Con una struttura molto classica, formata da un preponderante corpo di interviste, alternato ad inserti di repertorio, sequenze filmiche e foto personali e di backstage, si presenta il documentario Roman Polanski: a film memoir [2012], firmato da Laurent Bouzereau, grosso nome nel mondo della produzione documentaristica finalizzata proprio all’industria cinematografica, per cui realizza da anni video di interviste e making of [alcuni dei quali realizzati per Stephen Spielberg].
E ad un classico e freddo bio-documentario potrebbe far pensare, di primo acchito anche questo Roman Polanski: a film memoir, se non fosse per che la materia trattata: la vita del regista di Per favore non mordermi sul collo! [1967].
Nel 2009 Polanski, appena arrivato in Svizzera per ritirare un premio alla carriera, all’interno di un festival locale, viene fermato dalla polizia, sotto richiesta del governo degli Stati Uniti, in relazione ad un mandato di arresto pendente dal 1977, in cui lo si vedeva accusato di aver abusato di una minorenne.
Dietro pagamento di una cospicua cauzione, il carcere viene convertito in arresti domiciliari. La casa di Gstaad diventa per alcuni lunghi mesi una confortevole prigione, all’interno della quale si incontreranno il regista Bouzereau, coadiuvato da Andrew Braunsberg, produttore di alcuni dei film di Polanski e suo grande amico, qui nella veste di intimo intervistatore.
Dagli incontri fra i due, prende il via un lungo e frastagliato flashback, caratterizzato da un marcata alternanza di momenti negativi e positivi, che taglia trasversale la vita del regista e quella dei protagonisti dei suoi film.
I racconti di Polanski prendono corpo nella Cracovia della Seconda Guerra Mondiale dove, aiutati da foto d’epoca e video di repertorio, il regista condivide con lo spettatore il suo passato di giovanissimo ebreo, e l’assurda epopea di un popolo si riflette in quella della sua famiglia, e in quella di amici e conoscenti rinchiusi nello stesso ghetto, prima di sgorgare all’interno di quello che Polanski considera il suo film più importante: Il pianista [2002].
Roman Polanski: a film memoir dipinge un attento ritratto del regista polacco, raccontandone l’avvicinamento al cinema come spettatore, prima, e come attore, poi, amato dai giovani registi esordienti, ma più volte rifiutato da scuole di recitazione, fino alla scoperta della strada della regia.
Polanski si dona completamente al suo pubblico, non lesinando di raccontare momenti tragici, come la tragica uccisione della moglie Sharon Tate, rimpianti, ricordi, ma anche la pienezza finalmente raggiunta nel presente.
Un lavoro molto utile anche per capire quanto un regista riesca ad inserire sé stesso in un suo film, pur senza scegliere la via dell’auto-biografico.
Luca Ruocco
Regia: Laurent Bouzereau
Uscita in sala in Italia: venerdì 18 maggio 2012
Produzione: Anagram Films, Casanova Multimedia
Distribuzione: Lucky Red
Anno: 2012
Durata: 94’