Ritorniano a parlare di Distribuzione Indipendente che, dopo il Pacchetto Viola di cortometraggi che vi abbiamo presentato qualche settimana fa [qui la recensione], continua a sfidare il saggio “nemo propheta in patria”, aiutando alcuni fra i nostri registi, di Genere e non, distintisi nell’auto-produzione o nelle produzioni lowbudget, a varcare la soglia della sala.
In questo caso, Distribuzione Indipendente accompagna uno fra i nomi più noti della nostra cinematografia indipendente horror: Ivan Zuccon, regista indubbiamente più apprezzato all’estero che nel paese natio, che più volte ha mostrato disinteresse nei confronti di una pur fiorente filmografia [sei lungometraggi dal 2000 al 2008, e un settimo in lavorazione, di cui vi abbiamo parlato qui]. Dal 9 marzo, in un circuito alternativo di 300 sale [tra cineclub, cinecircoli, cinema d’essai e associazioni culturali], Colour from the dark [2008] incontrerà, con un ritard più che quadriennale, il pubblico italico.
Girato nelle campagne del ferrarese, Colour from the dark affonda le sue radici nel racconto Colour out of space [1927] di H.P. Lovecraft, autore a cui Zuccon ha sempre dimostrato d’esser legato. Il primo e più fondamentale cambio di rotta degli sceneggiatori [Ivo Gazzarrini, oltre allo stesso regista], rispetto al racconto, è quello di trasportare l’azione in suolo italico, per raccontare una realtà a loro più conosciuta.
Un cambio non da nulla, capace di trascinare all’interno della storia lovecraftiana tutto un humus di tradizioni e credenze, tipiche del mondo contadino [italico, più che padano], mutando l’intento sci-fi diLovecraft in un mood horror-rurale, alla Avati [regista con cui Zuccon collabora da anni in qualità di montatore].
Il film è ambientato nel 1943, in piena guerra mondiale, ma il “male” universale rappresentato dal conflitto, non è il focus centrale dello script che si concentra su un “male” più individuale, subdolo e senziente, che sa rendersi invisibile per insinuarsi nel corpo della vittima prescelta, per distruggerla dall’interno.
In una vecchia casa di campagna [lo stesso cascinale in cui Tinto Brass girò il suo Miranda, come racconta la protagonista Debbie Rochon], Pietro [Michael Segal] e Lucia [Ronchon] vivono, assieme ad Alice [Marysia Kay], sorella di lei da sempre affetta da una grave patologia psichiatrica, dei frutti della loro terra.
In periodo di guerra e di carestia, i tre non hanno di che lamentarsi, nonostante gli sforzi compiuti dall’uomo, che continua il lavoro dei campi anche se con una grave malformazione ad un piede, e dalla donna, nel crescere la sorella come una figlia. Tutto trascorre, fino a quando un banale incidente nel pozzo fuori cara, non risveglia un’ancestrale presenza [quella arrivata sulla terra sul dorso di un meteorite per Lovecraft, ma che per Zuccon attendeva placida la sua vittima all’interno dell’acqua stagnante], che prenderà pian piano possesso degli abitanti del casale, divenendo, da curiosi fasci di luce sul fondale del pozzo, un pericolo ancor più concreto del conflitto mondiale.
Attraverso l’acqua, raccolta e bevuta dai tre abitanti del casale, la presenza senziente prenderà, inizialmente, possesso del corpo di Lucia [come cattolicesimo insegna, il Maligno predilige il nascondersi nel corpo delle donne e, potendo scegliere, rifiutare quella malata, perché mentalmente troppo pulita]. Tutto, all’interno di Colour from the dark, lascia pensare ad una possessione diabolica, infatti, anche se nei piani degli autori non c’era la volontà di innestare una trama da film d’esorcismo all’interno dello sci-fi lovecraftiano. Il meccanismo innestato calando la trama all’interno di una comunità contadina della metà del secolo scorso, e il continuo riferimento alla sfida che la presenza pone al dio cattolico [con superbia e arroganza, ma anche con umanità, al punto tale da sentirsi più grande del dio celebrato da quei contadini], che si manifesta con l’attacco fisico alle immagini del crocifisso [uno dei quali arriva a liquefarsi], ai regali e ai piccoli miracoli che la presenza finge di donare ai suoi ospiti [l’anormale crescita delle verdure, la guarigione del piede di Pietro e di Alice], per arrivare fino alla messa in scena di un [inutile] esorcismo di campagna [che appare, però, inutile per l’inefficienza del prete, più che per l’assenza di demoni in corpo a Lucia].
Insomma, l’aria che si respira è quella di un film demoniaco – rurale, e la cosa non dispiace affatto, anzi. I punti, però, iniziano a calare a causa di una messa in scena troppo finta, dal sapore di telenovela, soprattutto nella prima parte del film che, come è ovvio, trova felice completamento dal momento in cui la cattiveria della presenza inizia a manifestarsi.
All’interno di una divisione in giorni della settimana [da lunedì a domenica], assistiamo alla presa di possesso del “colore venuto dall’oscurità” del casale e delle vite degli uomini che ci gravitano attorno: la più bella e riuscita delle intuizioni di Zuccon è il fatto di far assistere ad un appassimento generale dalla prima e fiorente parte del film, per giungere poi a quella smunta e conclusiva, dove dalla fotografia e dai torni accesi e solari iniziali, in cui si arriva ad una colorazione pallida ed esangue, e la posseduta scream queen Debbie Rochon, avvizzisce a vista d’occhio tramutandosi in una sorta di morta vivente. Riuscito anche il rapporto simbiotico che esiste tra Alice e la sua bambola di pezza, che diventa il suo periscopio per rapportarsi con il mondo esterno.
Gli effetti speciali digitali [quasi sempre fenomeni luminosi che rivelano la presenza della “cosa”, non sono granché [ma va tenuto conto che si sta trattando di un film del 2008 con circa 100.000 euro di budget], mentre a riscaldare il cuore degli appassionati ci pensano gli effetti speciali di Massimo Storari [uno su tutti, il meraviglioso occhio che appare sotto la pelle del viso cha la bella Ronchon si incide, smaniosa, nella tinozza da bagno, probabilmente un ibrido tra le due tecniche effettistiche].
Il film, girato in lingua inglese per andare incontro al mercato estero, da sempre più ben disposto alle produzioni di Zuccon, sarà distribuito in lingua originale con sottotitoli in italiano.
Chi non avesse modo di vedere Colour from the dark in sala, potrà rivolgersi alla Own Air [www.ownair.it] che parallelamente a Distribuzione Indipendente, distribuisce il film online.
Luca Ruocco
Regia: Ivan Zuccon
Con: Debbie Rochon, Michael Segal, Marysia Kay, Gerry Shanahan
Uscita in sala in Italia: venerdì 9 marzo 2012
Sceneggiatura: Ivo Gazzarrini, Ivan Zuccon
Produzione: Studio Interzona
Distribuzione: Distribuzione Indipendente
Anno: 2008
Durata: 92’