[InGenere Cinema]: Come nasce l’idea di questo vostro film a episodi? E perché la scelta è caduta su Edgar Allan Poe?
[Domiziano Cristopharo]: L’idea del film è nata quasi scherzando, all’interno di una manifestazione a tema horror… eravamo vari esponenti, emergenti e non, e si facevano gli stessi discorsi di sempre: dovremmo fare qualcosa tutti assieme, dovremmo unirci invece di essere tutte entità a sé stanti, l’unione fa la forza, vogliamoci bene, ecc. ecc.… Soliti discorsi di circostanza, non è la prima volta, né sarà l’ultima in cui li sentivo. Così, con Pianigiani presente, lanciammo una sfida: “invece di parlare, facciamolo”.
Oggi con i mezzi digitali a disposizione si improvvisano tutti registi, si son abbattuti i costi… per noi che siamo del settore, che ci vuole a metter su in un week end un corto di 5 o 6 minuti? Cadde il silenzio. Qualcuno disse prontamente “ci sto” come Giacomelli… altri avanzarono dubbi: “Senza una storia come si fa..?”. E allora dissi: “Facciamo Poe, è fuori diritti, è un classico e così tutti han già un soggetto buono da cui partire. Unica richiesta: partire da Poe, e non mettere in scena Poe. Questa era la sfida: niente soldi, un week end per girare e un soggetto da cui tirare fuori la propria visione filmica.
[ING]: Un progetto come “P.O.E.”, che vede al suo interno la collaborazione di quindici registi internazionali, con uno zoccolo duro, fatto di una grossa selezione dei nostri registi indipendenti, è un episodio di per sè importante. Come credi sia stata letta questa esperienza dal pubblico e dalla critica?
[DC]: P.O.E. raccoglie 15 registi per 13 episodi. Ma non lo definirei uno zoccolo duro… molti son alle prime esperienze, molti vengono da altri generi, come Manuela Sica, regista di stampo prettamente Nouvelle Vague [infatti si è formata e vive in Francia], o Rosso Fiorentino, documentarista storico. Mi piaceva l’idea di rappresentare l’underground attraverso vari esponenti e non puntare solo sull’horror. P.O.E. non è un horror, ma come dice il titolo [Poetry Of Eerie] indaga sulla poetica e la poesia del lugubre. I 13 episodi non sono quelli preventivati nella prima formazione del film… molti registi si son succeduti e scambiati di posto. Avevamo scelto di essere in 13 per un fattore di numerologia scaramantica, ma al primo giro più della metà lasciarono il progetto o svanirono nel nulla promettendo di consegnare l’episodio [senza farlo mai]. Devo dire che rimasi molto male dal comportamento di certe persone… ma alla fine meglio così. La loro dipartita ha lasciato posto a persone più serie e riconoscenti.
Come viene accolto il progetto? Bah… all’estero benissimo, abbiamo avuto l’anteprima a Nizza accolti da grande calore. Siamo stati distribuiti subito da una label prestigiosa come ELITE [il dvd è disponibile dal 19 giugno]. Qui da noi il pubblico si aspetta un horror con sangue e budella, pur sapendo che il film non ha mai promesso nulla del genere. La critica come sempre spara a zero, per dimostrare che, loro, Poe lo conoscono benissimo e che il film non rispecchia le sue storie. Quanto son colti e bravi, i nostri critici… ma noi non volevamo metter in scena Poe, lo abbiamo sempre dichiarato. Abbiamo solo voluto ispirarci a delle sue storie per narrarne altre. Molti colleghi ci han ostacolato e boicottato… questa unione, invece di far gioire molti, sembra li abbia spaventati, mentre altri si son sentiti esclusi, e la cosa mi fa sorridere. Io non vengo invitato a collaborare a tutti i film dei miei “colleghi”, e non me la prendo. Non vedo perché qualcuno se la debba prendere se non rientra in un progetto mio! Del resto ho dato spazio a 14 persone oltre me, non potevo mettere in piedi una serie tv o un film di 4 ore!
[ING]: Quali aspetti accomunano tutti gli episodi di P.O.E. che sono stati girati?
[DC]: L’unica cosa che accomuna i tredici episodi è la libertà di reinterpretare Edgar Allan Poe. Ognuno era libero di ambientarlo dove voleva e realizzarlo come voleva. Poe stesso è l’unico latente legame. Così andiamo da un’esperienza bislacca ironica di Valdemar, reinterpretato da Tagliavini, alla visione più classico-gore anni ‘80 di Pianigiani, che inserisce zombie cannibali nel Gordon Pym… abbiamo l’omaggio più classico al cinema di Corman, con il Berenice di Giacomelli e dei mondi futuribili e futuristi come il mio episodio, o quello di Giordani, o ancora il Gatto Nero di Gaudio, realizzato in stop motion [clay motion per la precisione].
[ING]: Subito dopo il primo, avete messo in cantiere un secondo film, sempre dedicato alle opere di Poe. Puoi dirci qualcosa a riguardo?
[DM]: Riguardo P.O.E. 2, sarà un film molto diverso dal primo. Son stati scelti tutti professionisti con esperienza nell’horror, proprio per fare quel prodotto HORROR che la gente si aspettava da un film su Poe. L’obbligo di elaborare con personalità le storie, si fa qui ancora più spinto, tant’è che abbiamo bannato film in costume, castelli… e ci sarà una supervisione artistica dei fratelli Capasso, che stavolta garantiranno una omogeneità stilistica fra gli episodi.
Da gennaio, poi, vi dò un’anteprima succosa: P.O.E. avrà una distribuzione anche in Italia, nelle sale e in DVD, con una versione leggermente diversa da quella americana!
Luca Ruocco, Gilda Signoretti