Dopo la morte del capofamiglia, una madre volonterosa [June Brown] si trova a gestire uno stuolo di quattordici figli in un’abitazione povera ma accogliente e amorevole. La donna però decede a sua volta e i ragazzi si ritrovano a dover indirizzare da soli l’esistenza comune. Ci pensa il maggiore di età Reg [Jack Wild] a tirare le fila, anche se i servizi sociali comandati da Mr.Sanders [John Bailey] decidono di frazionarli all’interno di vari istituti. Ma Reg cerca di convincere la sua ragazza, Sylvia [Liz Edmiston] a occuparsi con lui dei fratelli; e ai giornali non sfugge la curiosa situazione.
David Hemmings, che personaggio e che volto: più di centro pellicole come attore e una trentina dietro la macchina da presa. Stroncato nel 2003 in Romania da un infarto all’età di 62 anni, come dimenticarlo nei panni del fotografo di Blow up di Antonioni o in Profondo rosso di Argento.
Faccia tipicamente inglese, ha sempre saputo entrare con la giusta misura nelle narrazioni con prove convincenti e sentite al punto giusto.
Nel caso de I 14 della Bond street, suo secondo film da regista, ha intessuto con registro drammatico una storia dall’icastico sfondo sociale. Il progetto si può definire una favola drammatica, poiché in alcuni momenti le vicende, anche sorrette da una musica assai brillante, assumono le sembianze di una sorta di fiaba; ma il registro del dramma non smette mai di farsi vivo. Anche perché rimane una storia, tra l’altro vera [come asseverano i titoli di coda], di dolore e di ricerca di un posto nel mondo.
Dunque quattordici, fra ragazzi e bambini che cercano di barcamenarsi nella gestione pratica delle loro giornate dopo il doppio lutto dei genitori, che si interfacciano alle asfittiche istituzioni, che non smarriscono mai l’affetto che li lega.
Proprio questo il valore aggiunto e la qualità migliore dell’opera: il continuo, perenne e palpitante volersi bene, la protezione reciproca, le azioni indirizzate al bene di tutti, in questa macrofamiglia auto-creatasi che lotta contro tutto e tutti per auto-affermarsi. Reg, impersonato da un allora giovanissimo e ottimo Jack Wild, costituisce il punto di riferimento dando vita a un personaggio ben architettato e interessante.
Colpisce anche la freschezza delle varie recitazioni, che trova soprattutto nelle scene di gruppo giocose un contrappunto valido artisticamente e da un punto di vista umano. In questo senso pare che Hemmings abbia lasciato libertà in sede di riprese; ne consegue un quadro di insieme alquanto spontaneo e gradevole.
Meno incisivi sembrano gli equilibri della sceneggiatura: le ingerenze degli assistenti sociali, alcune concatenazioni e qualche nesso logico paiono sfuggire di mano e lasciare aperto qualche buco. Tale aspetto rende il film non del tutto abbordabile con un ritmo spezzato e alternando luci ed ombre.
Ben fatte invece le scenografie: dalla grande casa, alle strade inglesi di quartiere. Tutto fa pensare ad un’alacre operosità nelle ricostruzioni degli ambienti.
Il film, uscito in Italia nel 1978, si aggiudicò l’Orso d’argento al Festival di Berlino del 1973.
Il DVD italiano, distribuito dalla Mosaico Media e riproposto nella versione originale, prevede come unica lingua disponibile l’italiano e soffre di una resa audio e soprattutto video piuttosto carenti.
Curiosità: il titolo originale in italiano è I 14 della Bond street, mentre su copertina e bordo del DVD appare I 14 di Bond street. Il DVD è distribuito in edizione limitata a copie numerate.
Alessio Bacchetta
Regia: David Hemmings
Con: Jack Wild, John Bailey, June Brown, Liz Edmiston, Diana Reevers, Alun Armstrong
Durata: 100′
Formato: 16:9 – 1.78:1
Audio: italiano
Distribuzione: Mosaico media [www.mosaicomedia.it]
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