L’uomo è abbondantemente entrato nel terzo millennio e l’eccessiva velocità con cui i singoli individui interagiscono tra loro li spinge a fagocitare tutto quello che succede senza metabolizzare bene l’accaduto.
L’ostinazione con cui l’uomo guarda al futuro, cercando di intuirne l’evoluzione, non gli permette, però, di godere appieno del proprio presente, ma allo stesso modo l’ossessiva ricerca nel passato di punti di riferimento gli impedisce di concentrarsi su se stesso per procedere a passo fermo nel nuovo millennio.
E’ proprio dalla mancanza di punti di riferimento che Matteo Rovere comincia il suo viaggio, per i 111 minuti che compongono il film Gli sfiorati [tratto dal libro di Sandro Veronesi], nell’universo dell’essere umano.
In particolare la macchina da presa segue il punto di vista di Mète [Andrea Bosca] che, insieme all’amico Bruno [Claudio Santamaria], fa il grafologo; mestiere che gli da molte soddisfazioni ma pochi soldi per campare. Bruno è un eterno disilluso sempre alla ricerca disperata di soldi e sembra, da un certo punto di vista, il più puro tra gli amici di Mète.
Egli infatti cerca di individuare, grazie alla lente d’ingrandimento del suo mestiere, dove andrà a finire la società o, quantomeno, tenta di scoprire l’orizzonte futuro che aspetta le nuove generazioni e intuisce la progressiva perdita delle certezze, dei confini, sia geografici che mentali, dell’uomo.
Tutto questo studiando la scrittura di determinate persone: gli sfiorati, appunto.
Bruno prende le distanze da questa ipotetica nuova categoria, non la giudica ne positivamente ne negativamente. Il suo è un approccio puramente scientifico; come il collezionista di farfalle egli ha una bacheca dove conserva dei “resti” scritti, che possono essere il bigliettino d’amore, l’appunto che si prende al volo durante una conversazione telefonica, oppure la semplice nota spese, dove emergono tratti di questa nuova categoria di persone.
Gli sfiorati sono coloro che si lasciano attraversare da tutto e da tutti senza afferrare nulla, ma questo non vuol dire che essi siano superficiali, al contrario, gli sfiorati vivono profondamente qualsiasi esperienza e da loro ci si potrebbe aspettare di tutto, persino un cambio improvviso di rotta nella vita.
Fondamentalmente, gli sfiorati sono delle persone dalla forte empatia che hanno bisogno di immergersi nella massa giusto il tempo di ritrovare un po’ di tepore perduto, per poi risalire in superficie alla ricerca di nuovi stimoli.
Matteo Rovere prova a fare non solo uno spaccato del periodo attuale, ma regala al pubblico una commedia con alcuni spunti di ilarità. Peccato che, fermo restando le buone intenzioni del regista, il risultato finale non riesca a cogliere più di tanto nel segno; i personaggi ci sono ma non appassionano e alla fine l’attenzione viene meno.
Questa è una caratteristica fin troppo comune nelle pellicole nostrane di questo tipo, forse è il momento di cominciare a schierarsi lanciando un messaggio forte e chiaro su quello che è il proprio punto di vista, senza timore di attacchi da parte di una certa opinione pubblica.
Paolo Corridore
Regia: Matteo Rovere
Con: Andrea Bosca, Miriam Giovannelli, Claudio Santamaria, Michele Riondino, Asia Argento, Massimo Popolizio
Uscita in sala in Italia: venerdì 2 marzo 2012
Sceneggiatura: Matteo Rovere, Laura Paolucci, Francesco Piccolo [Tratta dall’omonimo romanzo di Sandro Veronesi]
Produzione: Fandango, Domenico Procacci in collaborazione con RaiCinema
Distribuzione: Fandango Distribuzione, Rai cinema
Anno: 2011
Durata: 111 minuti