Era il gennaio del 2010 quando la Sony Pictures annunciò che la produzione di Spider-Man 4 era stata ufficialmente chiusa a causa del ritiro di Sam Raimi dal progetto per insanabili contrasti tecnici e creativi tra le due parti. Si tratta di problemi legati a vere e proprie imposizioni su più fronti che il regista pare non aver digerito, che hanno avuto inizio tre anni prima del definitivo stop alla realizzazione del quarto capitolo della saga: dalla data scelta per l’uscita nelle sale della pellicola alla sostituzione nel ruolo del protagonista di Tobey Maguire, passando per i ritiri di Kirsten Dunst dal ruolo di Mary Jane Watson e di David Koepp da quello di sceneggiatore, quest’ultimo accantonato a più riprese per lasciare spazio a tentativi altrui di riscrittura, tutti falliti o ritenuti insoddisfacenti. Ma come si dice “the show must go on” e la macchina sforna soldi hollywoodiana non ha voluto mettere la parola fine a uno dei franchise più proficui e remunerativi dal punto di vista degli incassi della storia del cinema, annunciando in pompa magna che, con o senza il regista della fortunata trilogia, le avventure sul grande schermo del celebre personaggio creato nel 1962 da Stan Lee e Steve Ditko per l’etichetta Marvel Comics, sarebbero andate avanti e così è stato.
Tolti “i rami secchi”, l’unica soluzione percorribile era dunque quella di resettare il sistema e riavvolgere l’intero nastro ricominciando tutto dal principio, con quello che nel gergo tecnico è stato battezzato dagli addetti ai lavori Reboot.
A Peter Parker e al suo alter ego mascherato toccava quindi lo stesso destino affrontato da altri storici protagonisti dei cine-comics [Batman docet], ossia quello di rinascere come una fenice dalla pagine del fumetto, in questo caso dalla serie Amazing Spider-Man, la continuazione della collana Amazing Fantasy, in cui, nel numero 15, ha esordito nel marzo 1963 proprio l’Uomo Ragno. Il suddetto riavvio presupponeva un’autentica rivoluzione nel cast e nello staff tecnico, con il giovane di belle speranze Andrew Garfield chiamato a infilarsi sia nei panni dell’eroe mascherato che in quelli del liceale Parker e, guidato dietro la macchina da presa neanche a dirlo stereoscopica dal promettente Marc Webb [sua la pregevole commedia romantica (500) giorni insieme] e supportato in fase di scrittura da James Vanderbilt. E a giudicare dai risultati ottenuti, nonostante l’assenza del tocco di Raimi si faccia sentire [anche se Spider-Man 3 non aveva convito per nulla, se non dal punto di vista del box office], la scelta appare senza alcun dubbio vincente. È sicuramente un altro approccio alla materia, più fedele all’origine cartacea, ancora più spettacolare e tecnologicamente avanzato rispetto alla trilogia diretta dal suo predecessore [si tratta della prima produzione Hollywoodiana girata interamente in RED Epic Camera, in 3D con una risoluzione di 5K], con la quale è possibile individuare sostanziali differenze e variazioni sul tema, ma che sarebbe sbagliato mettere a confronto. Proprio per questo non lo faremo in questa sede, come non lo abbiamo fatto a suo tempo, con Burton da una parte e Nolan dall’altra, in occasione dell’uscita di Batman Begins.
In The Amazing Spider-Man ritroviamo il nostro Peter Parker, abbandonato dai suoi genitori da piccolo e allevato dagli zii Ben e May. Peter è un geek che frequenta il liceo, senza amici, e si innamora della compagna Gwen Stacy. Un giorno il ragazzo viene in possesso di una valigetta che apparteneva a suo padre e inizia a indagare sulla scomparsa dei suoi genitori. Le ricerche lo conducono alla Oscorp, dove lavora lo scienziato Curt Connors, ex collega di suo padre. Peter esplorando per curiosità un laboratorio della Oscorp viene però morso da un ragno geneticamente modificato e ne ottiene anche le abilità proporzionali, grazie alle quali diventa un supereroe che si fa chiamare “Spider-Man”. Una volta presa coscienza dei suoi straordinari poteri dovrà vedersela con il mostruoso alter ego di Curt Connors, il lucertolone Lizard.
A partire dalla sinossi è possibile individuare le tracce di un sostanziale riadattamento del plot sul versante cinematografico, attaccato comunque con le unghie e con i denti alla serie originale del suddetto fumetto dalla quale proviene l’ispirazione. Quello che ci viene mostrato e raccontato è un Peter Parker più nerd, un diciassettenne al liceo che se la dovrà vedere con numerosi problemi: vivere una vita da outsider, superare la morte dello zio Ben, fare i conti con i suoi ormoni “impazziti” e, soprattutto, ritrovarsi a essere un supereroe e doversela vedere con un villain diverso da quello che Spider-Man ha fronteggiato nel 2002, ossia Lizard e non più Goblin. A questo bisogna aggiungere che il protagonista nei panni civili non è più un free lance, piuttosto un appassionato di fotografia, cresciuto in casa degli zii perché i genitori sono misteriosamente scomparsi nel nulla [da qui una sottotraccia thriller, invisibile nel primo episodio di Raimi, che rende la trama ancora più avvincente e meritevole di un sequel, atteso per il 2 maggio 2014], mentre sotto la maschera è molto più spavaldo e ironico del suo predecessore, dotato di braccialetti spara ragnatele al posto di membrane ai polsi posizionate al di sotto dell’epidermide.
Uno Spider-Man rimesso a nuovo, dunque, al quale Garfield regala con la sua interpretazione una profondità drammatica più accentuata rispetto al personaggio ereditato da Maguire. Lo script di Vanderbilt la mette bene in evidenza, ci calca la mano in moltissime occasioni, restituendo in maniera esponenziale la figura di un ragazzo nel quale si scatena un conflitto interiore prima ancora che con nemici esterni. La scrittura ha il merito di creare un ponte in grado di collegare senza alcun intoppo la riflessione con l’intrattenimento, ponte reso ancora più solido dall’efficace messa in quadro di Webb, capace di gestire tanto le scene di staticità, dove la narrazione tesse la sua ragnatela per delineare i caratteri, le dinamiche, i fatti e le emozioni, quanto quelle di puro spettacolo [le scene della metro, del ponte con il salvataggio della bambina dalla macchina in fiamme e del magazzino abbandonato]. L’azione in particolare si carica di adrenalina quando il 3D si manifesta veramente sullo schermo, regalando al pubblico sequenze dal forte impatto visivo: dagli scontri con Lizard tra i canaloni della fogna di New York a quelli tra i corridoi della scuola, passando per il conflitto a fuoco tra il grosso lucertolone e la S.W.A.T. Da annotare infine il pirotecnico piano sequenza dell’epilogo, dove la computer grafica mette nelle condizione il regista statunitense di chiudere in bellezza, esattamente come aveva cominciato più di due ore prima.
Francesco Del Grosso
Regia: Marc Webb
Con: Andrew Garfield, Emma Stone, Rhys Ifans
Uscita in sala in Italia: mercoledì 4 luglio 2012
Sceneggiatura: James Vanderbilt, Alvin Sargent, Steve Kloves
Produzione: Columbia Pictures, Laura Ziskin Productions, Marvel Enterprises, Marvel Studios
Distribuzione: Warner Bros.
Durata: 136′
Anno: 2012