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RITORNA IL TERZO UOMO di Herbert Wilcox

terzo_uomo1Il miliardario Sigsbee Manderson [Orson Welles] viene trovato morto nel giardino della sua lussuosa abitazione con una pistola in mano e un proiettile nel corpo. La vedova Margaret [Margaret Lockwood] pare non desiderare che la polizia svolga approfondite indagini, dello stesso parere è anche il segretario di famiglia John Marlowe [John McCallum]. Viene incaricato di dirimere la questione Puilip Trent [Micheal Wilding], che deve scoprire se Manderson si è suicidato o se il suo decesso è opera di altri.

Non ci si lasci ingannare, non si tratta del sequel de Il terzo uomo. All’uscita del film, nei primi anni ’50, per spingere la gente ad andare al cinema, l’originale titolo Trent’s last case venne tradotto con Ritorna il terzo uomo, cavalcando la presenza di Orson Welles nel cast. In realtà i due lavori differiscono, anzi si collocano in dimensioni diametralmente opposte, per un parametro che fa la differenza in tutte le forme espressive e nella vita in genere: la qualità. Nel 1949 la pellicola di Carol Reed radunò i servigi di un cast stellare, lasciando un’impronta indelebile nella storia del cinema. Tre anni dopo Herbert Wilcox non riuscì a produrre nemmeno una pallida fotocopia di quei fasti con un film debole, spompato, tedioso.

Era l’epoca della riproposizione pedissequa di storie noir e poliziesche; i produttori ci provavano di continuo facendo abbeverare gli assetati spettatori in vicende spesso simili e con vari cliché. Il ricco, un omicidio, un detective, una bella donna; chi riusciva a dosare i tempi, la tensione e la scansione della sceneggiatura, avrebbe dato alla luce un appetibile prodotto commerciale. Purtroppo non tutto fila per il meglio e non bastò il nome di Welles a garantire un progetto decente.

terzo_uomo2Non un dialogo interessante, personaggi stereotipati, recitazioni impagliate e legate da un preciso ordine delle cose pre-impostato, non un guizzo, troppa verbosità. La trama si declina in modo semplice, anzi meglio dire semplicistico; chiaro l’intento di piacere un po’ a tutti con una falsariga già consolidata. Ma il pubblico di oggi non può essere arrendevole e cieco davanti a opere del genere; il cinefilo medio odierno, per quanto figlio di un altro tipo di cinema, è per lo più smaliziato e non potrà che considerare Il ritorno del terzo uomo come un filmucolo degno di sollazzare una platea disattenta e indaffarata in altre occupazioni, una domenica pomeriggio d’estate in tv.

Unica nota positiva proprio la prova attoriale di Welles; imbolsito e tetragono nel suo sguardo truce, il ruolo del finanziere senza scrupoli gli riesce alla perfezione e nei pochi minuti che lo si vede sullo schermo impartisce una lezione di come ci si cala nei panni di un personaggio di cinema. Il grande Welles abituerà poi tutti a maschere di quel tipo nel resto della sua mirabile carriera. L’altra parte del cast si muove senza infamia e senza lode, ma sempre imbrigliato in un canovaccio dai confini assai angusti.

La pellicola fu tratta dal libro L’ultima inchiesta di Trent scritto da E.C. Bentley [altro titolo La vedova del miliardario]; il romanzo fu adattato per un film muto nel 1920 [Trent last case diretto da Richard Garrick] e nel 1929 con L’affare Manderson per la regia di Howard Hawks. Il volume di origine costituisce qualcosa di unico, in quanto immette elementi di parodia rispetto alla proverbiale seriosità del Genere. Il detective Trent, infatti, appare molto meno attento e tutto d’un pezzo rispetto a molti altri casi.

Il DVD è distribuito dalla Mosaico Media in tiratura limitata di 999 copie.

Alessio Bacchetta

Regia: Herbert Wilcox

Con: Orson Welles, Margaret Lockwood, Micheal Wilding, John McCallum

Durata: 81′

Formato: 4:3  –  1.33:1

Lingua: Italiano Dual Mono

Distribuzione: Mosaico Media [www.mosaicomedia.it]

Extra: /

InGenere Cinema

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