Ritorna a vibrare la motosega di Leatherface, killer con ritardo mentale sopravvissuto al massacro dei Sawyer, la sua stessa famiglia, e che ritorna a vivere sugli schermi cinematografici in una nuova avventura in tre dimensioni.
Ed è proprio dalla chiusa del primo capitolo della saga, l’originale di Hooper [Non aprite quella porta, 1974], che Non aprite quella porta 3D si sviluppa e prende corpo, in un incipit che sembra voler rimandare al dittico [figliato proprio dal film di Hooper] di Rob Zombie formato dai film La casa dei 1000 corpi e La casa del diavolo. Dopo aver mostrato le nefandezze della famiglia criminale in un rapido “riassunto della puntata precedente”, infatti, il regista John Luessenhop passa all’assedio dei Sawyer all’interno della casa-mattatoio circondata da poliziotti impotenti e da rabbiosi e violenti concittadini, stanchi di dover sopportare la presenza, nella ridente cittadina texana di Newt, di quella stirpe maledetta.
La violenza grafica e sovra-umana di Leatherface e del clan a cui appartiene viene scansata da quella più reale e meno ludica dettata dal sentimento di rivalsa e di vendetta.
E sempre a Zombie, e all’altro suo dittico nel reboot/remake di Halloween, sembrerebbe essere nume tutelare anche per quanto riguarda la ricerca di un linguaggio più diretto e spietato, moderno e visivo, anche nella costruzione del villain che acquista particolari [la barba sotto alla maschera, lo sguardo continuamente cercato, attraverso i buchi del volto indossato] e diventa drammaticamente più vero.
Tutto questo, però, mette in moto un meccanismo che, nelle mani sbagliate, può diventare un’arma a doppio taglio, soprattutto se a reggere tutto non esiste una struttura drammaturgica solida [come nell’Halloween – The beginning di Zombie], ma unicamente uno scheletro da divertissement blood&gore, utile in uno slasher, ma inadatto alle pretese horror-autoriali.
Non aprite quella porta 3D è uno di questi casi: il film, analizzato dal punto di vista strettamente disimpegnato, risulta sufficientemente riuscito. La cura dei particolari nella ricostruzione della casa; l’aver rimesso in gioco, in ruoli rivoluzionati ma decorosi, vecchie star della saga come Gunnar Hansen [primo Leatherface della stori], Marilyn Burns [unica superstite della mattanza del film di Hooper], Bill Moseley [folle psicopatico del secondo capitolo] e John Dugan [ancora nelle vesti, ora a lui più consone, del nonno], e l’aver puntato su una messa in scena sporca ma moderna, non basterà ad innalzare l’ultimo capitolo della saga di Leatherface al di sopra del livello di un buon film horror d’intrattenimento.
Non c’è sorpresa, non c’è meraviglia, forse proprio perché si punta troppo alla creazione di un chiaro rifacimento del cult originale, rivisto in chiave modernizzata, col supporto a d’uopo di un salto temporale di circa vent’anni, rimuginando sul doppio canale della famiglia [da sempre binario sbilenco dello sviluppo della serie, mai del tutto “originale” dopo il capitolo originale, di Non aprite quella porta] e dello stravolgimento dei ruoli, in realtà abbastanza canonico all’interno dello slasher, che anche stavolta vede coincidere l’ingresso della nuova vittima sacrificale con la scoperta di un legame parentale con il villain di turno.
Non sfuggirà a questa regola fissa nemmeno Heather Miller [Alexandra Daddario] che, per una questione relativa proprio a fatti d’eredità, dovrà recarsi a Newt, insieme agli amici Nikki [Tania Raymonde], Ryan [Trey Songz] e Kenny [Kerum Milicki-Sanchez] e all’autostoppista Darryl [Shaun Sipos]. La scoperta di avere un passato del tutto sconosciuto, lascerà sulla povera Heather delle cicatrici non soltanto metaforiche.
In definitiva l’andamento di Non aprite quella porta 3D è altalenante, il film gode d’intuizioni straordinarie come quello di portare l’inseguimento tra Heather e Leatherface in location topiche come il cimitero di famiglia dei Sawyer o il luna park di una fiera [dove tra l’altro i più attenti potranno riconoscere una comparsa abbigliata con il costume e la maschera suina della saga di Saw], ma in entrambi i casi la bella intuizione non fiorisce in un’altrettanto riuscito sviluppo.
Del tutto fuori luogo, invece, l’inserto quasi POV, del poliziotto che si insinua nella casa dei Sawyer riprendendo i suoi spostamenti con un video-fonino [ma anche questa scena regalerà almeno un momento di alto divertimento slasher], fino ad arrivare tra le braccia di Leatherface.
Non da infamare, soprattutto pensando ai tanti capitoli della saga bloccati in una ripetitività molto meno ludica [riuscito risulta in alcuni momenti anche l’uso del 3D], ma in definitiva poco incisivo.
Luca Ruocco
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NON APRITE QUELLA PORTA 3D
Regia: John Luessenhop
Con: Alexandra Daddario, Tania Raymonde, Trey Songz, Kerum Milicki-Sanchez, Scott Eastwood
Uscita in sala in Italia: giovedì 28 febbraio 2013
Sceneggiatura: Kirsten Elms, Debra Sullivan, Adam Marcus
Produzione: Twisted Pictures, Lionsgate
Distribuzione: Moviemax Media Group
Anno: 2013
Durata: 90’