Non proprio brillante, la carriera filmica della figlia d’arte Jennifer Lynch incappa, dopo il terrificante [in senso negativo] Hisss [2010], in un capitolo più felice per la sua filmografia.
Chained [2012], thriller-horror selezionato all’ultima edizione del Torino Film Festival, è un quasi un kammerspiel a tinte molto molto fosche: la costruzione di un rapporto tra un ideale figlio-vittima e un ipotetico padre-carnefice, uniti unicamente dalla violenza figliata da un più che morboso rapporto uomo/donna.
Un giorno apparentemente normale, il piccolo Tim sta rientrando a casa insieme a sua madre. Seguendo gli accorati consigli del padre, i due decidono di prendere un taxi che, per entrambi, si trasformerà immediatamente nella barca di Caronte, e il loro viaggio ha una sola direzione: l’inferno.
Un inferno breve, seppur violento, per la donna, immediatamente abusata e uccisa dal misterioso tassista [un ottimo Vincent D’Onofrio]; un inferno lungo e controverso per Tim che, da quel momento, diverrà una sorta di servo-figlioccio per l’assassino, che terrà con sé il piccolo costringendolo a vivere incatenato, ad assumersi gli oneri dei lavori di casa, a cibarsi unicamente dei suoi scarti e, ancor peggio, ad assistere impotente ai rapimenti e agli omicidi delle donne che l’anonimo tassista continuerà a portare a casa fino a quando il bambino non diventerà un giovane adulto, e fino a quando l’omicida non deciderà il momento propizio per iniziare a trasmettere la sua “arte” e il suo odio per il sesso femminile a colui con il quale ha diviso gioie e dolori degli ultimi anni, proprio Tim [Eamon Farren].
Jennifer Lynch riesce, di certo anche grazie al più che riuscito lavoro degli interpreti scelti e alla morbosità che pare realmente fuoriuscire dai rapporti tra questi, a costruire uno scheletro filmico davvero infastidente, pur se poco originale.
Rapporto che si fa via via più concreto, proprio perché affrontato alla luce di differenti momenti/età di vittima e carnefice. La Lynch sceglie di non affidarsi al torture, relegando i vari supplizi e le morti violente al fuori scena. La regista tenta di colpire duro proprio attraverso i momenti di realtà quotidiana [la colazione, le pulizie di casa, le trasmissioni televisive serali, il regalo di una poltrona] vissuti da due personaggi che mai avrebbero dovuto incrociare i propri cammini, una quotidianità che degenera e i cui sistemi d’allarme iniziano ad urlare nella testa dello spettatore.
Peccato che il film, proprio come il suono di un allarme, continui a rimbombare sugli stessi toni, risultando da un certo punto in poi un po’ tedioso.
Il twist finale, regalato dal nuovo ingresso dell’elemento femminile nella vita di Tim, defraudato della donna/madre in maniera shockante e improvvisa, porta una ventata di aria fresca e riporta il magma filmico ad un buon livello di fruibilità. Fruibilità che annega, però, nella chiusa definitiva, davvero poco credibile, che stona con la struttura fredda e realistica di Chained.
Il DVD distribuito da Koch Media, che rappresenta l’uscita vera e propria dell’ultimo film della Lynch sul mercato italiano, contiene tra gli extra unicamente il trailer originale.
Luca Ruocco
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CHAINED
Voto film
Voto DVD
Regia: Jennifer Lynch
Con: Vincent D’Onofrio, Eamon Farren, Gina Philips
Durata: 91’
Audio: Italiano Dolby Digital 5.1; Italiano 5.1 DTS; Inglese 5.1 Dolby Digital
Formato: Widescreen Version 16:9 – 2.35:1
Distribuzione: Koch Media [www.kochmedia.it]
Extra: Trailer originale