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IL MOSTRUOSO UOMO DELLE NEVI di Val Guest

uomodellenevi1Tra le creature mostruose che meglio hanno ispirato i registi cinematografici, certamente, c’è anche lo yeti [Yeti – Il gigante del XX secolo, di Frank Kramer, del 1977; Il licantropo e lo yeti di Miguel Iglesias, del 1975; Yeti, di Paul Ziller, del 2008], meglio conosciuto come uomo delle nevi.

Appartenente all’ordine dei primati, è stato, nel tempo, avvistato da vari esploratori o semplici avventurieri. Che sia vero o falso, poco importa, ma è certo che il suo fascino rimane inalterato nel tempo.

Il mostruoso uomo delle nevi [The abominable snowman], 1957, diretto da Val Guest [Il treno fantasma, 1941M; L’astronave atomica del Dottor Quatermass, 1955; …e la Terra prese fuoco, 1961], è il secondo film, dopo The snow creature, di W. Lee Wilder, del 1954, che inaugurò una lunghissima serie di opere dedicate alla figura dello Yeti.

John [Peter Cushing] ed Helen [Maureen Connell], marito e moglie, sono due esperti botanici. Insieme con Fox [Richard Wattis], loro collega, giungono in Asia per studiare alcune piante rare. Trovano ospitalità in un monastero, dove hanno modo di fare la conoscenza del Dalai Lama [Arnold Marlé], che li accoglie benevolmente. Ben presto, però, raggiunge il monastero il dottor Friend [Forrest Tucker], antropologo, accompagnato da due collaboratori, McNee [Michael Brill] e Shelley [Robert Brown]. Lo scopo della loro venuta è scalare l’Himalaya alla ricerca dello yeti. Solo John si aggiungerà alla loro nell’impresa, durante la quale, oltre a difendersi dal freddo rigido, dovranno affrontare molti pericoli.

uomodellenevi4Val Guest rende tangibile la sua passione per l’horror e la fantascienza, due binari su cui si muove agilmente, e in questo cult, che prende piede da un soggetto rivisitato di Thomas Nigel Kneale [colui che ha dato vita al personaggio del dottor Quatermass, dedicandogli ben 4 romanzi, che poi ispirò molti registi, nonché, tra le altre cose, sceneggiatore di Halloween 3 – Il signore della notte, di Tommy Lee Wallace], in precedenza adattato per il film tv The creature, 1955, di Rudolph Cartier, e qui rilavorato dallo stesso Kneale con Guest.

Il mostruoso uomo delle nevi, girato in bianco e nero, e quasi interamente presso gli studi della Hammer, che lo produce, è un film ben girato, con molti contrasti di luci ed ombre, dal ritmo veloce, che riesce ad alternare scene intense, come la scomparsa dello scimpanzé in gabbia, ad altre meno agitate, ma indubbiamente piene di suspense, come le allucinazioni di Helen o il temibile monastero tibetano, sul quale forte si staglia la figura misteriosa del Dalai Lama.

Dallo scorso 17 gennaio Il mostruoso uomo delle nevi è finalmente disponibile in DVD, distribuito da Cecchi Gori Home Video, per la collana Pulp Video, in una edizione ricca di contenuti extra ben fatti e interessanti: dal trailer originale alla still gallery, dal commento audio all’intervista a Val Guest, per arrivare al documentario dedicato alla carriera cinematografica di Peter Cushing.

uomodellenevi5Al cast tecnico, scelto con minuzia dal regista, che, come racconta egli stesso nell’intervista racchiusa nel DVD, aveva un suo montatore di fiducia, Bill Lenny [montatore di molti suoi film], si aggiunge un cast artistico con nomi importanti, che va dai due protagonisti Peter Cushing e Forrest Tucker, ad Arnold Marlè [indimenticabile il suo volto quasi sempre corrugato, e nello stesso tempo disteso], Richard Wattis e Maureen Connell, tutti molto abili e credibili nei loro ruoli. Cushing, poi, è un attore che ha brillato molto in numerosi film horror, sostenendo ben quattro volte il ruolo di cacciatore di vampiri [in Dracula il vampiro, 1958; La furia dei Baskerville, 1959; Le spose di Dracula, 1960, tutti e tre diretti da Terence Fisher, e prodotti dalla Hammer, e ancora nella serie tv Sherlok Holmes, 1964-1968,], e che certamente è stato uno dei volti di punta della Hammer Film Production, e, data la sua bravura, molto conteso dalle altre case di produzione.

La fantasia di Val Guest è creativa, e se da un lato c’è l’ossessione nei confronti delle enormi orme lasciate dalla popolazione yeti, studiate dal gruppo di scienziati, dall’altro affascina la loro capacità di provocare allucinazioni negli uomini. Molto suggestiva la scena che vede, vittima di suggestioni, prima Helen, che vede giungere in città  Kusang, la guida che accompagna gli uomini nella spedizione, privo di sensi, e poi McNee, che, impossibilitato a perlustrare le montagne perché ferito al piede da una trappola, sente un richiamo lontano che lo attrae: è il suono ammaliatore dello yeti, che poi lo scaraventerà dalla montagna.

Unica nota dolente, all’interno di un film che raggiunge alti livelli, è la comparsa dello yeti. Dapprima ci è lasciato vedere un braccio, poi, infine, il volto. Val Guest sostiene che la scelta di non svelare la sua corporatura fu dovuta proprio alla sua volontà di lasciarlo immaginare allo spettatore, ma, probabilmente, la motivazione sta negli alti costi che ne prevedevano la realizzazione.

Il finale ci lascia con una morale di non poco conto: John è l’unico a vedere lo yeti, ma non cerca di difendersi, pur potendo. Rispetta la natura dell’essere, al contrario dell’abitudine umana di sterminare il diverso.

Gilda Signoretti

 

Regia: Val Guest

Con: Peter Cushing, Forrest Tucker, Maureen Connell, Michael Brill, Robert Brown, Arnold Marlé

Durata: 86’

Formato: 16:9 2.35:1

Audio: Italiano 5.1, Italiano 2.0; Inglese 2.0

Distribuzione: CG Home video – Pulp Video [www.cghv.it]

Extra: Trailer originale; Still gallery; Commento audio del regista; Intervista a Val Guest; Documentario: I film di Peter Cushing

InGenere Cinema

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