Il fatto che sia costruito con una struttura da mockumentary, sommato all’alibi autoriale che lo vuole “ispirato a fatti realmente accaduti”, fa del film L’altra faccia del Diavolo [2012] un epigono sulfureo di The Blair Witch Project, oltre che l’ennesimo titolo da inserire nell’ipotetica filmografia del Signore delle mosche, che decide di sfruttare la più importante delle attuali mode cinematografiche, quella del real-cinema.
Dopo L’ultimo esorcismo [2010] di Daniel Stamm, che già s’era proposto, a pochi anni di distanza, come la versione made in hell dell’ormai stra-abusata macchina da presa diegetica, William Brent Bell prova, assieme allo sceneggiatore Matthew Peterman [che già aveva firmato per lui, nel 2006, la sceneggiatura di Stay Alive], ad armare i suoi personaggi di videocamera e fare documentaristico.
Isabella Rossi [Fernanda Andrade] arriva a Roma per frequentare un corso sugli esorcismi, organizzato nientemeno che dal Vaticano e aperto sia ad ecclesiastici e laici.
In realtà, la molla principale che ha spinto la giovane a raggiungere il belpaese, è la possibilità di rincontrare sua madre Maria [Suzan Crowley] che, quando Isabella era una bambina, s’era macchiata dell’omicidio di tre ecclesiastici che, pare, stessero praticando proprio sulla donna un esorcismo.
Dichiarata incapace di intendere e di volere, Maria era poi stata trasferita dagli Stati Uniti a Roma, per essere internata in un ospedale psichiatrico gestito dalle autorità vaticane.
Aiutata da un giovane video-operatore, Isabella inizia a lavorare ad un documentario incentrato proprio sulla possessione diabolica, per farlo poi culminare con un incontro con la donna che aveva segnato indelebilmente il resto della sua vita, che le fornisce la scusa per tentare di ricucire un rapporto madre-figlia da troppo tempo rimasto in sospeso.
Alla ragazza e al giovane filmaker si uniscono due giovani sacerdoti [Simon Quaterman e Evan Helmuth], moderni esorcisti che, in barba ai divieti di Santa Madre Chiesa, decidono in totale indipendenza i casi da seguire, e tentano di spiegare la possessione diabolica anche attraverso strumenti pseudo-scientifici che li rendono molto simili a quelle improvvisate squadre di “ acchiappa-fantasmi” che è facile trovare all’interno di discutibili trasmissioni televisive che si occupano di occultismo e misteri.
La trasferta nella città vaticana dell’improbabile meccanismo di rivisitazione diThe Blair Witch Project non riesce, però, ad imprimere a L’altra faccia del Diavolo la forza filmica che una storia che si basa essenzialmente su due filoni estremamente sfruttati [quello esorcista in primis, e quello mockumentaristico poi] avrebbe dovuto avere, per non risultare una scialba rivisitazione low budget de L’esorcista.
Nonostante la modesta durata, il film non riesce a tenere alta l’attenzione del pubblico, donando allo spettatore davvero pochi momenti forti [nonostante l’impiego dell’attrice-contorsionista nel ruolo della ragazza posseduta, ad esempio, il tutto risulta già visto].
Il più moderno linguaggio filmico non serve a regalare al filone esorcistico nuova linfa vitale, e l’idea che la possessione diabolica si possa paragonare ad una sorta di morbo contagioso non è ben sviluppata, andandosi a consumare in un finale fin troppo affrettato.
L’edizione DVD de L’altra faccia del Diavolo distribuita da Universal è del tutto priva di extra. Un must solo per gli ossessionati dei film demoniaci.
Luca Ruocco
Regia: William Brent Bell
Con: Fernanda Andrade, Simon Quaterman, Evan Helmuth
Durata: 80’
Formato: 1.78:1 Anamorfico Widescreen
Audio: Italiano, Inglese Dolby 5.1
Distribuzione: Universal Pictures [www.universalpictures.it]
Extra: /