Lei vive con suo figlio e marito in un prestigioso appartamento di fronte agli eleganti Giardini del Lussemburgo… Lui vive con suo figlio nel retro di un furgone. Lei dirige un’importante fondazione per l’arte contemporanea… lui sbarca il lunario con lavoretti saltuari e con i sussidi dell’assistenza sociale. Lei ha fatto sette anni di università… lui sette di galera. Lei ha rapporti stretti con il Ministero della Cultura e delle Arti… lui ha rapporti stretti con ogni singola bevande alcolica che gli capiti a tiro. A lei piace il dibattito intellettuale… a lui piace il sesso occasionale con donne dai grossi seni.
Sono agli antipodi… e non sopportano l’una la vista dell’altro. Per di più non avrebbero mai dovuto incontrarsi, ma i loro figli sono inseparabili… Alla fine, capiranno una volta per tutte il perché.
Basta scorrere queste sostanziali differenze per farsi una ragione su quanto diverse e inconciliabili siano le vite dei due protagonisti della storia al centro dell’ultima fatica dietro la macchina da presa di Anne Fontaine: Il mio migliore incubo!
Viene da pensare all’istante a binari che scorrono parallelamente e che a un certo punto si incrociano in un interscambio. E da quel momento in poi il viaggio continua insieme.
Di questa strana e bizzarra alchimia si sono nutrite cinematografie intere e a tutte le latitudini, quindi non si può di certo annoverare tra i meriti della pellicola un carattere di originalità. Nel film diretto dalla regista di Coco Avant Chanel si fa leva proprio sugli stereotipi che hanno alimentato e continuano ad alimentare la classica commedia degli equivoci a sfondo sentimentale. Quella firmata dalla cineasta francese aggiunge a una base drammaturgica che strizza chiaramente l’occhio all’intramontabile Paper Moon di Peter Bogdanovich, una certa dose di politicamente scorretto e molesto che, grazie al buon senso e al buon gusto degli autori della sceneggiatura, per fortuna si arresta alla goliardia e non scade mai nella volgarità gratuita. Ed è proprio questo dejà vu [torna alla mente anche La tenera canaglia di John Hughes] che rende storia e personaggi prevedibili a non permettere all’opera di decollare totalmente. Tuttavia si ride e si sorride di gusto quando a prendere in mano la situazione ci pensano gli interpreti, in primis la coppia protagonista formata da un’inedita Isabelle Huppert in chiave comica e il solito simpaticissimo Benoît Poelvoorde che abbiamo potuto apprezzare nel recente Niente da dichiarare?.
Ma quella di attaccarsi con le unghie e con i denti alle performance dei suoi attori è del resto una costante nel cinema della Fontaine, alla quale va riconosciuto soprattutto il merito di saperli dirigere con attenzione e sensibilità [Nathalie docet]. C’è da chiedersi però se questo un giorno verrà meno [speriamo di no ovviamente], cosa sarà dei suoi film?
Francesco Del Grosso
Regia: Anne Fontaine
Con: Isabelle Huppert, Benoit Poelvoorde, André Dossollier
Uscita in sala in Italia: venerdì 30 marzo 2012
Sceneggiatura: Anne Fontaine, Nicolas Mercier
Produzione: Ciné@, Maison de Cinema, F.B. Productions, Pathé, M6 Films, Entre Chien et Loup, Artémis Productions, Radio Télévision Belge Francophone [RTBF], Belgacom
Distribuzione: Bim
Anno: 2011
Durata: 103’