Sinossi dai mille rimandi quella di The Hounds, che vede ruotare nella suggestiva location di un bosco, quattro ragazzi, un investigatore frustato ma indomabile, un criminale con il volto segnato da profonde cicatrici e una strana presenza che si confonde con l’ambiente selvaggio. È intorno a questi elementi che Maurizio e Roberto Del Piccolo si concentrano per The Hounds, il loro primo lungo, dopo numerosi cortometraggi.
The Hounds è, senza dubbio, un riuscito esempio di cinema horror indipendente, e al Fantafestival 2012 si aggiudica il Pipistrello d’oro come miglior lungometraggio italiano in concorso.
Tra i tanti pregi del film, predominano certamente l’impatto visivo, con alternanze tra fotografici tra momenti di luce accecante, allucinatoria e devastante, che contrasta con l’oscurità del bosco; il procedere a tentoni verso la costruzione di una storia, evitando sia inutili accelerazioni che confusioni di sorta, prediligendo una narrazione che va per costruzione/decostruzione, disseminando però indizi che permettono l’interazione dello spettatore, e che solo alla fine è chiarita; una ricerca d’insieme che sfrutti abilmente suono, fotografia, effetti speciali e quant’altro funga da espediente per non lasciare nulla al caso.
Ma fondamentali risultano anche le incursioni oniriche in quelli che si concretizzeranno come sogni premonitori della giovane protagonista.
Una normale serata, come tante altre, passata nel solito pub, si trasformerà, per Sarah [Maddie Moate], Jake [David Drew], Dave [Paul Tonkin] e Martin [John Doughty], in una esperienza terrificante, in cui la differenza tra realtà e immaginazione si assottiglia a tal punto da confondere le menti dei quattro protagonisti, precipitati [Martin ci arriverà dopo] all’interno di un bosco che appare stregato, e che dà subito il benvenuto [si fa per dire] ai suoi ospiti-intrusi con il ritrovamento di un cadavere.
Altrove, il detective Crowell [nientemeno che il popolare Andy Callaghan], in crisi con sé stesso e con sua moglie in seguito alla morte di sua figlia, si dedica con ossessione ad un orribile caso di cronaca, che apparentemente pare estraneo all’esperienza vissuta invece dai ragazzi, ora tra le grinfie di un killer anomalo.
Le fondamenta su cui si regge il film, sono in apparenza legate ai canoni classici del Genere horror [e i riferimenti più chiari vanno da Shrooms – Trip senza ritorno a Hostel fino ad Allucinazione Perversa]: il bosco, il cattivo che insegue le vittime, l’isolamento, lo spaesamento. Il tutto contiene, però, un punto di vista moderno. Particolare, ad esempio, la scelta di legare inizio e fine film, fondendoli e confondendoli insieme, già a partire dal sogno di Sarah.
Organicamente saldata al Genere preso in consegna, risulta l’uso della macchina a mano, che di tanto in tanto diventa soggettiva della presenza inquietante legata a quel bosco.
Come già avevano avuto modo di dimostrare all’interno dei loro inquietanti cortometraggi, i Del Piccolo giocano e abusano [incontrando l’apprezzamento dei più] di effetti speciali old school e squisitamente gore [e in questo caso l’ossessione dei due autori è “la vista”: dal cadavere con la testa coperta da un sacco dell’immondizia, con un solo occhio a vista, all’estirpazione del bulbo oculare di uno dei giovani protagonisti, fino ai tanti globi oculari appesi agli alberi].
Nonostante qualche ingenuità [la giovane che torna a dormire in tenda, da sola, nel bel mezzo dell’attacco della diabolica presenza, ad esempio], i Del Piccolo sanno come soddisfare i più insaziabili amanti del genere horror, anche se il film pecca, all’inizio, di una lunga stasi sulla parte introduttiva, che gira un po’ a vuoto, per trovare la sua giusta armonia nel bosco, luogo in cui confluiscono paure, percezioni, rumori e abbagli violenti.
Gilda Signoretti, Luca Ruocco
Regia: Maurizio e Roberto Del Piccolo
Cast: Maddie Moate, David Drew, Paul Tonkin, John Doughty, Andy Callaghan
Sceneggiatura: Maurizio e Roberto Del Piccolo
Produzione: Moviedel
Distribuzione: Newgold Entertainment
Anno: 2011
Durata: 87’
Trailer: