Arriva finalmente anche in Italia il tanto atteso Prometheus: ritorno di Ridley Scott in territorio fantascientifico [in primis] d’estrazione xenomorfa.
Se di prequel si tratta, segnaliamo, innanzitutto, che il lavoro fatto in ideazione e sceneggiatura [firmata a quattro mani da John Spaihts e Damon Lindelof] è da gran signori: la saga di Alien aleggia nei momenti topici della storia, ma non viene sbandierata ai quattro venti e il plot drammaturgico trova origine in qualcosa di decisamente differente di una semplice trovata commerciale per continuare a sfruttare un riuscito brand.
Prometheus mira a costruire una vera e propria mitologia alla base di quello che è già leggenda cinematografica: mitologia che risuona nello stesso titolo del film e rimanda alla storia di Prometo, il titano che volle regalare il fuoco agli uomini per renderli più simili agli dei. Il peso della leggenda cinematografica, invece, si cristallizza in una struttura filmica, quella di Alien, per molti versi riconoscibile nel prequel.
Nel 2089, in Scozia, un gruppo di archeologi guidato da Elizabeth Shaw [Noomi Rapace] e Charlie Holloway [Logan Marshall-Green] scopre, fra alcune pitture
rupestri, una sorta di mappa stellare che si ritrova tale e quale all’interno delle iconografie di numerose e differenti popolazioni preistoriche. Quei disegni sono per i due studiosi non soltanto la prova dell’esistenza di un popolo più evoluto che visitò il pianeta Terra all’inizio dei tempi, ma un possibile indizio riguardo il loro intervento nella catena evolutiva dell’essere umano e un invito a raggiungerli che questa razza superiore aveva lasciato agli uomini.
Nel 2093, finanziati dalla Weyland Corporation, Shaw e Holloway stanno per raggiungere, a bordo della nave spaziale Prometheus, il posto indicato dai primitivi graffiti: la luna LV-223.
Ad affiancare i due studiosi, un gruppo di scienziati, l’equipaggio di bordo capitanato dal capitano Janek [Idris Elba], l’androide David [Michael Fassbender] e l’avida finanziatrice Meredith Vickers [Charlize Theron].
L’approdo sul piccolo satellite, però, porterà gli esploratori alla più infelice delle scoperte.
Fin dalle prime notizie circolate in rete e sulla stampa di settore, si è voluto accentrare la genesi di Prometheus sul cadavere extraterrestre che, nel primo Alien, con la cassa toracica sventrata sarebbe potuto servire come monito per
gli incauti astronauti. Ma quello dello Space Jockey [questo era il nome di battesimo dato all’alieno] è davvero uno dei tanti riferimenti sci-fi [interni ed esterni alla saga] disseminati nel corpo filmico di Prometheus, e solo un pretesto per allargare la narrazione abbracciando le più importanti teorie creazioniste che vedono il volere di una razza superiore al centro della nascita e dell’evoluzione della razza umana [uno dei sostenitori di questo pensiero è l’italiano Mauro Biglino, di cui vi abbiamo parlato più volte nel nostro portale].
E il binomio [fanta]scienza /fede rappresenta uno dei pilastri portanti di tutta la storia, prendendo corpo nel personaggio interpretato da Noomi Rapace [che riesce in pieno nel tentativo, dissimulato, di creare un alter ego all’eroina interpretata nella saga da Sigourney Weaver], dualisticamente combattuta tra religione e l’insaziabile sete di conoscenza.
Il viaggio di Scott è racchiuso proprio all’interno di questa duale ricerca del principio, della scintilla creatrice, e un’ottima dichiarazione d’intenti è il dialogo tra l’androide David e il dottor Holloway all’interno della sala ricreativa della nave.
C’è pane anche per i denti degli spettatori affezionati alle scene più indigeste, che trovano apice in un parto cesareo auto-praticato, ma il film è già cult per il silenzioso e poetico incipit.
Ridley Scott vola davvero alto.
Luca Ruocco
Regia: Ridley Scott
Con: Noomi Rapace, Michael Fassbender, Charlize Theron, Idris Elba
Uscita in sala in Italia: venerdì 14 settembre 2012
Sceneggiatura: John Spaihts, Damon Lindelof
Produzione: Brandywine Productions, Dune Entertainment, Scott Free Productions
Distribuzione: 20th Century Fox
Durata: 124’
Anno: 2012