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LA BICICLETTA VERDE di Haifaa Al-Mansour

biciclettaverde1Tra i meriti del Nuovo Cinema Aquila di Roma c’è anche quello di dare risonanza al cinema indipendente e di riproporre alcuni meritevoli film italiani e esteri già stati in programmazione tempo addietro, magari per poco tempo, nelle sale. È stato così, per fare un esempio, per Sulla strada di casa, di Emiliano Corapi, e lo è stato il 4 e l’8 marzo scorso per La bicicletta verde, della debuttante, nonché prima regista-donna araba, Haifaa Al-Mansour. Accolto positivamente al Festival di Venezia e apprezzato da gran parte della critica, La bicicletta verde è un’opera prima delicata e coraggiosa, che mette in mostra, pur se vestito da una sceneggiatura a tratti ingenua e semplicistica, le costrizioni e le contraddizioni della condizione femminile in Arabia Saudita.

Wadjda [Waad Mohammed] è una bambina di dieci anni molto sicura e intelligente, che vive in un sobborgo di Riyad. È solo una bambina, ma la sua età non le impedisce di notare forti differenze sociali, nella sua Arabia, tra donne e uomini. Wadjda vive da sola con sua madre [Reem Abdullah], maestra, e solo ogni due settimane vede suo padre, che è in procinto di sposare un’altra donna dalla quale spera di avere un figlio maschio, dopo lo “smacco” della primogenita femmina e la successiva infertilità della prima moglie.

Tutto procede come sempre: la scuola, i compiti, le amiche, i braccialetti da preparare, i giochi; ma c’è un desiderio che Wadjda ha da tempo, e per il quale sta mettendo da parte i suoi risparmi: una bicicletta. È l’invidia nei confronti di Abdullah [Abdullrahman Al Gohani], suo amico, che ne possiede una e fa gare di corsa con gli altri ragazzi, a spingere Wadjda a provare a concretizzare il suo sogno, anche se la bicicletta, nella cultura del suo paese, è vietata alle donne perché considerata un hobby o uno sport solo maschile.

biciclettaverde2Le donne, in Arabia, dispongono di un autista, come la madre della protagonista, che non manca di coprirsi il volto come prevede l’etica araba, prima di salire in macchina. A scuola, intanto, è stata appena presentata una gara di recitazione del Corano, che prevede un compenso economico alla bambina vincitrice. Wadjda considera questa gara come una sfida con sé stessa, ma soprattutto vede il premio in denaro come l’unico modo per comprare la bicicletta.

La bicicletta verde non segue la strada emozionale, né quella della denuncia sociale fine a sé stessa, ma si articola in tante situazioni di vita che sono affrontate senza cornici o sfumature, ma con schiettezza e delicatezza. Un po’ forzate a volte risulta la recitazione degli attori protagonisti, ma certo non si può essere severi nel giudicare questo film, che vuole trasmettere allo spettatore il “sentire” delle donne arabe, chiuse in canoni che rispettano con rigore ma senza condivisione, come quello di non parlare ad alta voce, perché, come asserisce la direttrice della scuola che frequenta Wadjda, la signorina Hussa [Ahd Kame], la voce è sinonimo di nudità.

Gilda Signoretti

LA BICICLETTA VERDE

2.5 Teschi

Regia: Haifaa Al-Mansour

Con: Waad Mohammed, Ahd Kame, Reem Abdullah

Sceneggiatura: Haifaa Al-Mansour

Produzione: Razor Film Produktion GmbH; in coproduzione con Highlook Communication group

Distribuzione: Archibald Enterprise Film

Anno: 2012

Durata: 98’

InGenere Cinema

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