Vi abbiamo parlato, qualche settimana fa, del saggio critico dedicato all’Indagatore dell’Incubo, Dylan Dog e Sherlock Holmes: Indagare l’incubo, scritto da Luigi Siviero [qui la recensione].
Oggi torniamo a parlare dello stesso volume proprio con l’autore, che ci ha gentilmente concesso questa intervista.
Buona lettura.
[Luca Ruocco]: Volevo iniziare chiedendoti di raccontarci come e quando è nata la tua passione per Dylan Dog [passione che condivido morbosamente anche io]
[Luigi Siviero]: La mia passione per Dylan Dog è nata l’estate fra la terza media e la prima superiore, quando sono andato per un paio di settimane in Austria con un gruppo di italiani a frequentare un corso di tedesco. Un ragazzo più grande aveva con sé I conigli rosa uccidono e io ne ho approfittato per leggerlo.
[LR]: Come è stato rapportarsi in maniera critica e saggistica ad un magma creativo davvero vasto come quello che si nasconde dentro Dylan Dog? E come nasce l’idea di analizzarne il “modus operandi”?
[LS]: Ho iniziato a scrivere il libro perché mi interessava capire il rapporto fra Sherlock Holmes e Dylan Dog. Avevo notato che nei fumetti scritti da Tiziano Sclavi il personaggio creato da Conan Doyle era stato citato diverse volte in maniera più o meno esplicita, e in ogni occasione l’indagatore dell’incubo era stato presentato come l’opposto di Sherlock Holmes. Per esempio il motto classico del detective vittoriano [«Dopo avere eliminato l’impossibile, ciò che rimane, per quanto improbabile, deve essere la verità.»] è stato ribaltato da Sclavi [«Il mio metodo di indagine è di scartare tutte le ipotesi possibili. […] Ciò che resta è molto più divertente, e guarda caso è il mio mestiere: l’incubo.»].
Avevo la sensazione che Sclavi avesse voluto prendere le distanze da Sherlock Holmes e da quello che rappresentava. Mi interessava capire perché Dylan Dog era stato costruito come l’antitesi di Sherlock Holmes.
Devo dire che questo punto di partenza è stato felice perché mi ha dato l’opportunità di fare un discorso piuttosto articolato sul rapporto di Dylan Dog con la letteratura gialla e, soprattutto, mi ha permesso di spiegare e inquadrare in maniera organica temi fondamentali del Dylan Dog di Sclavi come la casualità, il fallimento e la mancanza di confini fra sogno e realtà.
Notare che i riferimenti a Sherlock Holmes non erano fini a se stessi ma nascondevano un ragionamento mi ha fatto pensare che anche in altri casi le citazioni in Dylan Dog potevano essere delle chiavi di lettura importanti. Per questo motivo ho dato molto peso alle varie opere citate da Sclavi e ho tentato di rintracciare film, libri, quadri e fumetti che lo hanno influenzato.
[LR]: La scelta di “recintare” il terreno esaminare ai soli numeri firmati in sceneggiatura dal creatore Tiziano Sclavi, non ha solo una valenza di comodità numerica…
[LS]: Premetto che non sarei mai stato capace di scrivere un libro incentrato sul personaggio Dylan Dog perché [mi sembra scontato dirlo] la figura centrale è l’autore del fumetto.
Volevo occuparmi di Sclavi perché era uno dei miei fumettisti preferiti e apprezzavo il suo Dylan Dog, e come ho detto sopra avevo una buona idea con cui partire.
L’alternativa a una monografia su Sclavi era un’antologia nella quale descrivere come il personaggio è stato scritto sia da Sclavi che da altri autori. Ho scartato questa idea perché il materiale di cui mi sarei dovuto occupare sarebbe aumentato a dismisura. Mi riferisco sia ai Dylan Dog da esaminare sia alle fonti dalle quali hanno preso spunto i vari autori: ogni scrittore ha alle spalle un proprio percorso di letture e studi che avrei dovuto ricostruire. Sarebbe stata un’operazione lunghissima e sfibrante.
