1815. Toulon, Francia. Un numero cospicuo di detenuti ai lavori forzati sta trascinando una nave, sotto una tempesta violenta, guardati a vista da un ispettore di polizia, fiero di vedere quei poveri dannati così malmessi e pieni di rabbia in corpo, che non possono manifestare.
È così che si apre Les Misérables, ultima colossale fatica di Tom Hooper [Il discorso del re, 2010]. La prima sequenza del film, qualunque sia il vostro posto in sala, è così potente, coinvolgente ed emotiva da dare l’impressione che davvero lo schermo vi abbia inglobato.
Les misérables è un film imponente, esaltante, passionale, evocativo, così travolgente da ipnotizzare lo spettatore e tenere alta la sua attenzione fino alla fine, stimolando la sua sensibilità.
Il film, come si intuisce chiaramente dal titolo, è un adattamento del romanzo di Victor Hugo, 1862, e si ispira al musical, dall’omonimo titolo, che tanto clamore suscitò in quel lontano 8 ottobre 1985, quando debuttò al Barbarican Theatre di Londra.
È il 1815, e in Francia è stata restaurata la monarchia dei Borboni. Il nuovo re è Luigi XVIII. In una Francia prossima ai moti rivoluzionari e molto presto percorsa da sommosse popolari, si muovono alcuni personaggi, in particolare Jean Valjean [Hugh Jackman], Fantine [Anne Hathaway] e Javert [Russell Crowe]. Jean Valjean e Fantine sono uniti da un destino crudele, che li ha estromessi dalla società e che non vuole concedere loro un futuro.
Eppure, nonostante ciò, dopo 19 anni di lavori forzati per aver rubato un pezzo di pane per sfamare il figlio di sua sorella, e dopo esser stato ospite di un cardinale, che si prenderà cura di lui, Jean Valjan si riappropria pian piano della sua vita e della sua dignità. Sotto una diversa identità [da questo momento in poi è il signor Madaleine] e con un altro aspetto, per riuscire a sfuggire a Javert, che da poco è salito al grado di ispettore di polizia, e che è ancora alla sua ricerca, l’ex-galeotto è stato nominato sindaco di Montreuil-sur-Mer, ed è inoltre proprietario di una fabbrica, nella quale, tra le operaie, lavora Fantine.
È una ragazza giovane, la cui magrezza si spiega con la necessità di raccogliere i soldi del suo esiguo stipendio per mantenere la figlia, che ha affidato ai coniugi Thénardier [interpretati da un’azzeccatissima coppia, formata da Helena Bonham Carter, che molto da vicino ricorda il personaggio interpretato in Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street, e Sacha Baron Cohen].
Ingiuriata dalle sue colleghe, che la accusano di essere una prostituta, Fantine perderà il lavoro, e si ritroverà sola, ad accettare compromessi per mantenere Cosette.
Sarà Jean Valjean a soccorrerla, e a provare a donargli un po’ di speranza per quel po’ di tempo che la tubercolosi le avrebbe ancora regalato, e, subito dopo, a prendersi cura della piccola Cosette come un padre. Una volta diventata grande [Amanda Seyfried], l’uomo, dovrà anche accettare che sua figlia si distacchi da lui, per unirsi con Marius [Eddy Redmayne], giovane rivoluzionario. Javert, nonostante il passare degli anni, è ancora sulle tracce del suo più grande nemico…
Il primo aspetto che viene fuori da questo colossal in musica è senz’altro la bellezza e l’autorità scenografica ad opera di Eve Stewart [Il discorso del re, Il segreto di Vera Drake, 2004], incantevole oltre ogni limite: pensiamo agli ambienti interni del monastero nel quale si muove Hugh Jackman, nei panni di Jean Valjean, cupi, eleganti e spettrali, nei cui corridoi egli si muove con padronanza, fino a sfogare il suo dolore e la sua sete di giustizia in una sequenza fortissima, nella quale intona un canto grave, che sfocia poi in un pianto disperato, e che si chiude con una sequenza in cui la telecamera, accompagnato Jackman fuori dal monastero, inquadra la collina, e le montagne circostanti, quasi come a volerlo lasciare solo in un momento di così grande raccoglimento.
Il cast artistico è eccellente, ma sopra tutti spicca lui, Jackman, quasi irriconoscibile nei panni del povero Jean Valjean, per la cui interpretazione ha dovuto [come Anne Hathaway] sottoporsi ad una dieta drastica. Jackman interpreta un doppio Jean Valjean: il primo, povero, sporco, perdente e indifeso; il secondo, benestante, altruista e coraggioso.
Hooper sceglie con insistenza il ricorso ai piani sequenza, espediente che si rivela utile per proiettare con prepotenza lo spettatore all’interno della psiche dei protagonisti. Pensiamo alla scena che vede Fantine, interpretata da una singolare Anne Hathaway, gridare, con una drammaticità così struggente, la sua ingiustizia e l’inganno con cui il padre di sua famiglia l’ha sedotta, un uomo che lei amava profondamente.
Va ammesso, però, che la prestazione di Crowe non è stranamente, molto convincente, perché poco comunicativo ed espressivo.
William Nicholson [Il gladiatore; Elizabeth: The Goldon Age] firma la sceneggiatura, mentre la musica è firmata da Claude-Michel Schönberg, e i testi delle canzoni sono di Herbert Kretzmer.
Di questo film rimarranno molte cose, tra cui le scene della barricata che gli studenti rivoluzionari costruiscono per prepararsi ad uno scontro con l’esercito. Tra questi spicca, pur se non in ruolo principale, l’attore Aaron Tveit, che interpreta Enjolras, legato da una solida amicizia a Marius.
Les Misérables, dopo l’uscita americana di dicembre, arriva nei cinema nostrani dal 31 gennaio, e siamo certi che, candidato agli Oscar 2013, non tornerà a casa con a mani vuote.
Gilda Signoretti
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LES MISÉRABLES
Regia: Tom Hooper
Con: Hugh Jackman, Anne Hathaway, Russell Crowe, Helena Bonham Carter, Sacha Baron Cohen, Eddy Redmayne, Amanda Seyfried
Uscita in sala in Italia: giovedì 31 gennaio 2012
Sceneggiatura: William Nicholson
Produzione: Working Title Films/Cameron Mackintosh
Distribuzione: Universal Pictures
Anno: 2012
Durata: 152’