È il 1910, e la Francia è stata vittima di un’alluvione. L’attivismo dei francesi è grande, e anche Emile [con la voce di Enzo De Caro], proiezionista in un cinema, continua il suo lavoro spinto dalla grande passione che ha per il cinema. Emile è un romanticone dal cuore buono, e la sua timidezza lo porta a provare imbarazzo nei confronti di Maud [voce di Simona Borioni], alla quale non riesce a dichiarare il suo amore. A consegnarli le pellicole da proiettare è Raoul [voce di Enrico Brignano], un ragazzo molto simpatico, sempre alla guida della sua Chatrine, che considera, più che un mezzo di trasporto, un’amica. È amico d’infanzia di Lucille [a cui presta la voce Arisa], una diva della canzone francese, dalla voce suadente.
Un giorno Raoul ed Emile si recano presso un laboratorio scientifico per consegnare un pacco. Lo scienziato non è presente, ma c’è il suo assistente, la scimmia Charles. L’attrazione verso le provette, i sieri, e le piante gigantesche, portano i due ad entrare a curiosare, per poi combinare un disastro: lo scontro tra due provette, infatti, genera una strana creatura dall’aspetto mostruoso, con tanto di occhi spiritati. Da qualche giorno, però, i francesi, alla vista del mostro, reagiscono con terrore, ed è qui che entra in gioco il prefetto Maynott [voce di Maurizio Mattioli], che vuole sfruttare l’apparizione della creatura e il successo di Lucille per raggiungere un suo tornaconto personale.
Quando, però, Lucille conosce il mostro, a cui darà il nome di Francoeur [Raf], dal nome della strada dove si sono conosciuti, capisce che, al di là dell’aspetto fisico, il nuovo arrivato è un mostro buono. Inoltre, la commistione delle provette gli ha regalato notevoli doti canore, che sfrutta abilmente esibendosi sotto falsa identità assieme a Lucille, che rivela il segreto solo a Raoul e Emile. Maynott è sempre in agguato, e i tre amici dovranno darsi da fare per difendere Francoeur.
Un mostro a Parigi, che adotta i plot narrativi de Il gobbo di Notre Dame e de Il fantasma dell’opera, è un film d’animazione di Eric “Bobo” Bergeron [La strada per El Dorado, 2000; Shark Tale, 2004], regista francese. La scelta di ambientare il film in Francia è legata proprio al legame del regista con la sua terra d’origine, che ha lasciato otto anni fa per trasferirsi a Los Angeles.
Un mostro a Parigi, dedicato al padre del regista, scomparso durante la lavorazione del film, è un film molto bello, educativo e profondo. Non ha bisogno di effettoni speciali e rumori assordanti, perché è un film d’animazione di una semplicità tangibile e organica, in cui sono le emozioni a farla da padrone, ma ancora prima le introspezioni psicologiche dei protagonisti.
Francoeur, a causa del suo aspetto fisico e delle sue dimensioni, fa paura ai francesi, che a priori lo giudicano un cattivo, e quindi un loro nemico, e tal proposito il cantante Raf, che regala le sue corde vocali alla creatura fuggita dal laboratorio, dichiara che “I personaggi sono tutti spaventati da Francoeur. Oggi più di prima c’è bisogno di conoscere le persone. Dovremmo tutti avere la volontà di conoscere le persone, evitando di giudicare con superficialità”.
Bergeron, parlando degli sviluppi del film, ha raccontato che la durata della stesura dello script è stata di circa cinque anni, con la collaborazione di Stéphane Kazandjian. Originariamente il regista aveva pensato ad una storia su un vampiro, ma poi declinò l’idea in favore di una pulce, che è un essere, come lui lo definisce, “puro come un bambino”.
Un mostro a Parigi è un film sulla diversità, ma primariamente sul pregiudizio, atteggiamento dilagante nella nostra società, che ha paura di ogni contatto umano perché dominata da un’esasperata paura del confronto con l’altro.
“La suprema felicità della vita è essere amati per quello che si è o, meglio, di essere amati a dispetto di quello che si è”. È questa la frase di Victor Hugo citata da Arisa, che ben si adatta al soggetto del film, in cui la pulce gigante, pur nella sua fisicità paurosa, riesce a farsi amare. È per questo motivo che Lucille taccerà Maynott di essere un mostro, proprio a causa della sua cattiveria.
Un mostro a Parigi è un film elegante, garbato, scritto e doppiato bene. Se nella versione originale, recitata in inglese, sono Matthieu Chedid e Vanessa Paradis a dare voce a Francoeur e Lucille, in quella italiana, l’accoppiata Arisa [la cui particolare voce si adatta bene al personaggio] e Raf funziona. Raf fa cantare, ma non parlare, Francoeur, e riesce benissimo nell’intento, pur riconoscendo la sua difficoltà a raggiungere le note alte. Anche Mattioli, De Caro e Brignano hanno dato il loro apporto al film, dando espressività ad ogni battuta dei loro personaggi.
Un mostro a Parigi uscirà nelle sale italiane da giovedì 22 novembre, distribuito anche in un non indispensabile 3D.
Gilda Signoretti
Regia: Bibo Bergeron
Con: con le voci di Arisa, Raf, Enzo De Caro, Enrico Brignano, Maurizio Mattioli
Uscita in sala in Italia: giovedì 22 novembre
Sceneggiatura: Bibo Bergeron, Stéphane Kazandjian
Produzione: A&B POroduction, Europacorp
Distribuzione: Sunshine Pictures
Anno: 2012
Durata: 82’