Penso che quando si è all’inizio sia meglio scrivere articoli o libri su argomenti specifici. Le opere di sintesi possono nascere solo quando si ha alle spalle… qualcosa da sintetizzare! In qualunque campo il manuale riepilogativo è scritto da chi ha accumulato esperienza e conoscenze da condensare in un unico libro che faccia il punto della situazione. Occuparsi in un colpo solo di centinaia di numeri di Dylan Dog fatti da più autori è qualcosa che può essere paragonato allo scrivere un manuale riepilogativo. È meglio non farlo partendo da zero, senza avere scritto in precedenza articoli specifici dai quali attingere.
Sempre a proposito di Dylan Dog, in futuro sarebbe interessante scrivere monografie su altri scrittori della serie o sui disegnatori.
[LR]: A proposito di Sclavi, hai avuto l’onore di poter includere nel volume una tua intervista al papà di Dylan Dog… Cosa puoi dirci di lui? Che tipo è lo sfuggente Sclavi?
[LS]: Non posso dire nulla! Nel senso che l’intervista non è stata raccolta frontalmente, vis-à-vis, ma solo tramite email. Gli ho fatto recapitare alcune domande e lui ha risposto.
A dire il vero una cosa posso dirla. Sclavi è stato molto gentile e disponibile. Ha accettato di buon grado di rispondere alle domande nonostante io non sia un saggista famoso e non abbia un lungo curriculum.
[LR]: Rispetto alla classica domanda sul suo futuro ritorno sulle pagine b/n dylaniate, Sclavi, nella tua intervista, sembra voler lasciare aperta la porta alla speranza…
[LS]: A me Sclavi non dà l’impressione di volere ritornare sui propri passi. Peccato, perché nel 2005, quando ha ripreso in mano il personaggio dopo alcuni anni di pausa, ha dimostrato che non era arrugginito.
[LR]: Penso che il tuo volume sia davvero adatto ai lettori più esperti, che possono aver letto tutte le storie a cui fai continui riferimenti, all’interno dei tuoi ragionamenti. O per chi, almeno, possegga i numeri trattati, e possa esperire le tue teorie inter-mediali [che comunque citi a dovere ogni volta] all’interno di una struttura narrativa compiuta. Tu a chi lo consiglieresti?
[LS]: Secondo me il libro può essere letto anche da chi non ha mai sentito nominare Dylan Dog, o almeno lo spero. Ovviamente deve esserci un po’ di curiosità e interesse per l’argomento. Per esempio potrebbe essere letto da un appassionato di Sherlock Holmes che vuole scoprire opere influenzate dai libri di Conan Doyle. Per un lettore del genere il mio libro sarebbe un punto di partenza, al quale potrebbe seguire la lettura dei fumetti.
[LR]: Episodio preferito di Dylan Dog?
[LS]: Troppi! Faccio prima a dire quelli che non mi sono piaciuti… I preferiti fra i preferiti sono Sette anime dannate di Tiziano Sclavi e Corrado Roi e Sogni di Sclavi e Giovanni Freghieri. Mi piacciono perché li ho trovati angoscianti e mi hanno fatto provare una sensazione di impotenza e ineluttabilità di fronte al destino e alla morte. Per questione di affetto aggiungo I conigli rosa uccidono di Luigi Mignacco e Luigi Piccatto: è il primo che ho letto.
[LR]: Se fossi un investigatore saresti più vicino a quello che è il metodo investigativo di Dylan Dog o a quello di Holmes?
[LS]: Sarei dylandoghiano con la mente e holmesiano con il cuore. Sarei holmesiano con il cuore perché per anni sono stato affascinato dall’idea per cui la realtà potesse essere compresa in modo oggettivo e la logica fosse uno strumento infallibile. Ci ho creduto con amore e passione. Sarei dylandoghiano con la mente perché mi sono accorto, ragionando, che quell’approccio ha delle debolezze.
[LR]: Quali sono i tuoi attuali progetti?
[LS]: Sto scrivendo un saggio su Grant Morrison, scrittore scozzese famoso soprattutto nel campo dei fumetti di supereroi [ma ha fatto molto altro]. È l’autore delle migliori versioni di Batman e Superman che siano mai state scritte. Il libro uscirà in novembre. Prima o poi mi piacerebbe scrivere qualche fumetto, magari su Sherlock Holmes [un’idea interessante la avrei]!
Luca Ruocco