Opera seconda del regista Francesco Campanini [Il solitario, 2008], La casa del vento dei morti [2012]è una delle poche opere indie completamente italiane ad aver raggiunto le sale, seppur con ovvie restrizioni distributive relative al budget.
Scritto da Luca Magri [che ne interpreta anche il personaggio principale] e Chiara Agostini, La casa del vento dei morti, ambientato negli anni ’40 in territorio parmense, è la storia di Attilio [Magri, appunto], un giovane attore caduto in bassa fortuna e ormai lontano dai fasti che, grazie ad una non sincera vicinanza col Regime, era riuscito a raggiungere. Per coronare i suoi piani di continuare a condurre una vita agiata, fuggendo all’estero con la prostituta di cui è innamorato, Attilio organizza una rapina, insieme adaltri tre disgraziati: Ugo, un ex detenuto uxoricida [Francesco Barilli, il regista de Il profumo della signora in nero, 1974]; Ciccillo [Marco Iannitello], un giovane immaturo, rimasto scioccato dalle brutture della guerra; ed Eurigio [Adriano Guareschi], che tira a campare improvvisando per le piazze dei paesi spettacoli in qualità di uomo più forte del mondo.
Qualcosa va storto: Eurigio viene colpito allo stomaco e Attilio è costretto a finirlo, prima di continuare la fuga, a piedi, attraverso fiumi, boschi e montagne; come se non bastasse, Ugo, irascibile e dal grilletto facile, fredda a colpi di fucile due cacciatori, colpevoli solo d’aver riconosciuto l’ex attore.
Una fuga lungo una via irrorata di sangue che, però, sembra prendere la piega giusta quando i tre superstiti raggiungono la “casa” del titolo.
Una casa abitata da un clan di sole donne, dedite all’agricoltura, per un momento pare essere il posto migliore dove fermarsi un po’ a riposare, ma varcare la porta di quella casa sarà, per i tre uomini, come aver varcato la soglia dell’inferno.
Dalle dichiarazioni di regista e sceneggiatore, il film nasce dal comune desiderio di valorizzare il proprio territorio di origine,quello parmense, e di provare a trasporlo al cinema, trattandolo proprio come uno dei protagonisti della storia. Punto in cui il lavoro registico sembra trovare la sua forza è proprio il lavoro sul territorio e i set naturali, scegliendo di non relegarli a semplici sfondi delle azioni dei tre fuggiaschi, ma cadenzando tutto il film di inquadrature atte proprio a compiere lo scarto per elevare la natura, che i rapinatori attraversano pensandola inerte, per renderla, invece, fredda testimone oculare della violenza da loro prima perpetrata e poi subita.
Pur richiamando grazie al titolo tutta una trafila di film, anche made in Italy, che rintracciavano proprio nella casa il fulcro delle azioni negative da narrare, il film di Campanini assume un andamento lento e arriva alla casa come culmine, luogo infero, in terra, dove scontare una sorta di contrappasso. E se proprio si dovesse cercare di collegare La casa nel vento dei morti alla passata cinematografia di Genere italiana, per i ritmi, oltre che le ambientazioni, lo si potrebbero apparentare con l’horror padano del primo Pupi Avati.
Gli autori scansionano all’interno del film tre differenti Generi, partendo dal noir per arrivare con organicità al thriller più cruento, con venature horror.
La casa nel vento dei morti, pur non privo di difetti [alcune interpretazioni un po’ stonate, soprattutto, ma anche il ritmo che a volte si dilata in maniera poco piacevole], dimostra l’abilità di un team che, a fronte di un basso budget, è riuscito a portare a termine un’opera costruita più che dignitosamente, e che guarda palesemente al passato.
Oltre a vantare la presenza di Francesco Barilli all’interno del cast, il film comprende anche una sequenza firmata proprio dal regista di Pensione Paura [1977].
Luca Ruocco
Regia: Francesco Campanini
Con: Luca Magri, Francesco Barilli, Marco Iannitello, Nina Torresi, Sara Alzetta
Uscita in sala in Italia: venerdì 27 aprile 2012
Sceneggiatura: Luca Magri, Chiara Agostini
Produzione: Francesco Campanini
Distribuzione: Campanini Francesco – Produzioni Cinematografiche e di Video
Anno: 2012
Durata: 86’