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Horror e Sci-fi per MOSAICO MEDIA

Mosaico Media si dimostra sempre molto attenta al Genere, portanto in DVD, in edizioni a tiratura limitata, Doomwatch – I mostri del 2001 e Un abito da sposa macchiato di sangue.

Doomwatch – I mostri del 2001 è un film inglese fantascientifico del 1972 [ispirato alla serie tv, prodotta nel 1970 e andata in ondata per la BBC], diretto da Peter Sasdy, che unisce realtà e fantasia in anni in cui nel mondo si cominciava a parlare d’inquinamento ambientale.

L’Istituto Centrale dell’inquinamento britannico è in allerta, in seguito ai risultati allarmanti relativi all’alto tasso tossicologico delle acque costiere, di cui sta studiando la composizione batterica, in particolare di quelle che circondano l’isola di Balfe.

L’ipotesi più ovvia, dapprima, è che i detergenti chimici abbiano danneggiato la fauna costiera, e, per togliere ogni dubbio, il prof. Dave Shaw [Ian Bannen] è chiamato a recarsi sul posto, rimanendo sempre in costante contatto con i suoi fidi colleghi, il dr. Quist [John Paul], il dr. Ridge [Simon Oates] e il dr. Fay Chantry [Jean Trend], per raccogliere analizzare alcuni campioni, e recuperare uova di gabbiano. Giunto sull’isola, il dott. Shaw si rende subito conto di quanto gli isolani abbiano dei comportamenti strani, e di quanto siano diffidenti nei confronti dei turisti, considerati intrusi. Egli scopre, infatti, di essere spiato da qualcuno in ogni suo spostamento, e si convince sempre più che gli isolani vivono segretamente in comunità tra loro. L’unica persona con cui il dott. Shaw stabilirà un contatto è la maestra Victoria Brawn [Judy Geeson], che gli darà una mano nelle ricerche. La collaborazione degli scienziati dell’Istituto Centrale anti-inquinamento e i rilievi del dott. Shaw porteranno ad un’inquietante scoperta: gli abitanti di Balfe soffrono di un morbo, chiamato acromegalia, che deforma il loro corpo e li rende aggressivi. Molte sono infatti le anomalie degli abitanti del luogo, che si chiudono in casa sprangando porte e finestre. È il caso, ad esempio, di Tom [Michael Brennan], che, oltre ad essersi gonfiato, è consapevole di essere pericoloso per gli altri e di avere gravi problemi alla vista. Disperato, vive ormai al buio, supportato da sua moglie [Constance Chapman]; o di Bryan [Brian Anthony], il cui nonno, affetto dal morbo, ha ucciso sua sorella. Il morbo, provocato da un ormone della crescita, aggredisce la ghiandola pituitaria che sta alla base del cervello. I pesci sono stati modificati geneticamente. Ma chi ha permesso tutto questo?

Doomwatch e i mostri del 2001 è scritto meticolosamente, nulla è sfuggente nei dialoghi, anche se soffre di una troppo pedante linea narrativa fatta di spiegazioni pseudo-scientifiche, spesso ripetute più d’una volta. Il film ha però la pecca di non sfruttare a pieno la mostruosità degli abitanti dell’isola di Balfe, censurando un tipo d’orrore fisico che avrebbe dato intensità al film che, invece punta sulla messa in risalto della disperazione. Eppure, Doomwatch – I mostri del 2001 è un buon film di intrattenimento, gradevole e misterioso quanto basta nel gestire l’enigma che avvolge gli abitanti dell’isola.

La Novia Ensangrentada, giunto in Italia con il titolo di Un abito da sposa macchiato di sangue, del 1972, è invece tratto dal romanzo breve horror Carmila dello scrittore irlandese Joseph Sheridan Le Fanu, e diretto da Vicente Aranda, regista spagnolo, ma venezuelano d’adozione, i cui film si son sempre rivestiti di una forte carica erotica [pensiamo a Juana la loca, 2001, uno degli ultimi suoi film, conosciuto in Italia come Giovanna la pazza].

Aranda, che esordì con Fata morgana, tratto dal romanzo omonimo, poi censurato, edito nel 1965, scritto da Gonzalo Suarez [secondo i bene informati anche co-regista del film, lasciando il set per un forte litigio con Aranda], è un regista che, proprio come Jess Franco, sfidò e fu vittima della censura cinematografica [e non solo] operata nel periodo della dittatura franchista.

Un abito da sposa macchiato di sangue è un thriller horror dai toni drammatici, coadiuvati dalle atmosfere cupe degli ambienti esterni ed interni, che si incupisce maggiormente dopo la prima metà, quando la terza incomoda, la vampira Carmilla, si affianca ai due protagonisti.

Susan [Maribel Martìn] e suo marito, il signor Karnstein [Simon Andreu], sono appena sposati, e si stanno dirigendo presso un hotel dove trascorreranno la prima notte di nozze. Susan, entrata in camera d’albergo, avverte una strana paura di esser violentata dal marito, e questo proprio dopo aver incrociato lo sguardo di un’affascinante donna bionda. E perciò, vittima di visioni incontrollate sanguinolente, in cui il marito abusa di lei, gli chiede di tornare nell’antico castello che il signor Karnstein ha ereditato, essendo appartenuto ad una sua antica antenata, Mircalla Karnstein. Susan è molto ingenua e pura, a differenza del marito, che da tempo aspetta di unirsi carnalmente con sua moglie. Ben presto, però, l’ingenuità di Susan sarà smontata, e tramutata in malizia e sensualità, e ciò in concomitanza sia del suo primo rapporto sessuale col marito, che la renderà dipendente dal sesso, sia in seguito al recupero, in cantina, di un dipinto che raffigura proprio l’antica antenata di suo marito, vissuta duecento anni prima, che uccise il marito per motivi mai resi noti. Il mistero s’infittisce quando il marito trova, sepolto nella sabbia, il corpo di una donna, che Susan riconosce come la donna che incontrò un attimo prima di entrare in hotel. La donna, che si chiama Carmilla [Alexandra Bastedo], e che è ospitata in casa dai coniugi, ignari della sua natura vampiresca, è identica, inspiegabilmente, a Mircalla Karnstein. Tra Susan e Carmilla si viene a instaurare un rapporto morboso, che fluisce poi in un rapporto lesbo, ragione per cui Susan smette di avere rapporti col marito. È l’inizio di un vero inferno per il signor Karnstein.

Un abito da sposa macchiato di sangue richiama la corrente sensuale adottata da Franco, amalgamando l’horror all’erotismo. Aranda, che ha creato nel suo modo di fare cinema un connubio tra cinema commerciale e cinema d’autore, concede molto spazio al sesso, senza nessuna privazione, ostruendo però lo spazio per l’horror [va detto che alcune scene, pur se nella loro crudezza, non sono credibili], che libera verso il finale. Si procede con molta lentezza, ma ciò non toglie la curiosità dello spettatore di sapere entro quali confini erotici si estenderà il film, sia se la trama slitterà verso un finale buonista o meno. Un personaggio secondario, ma non per questo meno enigmatico dei protagonisti, è quello di Carol [Rosa Rodriguez], adolescente castigata ma incuriosita dalla sessualità, figlia della cameriera che lavora nel castello dei Karnstein.

Gilda Signoretti

 

DOOMWATCH E I MOSTRI DEL 2001

Regia: Peter Sasdy

Con: Ian Bannen, John Paul, Simon Oates,  Jean Trend, Judy Geeson

Durata: 96’

Formato: 16:9

Audio: Italiano Dual-Mono

Distribuzione: Mosaico Media [www.mosaicomedia.it]

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UN ABITO DA SPOSA MACCHIATO DI SANGUE

Regia: Vicente Aranda

Con: Maribel Martìn, Simon Andreu, Alexandra Bastedo

Durata: 87’

Formato: 16:9

Audio: Italiano Dual-Mono

Distribuzione: Mosaico Media [www.mosaicomedia.it]

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InGenere Cinema

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