Eddy Endolf è tornato: Il tormento senza fine di un innocente dagli occhi verdi.
Italia, 1987. La giovane casa di produzione Compagnia Artisti Riuniti, che fino ad allora si era occupata prettamente di messe in scena teatrali, è pronta a distribuire l’opera prima [in campo cinematografico] di Marco Antonio Andolfi, forte di un contributo statale che gli riconosce un “chiarissimo” interesse culturale nazionale. Il film in questione è La croce dalle sette pietre, che si rivelò al pubblico delle sale ufficiali solo per qualche giorno, poi fu subito messo a tacere. L’Italia non era ancora pronta.
A niente Le erano serviti gli anni di esposizione alle emanazioni della gloriosa industria del cinema di Genere.
O, forse, il cinema di Genere stava solo passando di moda. Ma il giovane Andolfi, all’epoca un ragazzo di trent’anni, proprio da quel modo di intendere il cinema era rimasto evidentemente segnato, e in La croce dalle sette pietre ne innalza una summa, mentre, contemporaneamente, ne annuncia la fine.
La croce è la perfetta alchimia di horror, poliziottesco, commedia sexy e mafia movie, e Marco Antonio Andolfi risulta un perfetto stregone, intento a mescolare gli ingredienti della sua pozione magica, senza sapere quale esplosione avrebbe causato: Marco Sartori, un giovane ragazzo romano, si trova vittima di uno scippo a Napoli. Due ignari ‘mariuoli’ gli strappano dal collo il talismano [la croce dalle sette pietre] che sua madre [fissata e adoratrice di Satana] gli aveva donato da bambino, e che era l’unico modo per frenare il demone bestiale che gli dormiva dentro. Sartori si ritrova a dover combattere contro la sua seconda essenza. Suo padre è, nientemeno, che il demonio Aborym, sorta di mostro scimmiesco, che aveva concupito la madre durante una messa nera.
Un salto di vent’anni esatti, durante i quali Andolfi rimugina sulla sua opera prima; ricerca la forma perfetta. Pensa di averla trovata in Talisman, dove accosta al male di cui è vittima il giovane protagonista, un Male più importate, che è causa delle sofferenze di tutto il Mondo, e dell’Africa. Ma Andolfi non si ferma, non è ancora arrivato dove voleva.
Italia, 2007: Riecco Aborym. Andolfi riaffronta il suo demone, in una nuova forma cinematografica, il mediometraggio. 30 minuti di visionaria poesia, in cui il regista tira le somme dell’esistenza di Marco Sartori, che qui diventa Eddy [personaggio e creatore sono ora un’unica cosa. Eddy Endolf, è infatti lo pseudonimo da lui spesso usato].
Lo ritroviamo uomo maturo, ma mai invecchiato; stanco della maledizione che pende sulla sua testa da troppi anni, per colpa dei peccati carnali di sua madre. Riecco Aborym cerca di fare ordine sulle vicende legate al talismano: è un enorme peso sulla coscienza per Eddy, un fastidioso orpello per la frivola compagna del protagonista, ma è soprattutto l’unica cosa che possa salvare l’Africa dalla fame, dalle pestilenze e dalle guerre fratricide.
Il film è un mosaico morboso e scomposto, che avvicenda scene di vita quotidiana [con protagonista Eddy Endolf senior], grandi flashback infernali [con protagonista Eddy Endolf junior] e parentesi di disastri mondiali [catturati dall’obiettivo andolfiano, durante i tanti viaggi della vita]. Nel cast, corale e appassionato, un mio cameo [nella parte del topo d’appartamento dell’est-europa], coadiuvato da sordidi compari da sempre schierati dalla parte “del Genere” e combattenti della causa andolfiana.
Sarebbe il caso di aprire qui qualche parentesi quadra sul tema del so bad that is so good, ma rimandiamo il tutto ad una prossima chiacchierata proprio con Eddy.
E’ tornato. Dopo di lui il nulla.
Luca Ruocco
Regia: Marco Antonio Andolfi
Con: Eddy Endolf senior, Eddy Endolf jr., Margherita Di Sarno
Sceneggiatura: Marco Antonio Andolfi
Produzione: Compagnia Artisti Riuniti
Anno: 2007
Durata: 30’
Trailer: