Nel quartiere di St. Jude Square si vive nella paura e nella disperazione. Le bande dei boss Dash e Antuan terrorizzano le strade e i cittadini vivono senza alcuna speranza fino a quando l’arrivo dello straniero Ryan Hong porta uno spiraglio di cambiamento. Sfidando i componenti delle due gang con le sue ineguagliabili abilità nelle arti marziali e tenendo a mente gli insegnamenti del mentore Tiano, Hong ottiene quasi il controllo del quartiere quando trova inaspettatamente l’ostilità di Mr. V, lo spietato e corrotto capo della polizia.
A giudicare dal plot, John Hyams non si è fatto mancare davvero nulla per il suo ritorno dietro la macchina da presa con Dragon Eyes. Gli ingredienti dell’action metropolitano ci sono tutti, per un regista che, nel Genere in questione, si riaffaccia dopo i poco esaltanti risultati ottenuti con Universal Soldier: Regeneration, terzo capitolo della serie inaugurata nel 1992 da Roland Emmerich. Messa da parte la fantascienza, stavolta contamina l’azione con dosi massicce di arti marziali e thriller, partorendo una pellicola che richiama persino ad atmosfere e tematiche provenienti dal western. Hyams cala, infatti, storia e personaggi in un quartiere che sembra un villaggio abbandonato, dove la legge è un optional, le bande di malviventi si spartiscono il territorio e il rinnegato di turno torna a distanza di anni per ristabilire l’ordine venuto meno. Ne viene fuori un duello tra individui che vogliono redimersi e altri che non ci pensano minimamente. Il tutto annaffiato da piombo, droga, corruzione, sangue e botte da orbi. Ed è quest’ultima, forse, la componente più interessante e originale dell’operazione, altrimenti destinata a passare inosservata senza lasciare tracce.
Il film, infatti, propone coreografie poco stilizzate ed eleganti, a favore di combattimenti basati su tecniche da strada, meno spettacolari dal punto di vista cinetico ma più brutali e verosimili: il corpo a corpo nel magazzino tra Ryan Hong e una delle bande, il “tutti contro uno” multirazziale [qui il confronto con le pellicole del collega polacco Andrzej Bartkowiak è inevitabile: da Romeo deve morire ad Amici per la morte] con il protagonista asiatico alle prese contemporaneamente con le gang di ispanici e afroamericani. Ciò permette al regista di mettere in quadro un martial arts action che si distacca dalla tanta paccottiglia prodotta in Occidente, in particolare nel territorio a stelle e strisce.
Peccato che in più di un’occasione si lasci andare a effetti di post-produzione piuttosto scontati, che un po’ stonano con gli intenti iniziali: vedi ralenti, decelerazioni, stop motion e accelerazioni improvvise alla Guy Ritchie. Al contrario di una fotografia che gioca abilmente con i colori, associando e differenziando le scene e le situazioni attraverso tinte singole [blu, rosso e giallo, in stile Traffic] o desaturazioni delle immagini.
Interessanti e particolarmente azzeccate alcune scelte di cast, che vedono il ruolo del protagonista affidato all’attore vietnamita Cung Le, abile e convincente nelle scene d’azione e carismatico in quelle dialogiche, un sorprendente Peter Weller [l’indimenticabile Robocop] nei panni inediti di un sadico boss mafioso [da non perdere la scena con la prostituta cinese] e un Jean-Claude Van Damme in quelli di un mentore [una particina per lui, ma il piano sequenza nell’officina vale il prezzo del biglietto]. A non convincere affatto è come tutto questo viene incastonato nella sceneggiatura e messo al servizio della storia e della narrazione.
Il racconto si snoda lungo un intersecarsi continuo dei piani temporali, con ellissi che lo rendono piuttosto confuso e incompleto, dando la netta sensazione che sia stato tagliato con le cesoie piuttosto che con un accurato lavoro di bisturi.
Per chi volesse giudicare con i propri occhi, Dragon Eyes è disponibile nel mercato home video con Sony Pictures, che oltre al film propone nel DVD un prezioso e ben confezionato dietro le quinte. Negli undici minuti di filmato, il regista e il cast ci portano alla scoperta dei temi chiave, della costruzione dei personaggi, dell’ambientazione, dello stile e soprattutto delle coreografie.
Francesco Del Grosso
Regia: John Hyams
Con: Cung Le, Jean-Claude Van Damme, Kristopher Van Varenberg, Peter Weller
Durata: 88’
Formato: 16/9 2,35:1
Audio: Italiano Dolby Digital 5.1; Inglese Dolby Digital 5.1; Francese Dolby Digital 5.1; Spagnolo Dolby Digital 5.1
Distribuzione: Sony Pictures [www.he.sonypictures.it]
Extra: Dietro le quinte