La Los Angeles del 1949 è ormai caduta nelle mani dello spietato gangster Mickey Cohen [Sean Penn], ex pugile che, con i guadagni raccolti con il traffico di droga e armi e con l’importante incentivo dell’induzione alla prostituzione e del più importante giro di scommesse della zona, era arrivato in poco tempo a diventare il più importante malavitoso della città. Talmente potente da potersi permettere di dettar legge su altri boss, che iniziano a temerne le maniere davvero dure e imprevedibili.
Mentre gran parte delle forze dell’ordine è ormai iscritta nei libri contabili del boss, il tenente John O’Mara [John Brolin], un ex soldato, reduce dalla Seconda Guerra Mondiale, duro ed estremamente ligio al dovere, viene richiamato all’ordine dal capo della Los Angeles Police Department, che vede in lui l’unico agente ancora in grado di comandare una squadra segreta di uomini non corrotti che vogliono provare a cambiare le sorti della Città degli Angeli e dei suoi abitanti.
O’Mara metterà in piedi, coadiuvato dagli importanti consigli di una moglie preoccupata ma comprensiva, una squadra di apparenti reietti, prototipi di personaggi anticonformisti [un lanciatore di coltelli, un vecchio pistolero con un giovane assistente, un inventore e un latin lover], più che agenti di polizia, ma allo stesso tempo gli unici uomini in città a non essersi ancora addormentati, lasciandosi cullare tra le braccia della mala.
La squadra di O’Mara sarà l’inizio di una parabola discendente che farà precipitare Cohen nel fango.
Ruben Fleischer, autore nel 2009 del bel Benvenuti a Zombieland, una delle migliori zomedy post L’alba dei morti dementi, dimostra ancora una volta, con il suo Gangster squad, di saperci fare con il cinema di Genere.
Basandosi su una storia sceneggiata daWill Beall, e tratta dal romanzo omonimo di Paul Lieberman, Fleischer mette in scena una classica storia di gangster, una storia che funziona proprio per il suo riuscito moto di ringiovanimento di topoi classici.
Il super-criminale e il super-poliziotto, e fra i due una serie di personaggi più labili, sfumati, di confine [il migliore fra tutti, e l’unico a compiere un’evoluzione di carattere, è il poliziotto farfallone interpretato dal sempre convincente Ryan Gosling].
Due squadre, buoni contro cattivi, ma il bello è dato dai toni con cui il regista decide di mettere in scena questa lotta: toni estremamente esagerati, caricaturali, che non stonano con le scene violente e sanguinarie ma, anzi, regalano loro un piacevole senso di estraniazione.
Da una parte una guerra senza esclusione di colpi, combattuta in maniera anonima, senza nome, senza distintivo, senza pietà, e dall’altra l’esasperazione regalata da personaggi al limite del credibile, che arrivano ad esplodere in un Sean Penn invecchiato da un mascherone davvero palese, che lo rende un personaggio sospeso tra l’anziano genitore de I soliti idioti nostrani, e un più piacevole Freddy Krueger [grazie anche ad un umorismo tagliente e bombardante, ottimo già nell’incipit la citazione da Dracula].
Gangster squad affronta con ironia e in modo roboante le tematiche e le situazioni tipiche del gangster movie, come già aveva fatto con la sua storia di zombie, e l’esperimento è ancora una volta riuscito.
Luca Ruocco
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GANGSTER SQUAD
Regia: Ruben Fleischer
Con: Josh Brolin, Ryan Gosling, Sean Penn
Uscita in sala in Italia: giovedì 21 febbraio 2013
Sceneggiatura: Will Beall
Produzione: Lin Pictures, Kevin McCormick
Distribuzione: Warner Bros. Pictures
Anno: 2013
Durata: 106’