“Qualche volta occorre piegare un po’ le regole per garantire la sicurezza del paese” è questo quello che pensava J. Edgar Hoover [Leonardo Di Caprio], secondo la descrizione datane da Clint Eastwood nella sua ultima pellicola.
Nelle 2 ore e 17 minuti che compongono il film conosciamo il teorizzatore, nonché creatore, del Federal Bureau Investigation, da quando l’F.B.I. era solo una folle idea di un uomo che aveva a cuore l’ordine, la pace e la stabilità del proprio paese fino a quando egli decise di mettere nero su bianco tutta la sua vita, vale a dire intorno alla fine degli anni ’50, quando il presidente in carica era John Fitzgerald Kennedy.
Una lunga carriera quella di Hoover ricca di luci ed ombre.
Quando egli era un novizio gli Stati Uniti non erano certo un posto tranquillo: i sequestri, o peggio ancora gli attentati a personaggi di spicco dell’epoca come J.P. Morgan, Rockfeller e altri, erano frequenti e le polizie dei vari stati erano spesso disorganizzate e scollegate tra loro così che un criminale che perpetrasse un crimine in uno stato, era stato quasi incensurato in un altro stato.
Hoover diede lustro al vecchio Bureau che era quasi un club senza voce in capitolo, in ambito investigativo, e senza gli strumenti, sia scientifici ma soprattutto legislativi, per poter combattere il crimine.
Evidentemente un simile stato di caos a qualcuno faceva comodo ma a Hoover, ambizioso come poche persone al mondo, non piaceva che qualcuno facesse i propri comodi alle spalle del paese perciò decise di mettere in campo tutti i metodi possibili, legali ed illegali, per far crescere il suo bureau.
Hoover sapeva che qualsiasi persona, a maggior ragione quelli che hanno fatto carriera in politica ad alti livelli, hanno qualcosa da nascondere o rimproverarsi perciò utilizzò l’arma dell’intercettazione per scoprire i segreti più inconfessabili di presidenti e personaggi di spicco della società, che potevano infastidirlo o rallentare in qualche modo la crescita di quella che era la sua creatura e ricattarli per ottenere ciò di cui aveva bisogno.
Questo in sostanza è il segreto della longevità di quest’uomo che ha introdotto il reparto scientifico nella polizia americana, ha permesso la schedatura di ogni pregiudicato tramite impronte digitali ma, soprattutto, ha consentito all’FBI di essere al di sopra di qualsiasi polizia locale, scalzando di fatto qualsiasi giurisdizione.
Eastwood ci mostra soprattutto un uomo con le sue debolezze, che può prendersi gioco di tutti ma non può continuare a mentire anche a sé stesso.
J. Edgar sotto la scorza di uomo tutto d’un pezzo svela un animo molto fragile. Egli si sente incompleto, frustrato e totalmente succube della figura imponente della madre [Judi Dench] suo unico punto di riferimento fin dall’infanzia.
La cosa interessante di questa pellicola sta proprio nell’aver rappresentato i traumi, le paure, ma anche le attitudini e il talento estremamente personali di questo uomo, che sono riuscite a ramificare talmente tanto nella sua vita, da far sembrare quasi che la nascita del F.B.I. sia dovuta ad esse e non solo alla realizzazione del suo sogno americano.
Ogni conclusione morale è lasciata allo spettatore e alla sua capacità di distinguere l’uomo dalla sua ambizione.
Personalmente ho trovato discutibile la scelta di Eastwood di far interpretare a Di Caprio il ruolo di Hoover anche da vecchio.
Paolo Corridore
Regia: Clint Eastwood
Con: Leonardo Di Caprio, Naomi Wats, Armie Hammer, Josh Lucas, Judi Dench
Uscita in sala in Italia: martedì 4 gennaio 2012
Sceneggiatura: Dustin Lance Black
Produzione: Imagine Entertainment, Malpaso
Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia
Anno: 2011
Durata: 137’