Sabato 23 Giugno, in occasione della prima serata del Fantafestival 2012, la Casa del Cinema di Roma si è vestita di un abito nuovo, inusuale. Il programma della prima sera di Panorama Italia del XXXII Fantafestival, in Sala Deluxe, prevedeva, infatti, la proiezione del film 6 giorni sulla Terra, diVaro Venturi [di cui via abbiamo parlato numerose volte, qui ad esempio], del 2011. Il film, che potrebbe con pochezza essere scambiato per un qualsiasi titolo sci-fi [che già “qualsiasi” non sarebbe, visto che si tratta di un’auto-produzione made in Italy, Paese che da sempre s’è dimostrato fretto al contagio fantascientifico], può in verità essere considerato il primo tassello di un nuovo Genere cinematografico [in realtà di intendere impulsi esterni non solo mediali], che il regista ha battezzato realscienza. Vi rimandiamo alla nostra recensione di 6 giorni sulla Terra, che comunque non smette, vivaddio, di attrarre il pubblico e far discutere.
La potenza visiva e, soprattutto, sensoriale di 6 giorni sulla Terra è incredibile, e si unisce a tutta una serie di segnali ed elementi derivanti dalla mente acuta ed estremamente originale di Varo Venturi e di Corrado Malanga, scienziato ed eminente studioso del fenomeno delle abduction e, a voler seguire la lenza, si carica della valenza delle singole vicende personali di tutti quegli addotti che, prima a Malanga e poi a Venturi hanno affidato le proprie singole “verità”.
6 giorni sulla Terra è un film magnetico per lo spettatore, e che non ha l’arrogante presunzione di far cambiare idea ai più riottosi circa l’esistenza di altri esseri sul pianeta Terra e sugli altri pianeti, di punto in bianco. Venturi mostra, deduce, riflette, tira le somme, ma non vuole plagiare, modus operandi dei poteri forti. 6 giorni sulla Terra è un film che trasmette messaggi ed emozioni, che la coscienza dello spettatore immagazzina [consciamente e inconsciamente, e probabilmente meglio con differenti visioni]; un film che non ha bisogno di vestirsi di effetti speciali o di esplodere in funambolici exploit narrativi, proprio perché non cerca di incantare con il bel-falso, ma di far percepire verità e idee di cui si fa portatore.
Concluso il film, le cui vicissitudini post-uscita in sala son ben note, la serata è proseguita con l’attesissima conferenza chiamata [ironicamente] Una serata con gli alieni, alla presenza di Mauro Biglino, studioso di storia delle religioni, traduttore di larga fama, che ha lavorato su molti testi sacri, compresa la Bibbia, traducendo dall’aramaico, dal greco antico, dal latino, e Riccardo Tristano Tuis, musicista, scrittore e ricercatore di scienze soniche.
La vastità delle tematiche trattate non ha impedito al folto e interessato pubblico presente di mantenere concentrazione o lucidità, tanto che, una volta abbandonata la sede, l’incontro è inaspettatamente continuato al di fuori dell’edificio, in una cornice scenografica naturale, Villa Borghese, appunto, che si è prestata perfettamente al gioco, all’interno di una nottata che non voleva finire.
“Gli alieni non arriveranno dal cielo, sono già dentro di noi.”. Varo Venturi si domanda, sarcasticamente, perché sia ancora così difficile ammette l’esistenza di forme di vita “altre”, se lo stesso uomo è a sua volta portatore di differenti universi fatti di microrganismi viventi, all’interno del suo corpo.
Il nostro corpo, in fondo, è un contenitore che può essere occupato. Chi sono gli addotti? Come si muovono? E la frequenza 6.66 Hertz, non udibile ma percepibile? In cosa si distingue dagli 8 Hertz?Perché crea una risposta negativa, producendo dei fastidi al nostro corpo e alla nostra mente?
Gli esseri umani, dopotutto, sono produttori e ricettori di frequenze e vibrazioni, note all’interno di una sinfonia cosmica.
E che mistero si cela dietro il popolo degli Annunaki, e qual era il loro rapporto con i Sumeri?
Gli scritti antichi possono, se analizzati da esperti come Biglino, fornire delle risposte a tanti enigmi, sempre tenendo presente che ciò che è riportato in essi potrebbe anche essere frutto di fantasia [ne abbiamo parlato qui]. L’importante, a questo punto, è che la traduzione non sia interpretativa, ma letterale. Si può scoprire così che Elohim non è la parola di genere singolare tradotta nella Bibbia come “Dio”, ma indica invece una pluralità, e quindi riporta al concetto politeistico delle divinità, concretizzandosi, poi, in un popolo enormemente più evoluto del nostro, che visitò il nostro pianeta dando inizio alla razza umana. Gli Adam, invece, letteralmente “quelli della Terra”, cioè gli uomini, sono stati creati proprio con il loro “zelem”: attraverso l’inserimento, all’interno del codice genetico dei primi ominidi di un “qualcosa” estratto da quello della razza di visitatori [DNA?].
Potremmo andare ancora avanti, e provare a rispondere al quesito posto da Tristano Tuis: Osserviamo realmente gli oggetti presenti nella nostra realtà? O osserviamo piuttosto gli impatti della luce sugli oggetti, ovvero un riflesso dell’oggetto stesso?
E continuare ancora con l’analisi del concetto di fusione nucleare, che non riusciamo a creare in quanto non ci è dato il dono di toccare realmente il protone e il neutrone, ma solo di fermarci alla superficie di un oggetto o di una persona. Quanta parte dell’universo è a noi sconosciuta e come determiniamo la realtà? Cos’è l’ipercoscienza? Come percepiamo e misuriamo il tempo? Einstein a tal proposito sosteneva che il tempo è la quarta dimensione, uno spazio percepito a metà. Il tempo è percepito solo a metà. È un’idea astratta, che determiniamo dal movimento del sole nello spazio. È un’astrazione.
Questi e altri argomenti sono stati dibattuti durante la serata, e ci auguriamo che presto altri incontri, catalizzatori di conoscenze come questo, possano produrre “note stonate”, per tentare di svelare la tropo coperta ipercoscienza umana.
Gilda Signoretti, Luca Ruocco