Combattono fianco a fianco, con irriverenza e grottesca crudeltà, e in assoluta libertà, da oltre vent’anni sui differenti campi di battaglia di teatro, cinema, televisione e, in singolar tenzone, anche su arte e letteratura: sono Flavia Mastrella e Antonio Rezza. Vent’anni di produzione, collaborazione, pensieri e idee che sfociano nel volume La noia incarnita – Il teatro involontario di Flavia Mastrella e Antonio Rezza, un excursus artistico in forma di libro, un unico viaggio dal doppio binario: un lungo discorso tra Rezza, Mastrella e la curatrice del volume Rossella Bonito Oliva, e un raccolta di foto [di scena, di set, di backstage, di galleria e di vita, scattate da Martina Villiger, Stefania Saltarelli, Giulio Mazzi, Giordano Pennisi, Angelo Fratini, Andrea Sabbadini, Ivan Talarico e Franco Barbieri] che formano la Fotosequenza curata dalla stessa Flavia Mastrella.
La struttura [pubblicata con testo a fronte in inglese] de La noia incarnita vuole essere quella del libero dialogo, e non dell’intervista: Oliva suggerisce a Rezza e Mastrella spunti di argomento per tentare di catturarne personalità e modus operandi. E la parola [scritta] rimbalza da uno all’altro, costruendo e disvelando, a tratti, pensieri e visioni.
Proprio il fatto di poter ricondurre tutto ad una forma troppo strutturata, “scritta”, appunto, rende un po’ complesso il rapportarsi alla comunque interessante discussione: il discorso risulta bloccato dentro una struttura volutamente alta, letteraria, che mal si amalgama con il lavoro fatto sinora [anche nella stessa letteratura] da Rezza e Mastrella, sempre diretti e taglienti. La struttura importante e imperiale che viene data al volume dalla curatrice, è di certo da ricollegare ad un ennesimo traguardo tagliato, sempre insieme, dal duo, ormai riconosciute e fondamentali personalità dell’intellettualismo italiano: due fra le poche menti ancora vive e fresche.
Una volta entrati nell’ordine delle cose, però, La noia incarnita fornisce interessanti punti di vista sui modi, a volte combacianti, altre volte meno, che Rezza e Mastrella hanno di intendere lo stesso processo creativo [aiutato dal loro “primo spettatore” Massimo Camilli]; di spiegarsi la noia, che naturalmente ci si incarnisce, spingendoli alla reazione.
Rezza, Mastrella e Oliva compiono, all’interno del colloquio, anche un lavoro di ordine storiografico, affrontando la scelta di abbandonare i quadri scenici creati da Flavia per i primi spettacoli, nonostante la chiara efficacia scenica;. La scelta è dettata, anche in questo caso, dalla volontà di non rimanere ingabbiati [in una loro stessa idea, in questo caso] e legati ad un Teatro di Genere.
E proprio riguardo la libertà artistica, ricercata in tutti i campi, Rezza è quanto mai chiaro in uno dei suoi interventi: “Ho il vanto di non esprimere l’ipocrisia di chi si piazza con il culo moscio e scrive cose per i culi altrui che passeranno il prezzo del biglietto per sprofondare sulla poltrona ancora unta da chi l’afflosciava prima”. Una libertà creativa ricercata e cardine stesso di tutti i lavori del duo, che li porta ad essere da sempre contrari ad ogni forma di sovvenzionamento statale: la committenza li avrebbe resi “ad orologeria”.
La noia incarnita fotografa il fenomeno Rezza-Mastrella in un momento di grande splendore: l’ultima performance teatrale, 7-4-21-28, si pone su gradini notevolmente più alti delle altre, già molto interessanti. I cortometraggi e i film a cui hanno lavorato sono proiettati nei più importanti festival [quello di Venezia li ha ospitati più volte], senza contare che Flavia continua con successo un personale cammino artistico [di cui le istallazioni sceniche sono solo un frutto], e Antonio ha già pubblicato, per Bompiani, tre libri.
La parabola artistica è ancora vivace e in ascesa.
Luca Ruocco
Autore: a cura di Rossella Bonito Oliva
Editore: Barbès Editore [www.barbes.it]
Pagine: 270
Illustrazioni/Foto: Fotosequenza di Flavia Mastrella
Costo: 25,00 euro