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METROPOLIS di Fritz Lang

metropolis1Tra i tanti preziosi titoli Home Video distribuiti da Ermitage Cinema non poteva mancare certo Metropolis, capolavoro appartenente al cinema muto, firmato dal celebre regista e sceneggiatore Fritz Lang [Il dottor Mabuse, 1922; I nibelunghi, 1924; M – Il mostro di Düsserdolf, 1931], del 1927, ispirato al romanzo omonimo del 1912 di Thea Von Harbou [che dieci anni dopo sposerà il regista], alla cui sceneggiatura Lang e la stessa scrittrice si dedicarono nel 1924.

L’edizione proposta da Ermitage si rivela preziosissima per due motivi: intanto perché permette di godere la visione del film nel suo originale montaggio e nella sua straordinaria qualità visiva, in seguito al ripristino della pellicola effettuata prima dall’esperto cinematografico e restauratore tedesco Enno Palatas, e in seguito ripresa e supervisionata da Martin Koerber, e poi per la peculiarità dei contenuti speciali, che spaziano dal commento storico di Enno Patalas, al minuzioso documentario Il Caso Metropolis, sempre da lui curato, per giungere alla lezione di Koerber che racconta i passi salienti dell’operazione di smontaggio e ri-montaggio del film, per poi concludere con il prezioso contenuto dedicato alle gallerie fotografiche, che comprendono le foto di scena, le scene andate perdute, i bozzetti creati dalla mente del geniale scenografo Erich Kettelhut, ai disegni dei costumi, realizzati da Aenne Willkamm [che proprio sul set del film conoscerà Kettelut, con il quale convolerà a nozze], ai manifesti dell’epoca.

Un’edizione, quindi, davvero imperdibile, considerato il valore del film, poco apprezzato all’epoca della sua uscita anche dai critici più influenti, e in seguito considerato un capolavoro, precursore del filone cinematografico fantascientifico, e certamente uno dei film più autorevoli della storia del cinema muto, costato circa sei milioni di marchi, e che ha impegnato un numero impressionante di tecnici e comparse, in un periodo compreso tra il 22 maggio 1925, data di inizio riprese, all’ottobre 1926.

metropolis2Metropolis è città costruita su due livelli: i lugubri sotterranei, dove vivono in condizioni pietose gli operai con le loro famiglie, e dove sono state edificate le industrie, e l’elegante e sfarzoso piano superiore, dove vivono i ricchi. A capo della città vi è John Fredersen [Alfred Abel], il governatore-ditattore, padre di Freder [Gustav Fröhlich], un ragazzo molto viziato, circondato dagli sfarzi e da tante donne. Un giorno Freder ha una visione: vede Maria [Brigitte Helm], una maestra elementare che insegna ai bambini svantaggiati nei sotterranei, che lo esorta a scendere con lei, per notare le pessime condizioni in cui vivono gli uomini, e ciò per colpa della malvagità del padre. Freder, stregato dalla bellezza della donna, e dalla sacralità che la sua figura ispira, raggiunge i sotterranei, e, nel vedere un operaio quasi privo di sensi abbracciare disperatamente la macchina, si tormenta, e, turbato, gli presta soccorso e ne prende il posto. Scioccato, fa visita al padre, al quale chiede di intervenire immediatamente, ma senza ricevere ascolto. Venuto a conoscenza delle riunioni private degli operai, alle quali partecipa anche Freder, John si consiglia con Rotwang [Rudolf Klein-Rogge], un inventore solitario che vive a Yoshiwara, intento alla creazione di un robot, probabile sostituto dell’uomo, che lo porta nei sotterranei. Qui John scopre lo scambio di mappe segrete tra gli operai, e comprende che si tratta di piantine che circoscrivono l’arrivo alle catacombe. L’unico modo per allontanare Freder dalla popolazione operaia è rapire Maria, clonarla nel robot, con cui verrà confusa dagli operai che, incitati da essa a usare violenza contro il potere, cominciando proprio dalla distruzione delle macchine. Il disastro sta per avvenire, e solo la prontezza di Freder e Maria scongiureranno il peggio.

metropolis4Indiscutibilmente uno dei massimi esempi del cinema espressionista [Lang studiò architettura e pittura espressionista, prima di darsi al cinema per rappresentarla], anticipato nel 1920 da Il gabinetto del dottor Caligari di Robert Wiene, e considerato da Patalas il film della nuova oggettività, Metropolis è un film visionario, d’avanguardia, che unisce all’esperienza e alla ricerca di originalità di Lang la vitalità e sperimentazione dell’effettista speciale Ernst Kunstumann, la fotografia di Eugene Shüfftan [creatore del cosiddetto “effetto Shüfftan”, fondato sulla creazione di specchi inclinati a 45 gradi, che riflettevano fondali dipinti, con lo scopo di realizzare immaginari paesaggi urbani], l’architettura possente di Edgar G. Hulmer, ispirata all’architettura americana, fatta di grattacieli imponenti e luminosi, come voluto da Lang e Erich Pommer, produttore dell’AFA, ai massicci allestimenti scenografici firmati da Kettelut, Otto Hunte e Karl Vollbrecht. Molto elementare la sceneggiatura, al di là del messaggio morale che si vuol dare, teso ad evidenziare l’enorme differenza tra ricco e povero, tra schiavo e padrone, tra la macchina dominatrice e l’uomo, e alla possibilità che vi sia una mediazione tra le due classi sociali, mirata a creare un incontro pacifico, per il bene della società, che si avrà nel finale, in cui Freder farà da mediatore tra il padre e Grot [Heinrich George]. Si è consolidato quindi l’aforisma con cui si dà inizio al film: il cuore è il mediatore tra cervello e mani.

Gilda Signoretti

 

Regia: Fritz Lang

Con: Alfred Abel, Gustav Fröhlich, Brigitte Helm, Rudolf Klein-Rogge, Heinrich George

Durata: 118’

Formato: 1:1,33

Audio: Musiche originali di Gottfried Huppertz in Dolby Digital 5.1 & Stereo

Distribuzione: Ermitage Cinema [www.ermitage.it]

Extra: Commento dello storico del cinema Enno Patalas; Il caso Metropolis; Matropolis prima e dopo: il restauro del film; Gallerie fotografiche; Cast tecnico e artistico.

InGenere Cinema

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