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LA MIGLIORE OFFERTA di Giuseppe Tornatore

miglioreofferta1«Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati… »

Si tratta di una prima e sommaria descrizione della celeberrima sindrome che Stendhal, pseudonimo di Marie-Henri Beyle, riportò nel libro “Roma, Napoli e Firenze”, dopo esserne stato personalmente colpito durante il Grand Tour del 1817. Scientificamente parlando, è un’affezione psicosomatica che provoca tachicardia, capogiro, vertigini, confusione e allucinazioni in soggetti messi al cospetto di opere di straordinaria bellezza, specialmente se esse sono compresse in spazi limitati. Anche se i sintomi riscontrabili nel protagonista del nuovo film diretto da Giuseppe Tornatore dal titolo La migliore offerta non sono esattamente gli stessi provati dallo scrittore francese durante una visita alla chiesa di Santa Croce, nel capoluogo toscano, tuttavia la presenza di un sottile filo rosso che congiunge le note caratteriali del personaggio interpretato magistralmente dal solito immenso Geoffrey Rush e le sue vicissitudini agli effetti collaterali della suddetta sindrome, non è da escludere.

Virgil Oldman é un genio eccentrico, esperto d’arte, apprezzato e conosciuto battitore d’aste in tutto il mondo. La sua vita scorre al riparo dai sentimenti, fin quando una donna misteriosa di nome Claire Ibbertson lo invita nella sua villa per effettuare una valutazione. Sarà l’inizio di un rapporto che sconvolgerà per sempre la sua esistenza, tramutando il suo presente in una partita tra il vero e il falso nella quale la migliore offerta che la vita potesse fargli è il tanto agognato amore. Sentimento, questo, mai provato in precedenza da un uomo che ha superato la mezza età, un uomo barricato nella sua ricchezza, scontroso, maniacale, metodico, scaramantico, egocentrico, solitario e soprattutto incapace di amare se non la bellezza cristallizzata di ritratti, tutti rigorosamente femminili, gelosamente custoditi in un’immensa stanza blindata.

miglioreofferta2Affetto dalla fobia del contatto, Virgil indossa costantemente guanti, tolti esclusivamente per accarezzare la superficie delle tele dipinte e solo in seguito la pelle della giovane donna che gli ha catturato la mente e il cuore. Al cospetto di Claire, tutta questa corazza viene gradualmente meno, costringendolo a fare i conti, un po’ come prima di lui aveva fatto il Titta Di Gerolamo interpretato da Toni Servillo nel secondo film di Sorrentino davanti agli sguardi di Sofia, con le rischiose conseguenze dell’amore. È proprio lei, la giovane ereditiera rinchiusa da anni tra le mura di una villa fatiscente perché agorafobica, la causa scatenante di tutto. È lei l’opera d’arte di carne e ossa per la quale è disposto a mettere in discussione le sue granitiche e radicate certezze, quella figura animata fatta di respiri e paure che ha sempre inseguito, desiderato segretamente nel suo inconscio, custodita per sua stessa volontà in un spazio circoscritto. È lei la causa di quella che si può a questo punto ribattezzare la sindrome di Oldman, materializzando di fatto sullo schermo il suddetto filo rosso.

miglioreofferta4Nella sua decima pellicola, il regista siculo riversa temi a lui cari come la memoria e la solitudine, ma soprattutto l’ossessione nei confronti dello spazio e la paura del mondo esterno.  Per l’occasione rispolvera le atmosfere ansiogene e claustrali di un film come La sconosciuta, tassello “minore”, ma tra i più affascinanti, di una filmografia votata solitamente alla magniloquenza di racconti dal respiro internazionale epici e colossali, gonfiati da budget da far tremare i polsi. Dopo le fatiche titaniche di Baarìa, ritroviamo un Tornatore per così dire più intimo, raccolto, che firma una pellicola di Genere distinta da un carattere autoriale che non respinge le masse, al contrario le attira con un dramma sentimentale dalle tinte gialle e nere, che non ripudia i meccanismi del thriller old style.

miglioreofferta5Sotto certi versi, siamo sulle tracce di Una pura formalità, allucinato dramma notturno di nordico retrogusto ma non del medesimo onirismo con il quale condivide anche in questo caso le atmosfere, non il registro dell’assurdo che pervade invece la quarta pellicola diretta da Peppuccio nazionale. Il risultato è, infatti, una narrazione a più livelli, piuttosto lineare nella progressione, che sotto una superficie drammaturgica apparentemente semplice nasconde substrati complessi e ulteriormente stratificati. Lo script ha la solidità e la scorrevolezza di un romanzo e questo rende il tutto appassionante e avvincente. Nonostante le due ore e passa, la narrazione non subisce mai significative flessioni, con una tensione che sale e scende come la colonnina di mercurio in un termometro.

La migliore offerta è una classica storia d’amore, un intreccio di sentimenti costruito attraverso il percorso tradizionale che dal respingimento porta all’incontro tra due anime in tutto e per tutto speculari, come fu per Griet e Vermeer in La ragazza con l’orecchino di perla. Speculari ma con non pochi punti in comune, a cominciare dal bagaglio di ansie contemporanee al seguito che mette l’uno di fronte all’altro due esistenze che preferiscono la solitudine alla moltitudine; persone fuori luogo, inadeguate ed estranee al mondo che li circonda e dal quale hanno deciso di allontanarsi. Lo sfondo è il regno prediletto della bellezza, quello dell’Arte, che tramuta il rapporto ormai di dipendenza reciproca tra Virgil e Claire in un gioco di specchi in grado di riflettere sia il vero sia il falso.

miglioreofferta3A dichiararlo apertamente al pubblico una battuta del film pronunciata dall’amico e complice del protagonista, il Billy interpretato da Donald Sutherland: «I rapporti umani sono come le opere d’arte, possono essere il risultato di una simulazione. Tutto può essere simulato, anche un dipinto può essere contraffatto, così come l’amore per una persona può non essere vero.».

Un gioco di specchi che si riflette tanto nella messa in scena quanto nella messa in quadro, con un Tornatore che da dietro la macchina da presa costruisce immagini dal gusto pittorico e inquadrature perfettamente geometriche. Una simile scelta potrebbe essere letto come un esercizio di pura forma, ossia di stile, che mette in discussione lo statuto di credibilità delle immagini stesse. Si tratta si di estetica, ma non fine a se stessa, piuttosto al completo servizio di un approccio registico funzionale e in sintonia con il plot, che permette al pubblico di gustare appieno la sagacia della costruzione, l’alta tenuta figurativa e sonora [fotografia di Fabio Zamarion, musiche di Ennio Morricone], l’ammirevole concertazione degli attori.

Francesco Del Grosso

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LA MIGLIORE OFFERTA

4 Teschi

Regia: Giuseppe Tornatore

Con: Geoffrey Rush, Jim Sturgess, Sylvia Hoeks, Donald Sutherland

Uscita in sala in Italia: martedì 1 gennaio 2013

Sceneggiatura: Giuseppe Tornatore

Produzione: Paco Cinematografica, Warner Bros. Pictures Italia

Distribuzione: Warner Bros. Pictures

Anno: 2013

Durata: 124’

InGenere Cinema

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