Rolando [Andrea De Bruyn], impiegato nell’auto scuola del suo futuro suocero, si trova di punto in bianco a dover rivestire il ruolo di direttore dell’azienda, proprio ad una settimana dal giorno degli esami di guida.
L’acquisizione del potere è per Rolando un modo per togliersi qualche rivincita contro chi non lo aveva fino ad allora preso in considerazione, o semplicemente aveva la colpa di essergli da sempre risultato antipatico.
L’incoscienza e l’inettitudine che da sempre caratterizzano Rolando, lo portano a imbastire una vendetta dal sapor di bancarotta: in un sol colpo fa piazza pulita di tutti gli storici collaboratori dell’auto scuola, ritrovandosi a dover rimpiazzare i vari colleghi con una serie di personaggi sui generis, formando una squadra improbabile e inadeguata, in pieno stile armata Brancaleone: Sergio [Ernesto de Stefano], banconista raccattato al bar all’angolo promosso al ruolo di docente di teoria, e due strani figuri, sedicenti istruttori di guida assoldati on-line.
Anche la fauna umana disposta al di là della cattedra non è da meno: la cinese Liyu Jin, maldisposta allo scambio verbale, ma molto ben portata al commercio sottobanco di prodotti di scarsa qualità, soprattutto all’interno della classe; il domestico filippino Armando, rimandato già più volte, ma ossessionato dalla sua datrice di lavoro, che pretende di essere accompagnata in giro in auto; due diciottenni alle prime esperienze d’innamoramento [dura e un po’ scorbutica lei, inesperto e imbranato lui]; e la trans Giulia [Isabel Gondim], con cui Rolando, dai profondi dubbi in fatto di gusti sessuali, instaura una relazione sessuale che mette in crisi il suo rapporto con l’ex ragazza.
Un esercito di “casi umani”, capitanati dallo stereotipo dell’italiano medio [imbroglioncello e sbruffone], sono i protagonisti de La patente [2012], esordio filmico del regista Alessandro Palazzi.
Un’opera prima che ha il rumore acido di amara risata contro il comune senso della morale. Il regista-sceneggiatore lavora sui luoghi comuni che formano la struttura delle più malandate odierne grandi città: dagli extra-comunitari che, nottetempo, si sostituiscono al self service alle stazioni di servizio per guadagnar due spicci, ma poi acquistano case con assegni da sei zeri; i badanti filippini che non imparano, in anni di servizio, una sola parola di italiano; i travestiti brasiliani che diventano il centro degli interessi sessuali dei maschi in crisi; i cinesi ossessionati dal lavoro e dai soldi.
Una ricerca del politically-uncorrect virato in commedia a cui, però, manca il guizzo di peculiarità che lo innalzi dal greve umorismo; guizzo di creatività assente anche a livello registico. La patente è un’opera, infatti, del tutto puntata su una costruzione drammaturgica-testuale, che vuole solleticare il senso del comico pruriginoso, puntellandosi mani e piedi anche sulla sessualità e la transessualità.
Abbastanza buone, invece, le prove attoriali: in primis l’Andrea De Bruyn visto nell’indieMad in Italy di Paolo Fazzini, piacevolmente antipatico.
La patente esordirà in sala a Roma, presso il Cinema Nuovo Aquila di Roma, dal prossimo 27 agosto.
Luca Ruocco
Regia: Alessandro Palazzi
Con: Andrea De Bruyn, Ernesto de Stefano, Isabel Gondim, Matteo Lombardi
Uscita in sala in Italia: lunedì 27 agosto 2012
Sceneggiatura: Alessandro Palazzi
Produzione: Manhattam Film
Distribuzione: Manhattam Film
Durata: 86’
Anno: 2012