interno delle dighe cinesi.

Parallelamente Emmerich sviluppa la storia di uno dei personaggi di quel popolo che non avrebbe dovuto trovare scampo alla tragedia: Jackson Curtis [John Cusack], scrittore non apprezzato di libri di fantascienza che, dopo aver ascoltato le trasmissioni radiofoniche dell’ottimo Charlie Frost [Woody Harrelson], riguardanti la prossima fine del mondo e il gioco sporco del governo mondiale, e dopo aver assistito ai primi segni della catastrofe, passerà il resto del film a cercare di portare in salvo l’ex moglie e i suoi due bambini.

Quindi, sì a grattacieli che crollano, intere strade che si sgretolano sotto gli impotenti automobilisti, enormi tsunami che inghiottono intere città, stravolgimenti dei poli terrestri e quant’altro… ma ben vengano anche scene familiari romantiche e strappalacrime, ritorni di fiamma e difficili rapporti padre-figlio.

Insomma un blockbuster che ne ingloba due, e chi s’è visto s’è visto.

2012, dalla mastodontica durata di 160 minuti, incarna nel più classico dei modi il disaster movie per eccellenza, quello che, da regola, ci riguarda tutti, ma riesce a dare spazio a momenti più individuali e intimisti, ed è lì palesemente finto e costruito secondo un rigido schema di regole precostituite.

Non accetta critiche, perché non avrebbe senso blaterare sul populismo ridondante di cui è stracolmo e sul mediocre buonismo che ne condisce i momenti salienti, strabordando in un finale ai limiti dell’osceno. Meglio ricamare sulle chicche che Emmerich regala al suo pubblico, come la presenza di un attualissimo presidente degli Stati Uniti di colore, o di un governatore californiano buffone e con trascorsi cinematografici.

Una singolare caratterizzazione viene dedicata al presidente del consiglio italiano […] che, remando contro la logica dei potenti, decide di non recarsi all’embargo sulle arche, per rimanere a pregare assieme al suo popolo, sotto il balcone del santo padre. Tutti concentrati e incravattati in maniera bigotta e buffonescamente ottocentesca [anche i bambini].

Per fortuna il palazzo del Vaticano crolla sulla folla in preghiera, togliendoli dall’empasse.

Speriamo bene.

Luca Ruocco

 

Regia: Roland Emmerich

Con: John Cusack, Danny Glover, Chiwetel Ejiofor

Sceneggiatura: Roland Emmerich, Harald Kloser

InGenere Cinema

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