Dopo diversi falsi allarmi e una pausa lunga dieci anni, Barry Sonnenfeld richiama alle armi il granitico Tommy Lee Jones e lo scanzonato Will Smith. La divisa è sempre la stessa, un completo nero con camicia bianca e occhiali da sole a lenti scure; la missione da portare a termine ha sempre a che fare con la sicurezza del pianeta Terra, e con qualche etnia aliena che minaccia l’incolumità dell’intera razza umana.
Ritornano gli uomini in nero che, dopo esser riusciti ad ostacolare una blatta interstellare intenta ad impossessarsi di una galassia nascosta proprio sulla Terra, [Men in Black, 1997] e aver salvato l’erede dalla principessa Zartha dalle grinfie della malvagia Seerlena [Men in Black II, 2002], dovranno vedersela con l’ennesimo villain extra-terrestre, Boris l’Animale [Jemaine Clement], appena sfuggito dalla prigione lunare in cui scontava la condanna relativa all’arresto portato a termine proprio dall’agente K [Jones] alla fine degli anni ’60, e deciso a consumare rapidamente il freddo piatto della vendetta.
Fin qui ben poco di nuovo, se non fosse che l’infido Boris, che nello scontro a fuoco con K perse definitivamente un braccio, non si accontenta di restituire il favore, e armato di infinito rancore e dell’aracnoide parassita spara-aculei che dimora nella sua mano, riesce a scovare una macchina del tempo per ritornare nel 1969 e far fuori K, per cancellarne l’esistenza negli anni a venire, e non permettergli di difendere la Terra dall’invasione della sua guerrafondaia razza.
J [Smith], nel 2012, sarà l’unico essere vivente che sembrerà accorgersi della scomparsa del collega, a cui è legato da un profondo rispetto, nonostante dopo diversi anni di stretta collaborazione K non gli abbia permesso di conoscerlo davvero. Per rimettere tutto a posto, e per salvare per l’ennesima volta il pianeta, J si catapulterà nel 1969, per proteggere il giovane K [interpretato da un perfetto Josh Brolin] dall’attacco mortale di Boris.
Al mood tipico delle scorse avventure degli uomini in nero, si aggroviglia una tematica che sembra presa in prestito da un’altra serie cinematografica, quella di Ritorno al futuro, e l’ibridazione riesce a ridare nuova linfa vitale alle vicende dei MIB.
Il film gioca con un buon ritmo, un discreto utilizzo della tecnica 3D, e con una regia roboante, sin dai primi minuti, nella sequenza di sparatoria ambientata all’interno di un ristorante cinese; mentre l’ironia che marchiava gli altri due capitoli è rinforzata proprio dallo spostarsi del piano temporale: nel 1969 J dovrà vedersela con i pregiudizi che ancora caratterizzavano i difficili rapporti, in USA, tra la comunità bianca e quella nera, per arrivare a demolire icone del calibro di Andy Warhol.
Altro punto a favore è che Men in Black 3 scava ben a fondo nel passato dei protagonisti, permettendo ai fan, per la prima volta, di guardarli da prospettive differenti e più intime, e molto piacevole risultano gli sfasati rapporti di coppia tra un J preoccupato e protettivo e un giovane K, ancora non del tutto burbero e monolitico.
Ottima ulteriore prova per Rick Baker, che cura per la terza volta la creazione delle varie razze extra-terrestri, e regala ai visitatori della Terra degli anni ’60 una aspetto che omaggia le creature aliene di classici della fantascienza.
Men in Black 3 si piazza, a livello di riuscita filmica, direttamente dopo il primo capitolo, vendicando la pochezza del numero due.
Luca Ruocco
Regia: Barry Sonnenfeld
Con: Will Smith, Tommy Lee Jones, Josh Brolin
Uscita in sala in Italia: mercoledì 23 maggio 2012
Sceneggiatura: Etan Cohen
Produzione: Columbia Pictures, Hemisphere Media Capital, Amblin Entertainment
Distribuzione: Warner Bros. Pictures
Anno: 2012
Durata: 105’