Le favole e le fiabe contengono in sé sentimenti contraddittori, continui rimandi al bene e al male, alla vita e alla morte che si contendono la vittoria finale. È da una favola inglese, Jack the giant slayer, probabilmente risalente al dodicesimo secolo, dalla quale deriva Jack and the Beanstalk [Jack e il fagiolo magico], e che poi è stata più volte riadattata, dando forma anche a diverse saghe, che Bryan Singer [X-Men; X-Men 2; Superman Returns] ha ripescato il suo ultimo film: Il cacciatore di giganti.
A scrivere la sceneggiatura sono Darren Lemke [che firma il soggetto con David Bobkin e che ha scritto la sceneggiatura di Turbo di David Soren, che promette bene, e uscirà in Italia la prossima estate], Christopher McQuarrie e Dan Studney.
Jack [Nicholas Hoult] è un giovane contadino, cresciuto a Cloister con lo zio [Christopher Fairbank], che lo ha iniziato al lavoro nei campi. Fin da piccolo è sempre stato attratto da quella che tutti considerano una leggenda, ma che secondo lui, invece, è una storia reale.
Una tradizione del suo popolo, infatti, vuole che re Erik abbia lottato contro i giganti e sia riuscito a forgiare una corona fatta dello stesso materiale del cuore di pietra dei colossi, venendo poi proclamato re dalle stesse creature gigantesche. Da quel momento la pace ha regnato sovrana.
Un giorno Jack va al mercato a vendere un cavallo, ma si imbatte in un monaco, interessato al cavallo, ma senza soldi, il quale consegna però a Jack dei fagioli che, assicura, abbiano un potere miracoloso.
Tornato a casa con i fagioli in tasca, Jack, rimproverato dallo zio, che considera il monaco un truffatore, scoprirà il vero valore di quei legumi, capaci di originare, al solo contatto con l’acqua, delle piante altissime che oltrepassano il cielo, per arrivare al paese di Gantua, dove vivono i giganti. La principessa Isabelle [Eleanor Tomlinson] viene trascinata lussù e suo padre, il re [Ian McShane], dà ordine ai suoi uomini di salvarla. In questa missione è impegnato anche Roderick [Stanley Tucci], che maschera sotto i suoi modi servizievoli un’infinita sete di potere, e lo stesso Jack, che troverà un amico in Elmont [Ewan McGregor], condottiero valoroso.
Che da questo film ci si aspettasse molto, era scontato, ma non era affatto scontata la sua riuscita. Singer si è lanciato in una sfida ardua, perché non solo ha rielaborato la favola originale [ad esempio il cavallo di Jack che sostituisce la vacca; Jack che nel film è orfano di madre e padre, e vive con lo zio, mentre nella favola vive solo con la madre; il vecchio a cui Jack vende la vacca è nel film un monaco], ma perché si è trovato a ragionare sul modo in cui far sposare la trama fiabesca ad una buona dose di azione, assente nella favola, e dunque a non spezzare definitivamente la dipendenza con la storia, che nei secoli è stata contagiata da culture e tradizioni diverse.
Il cacciatore di giganti è un film d’avventura che, prima ancora di mostrarsi tale, dà spazio alla personalità dei personaggi, che sono “spiati” introspettivamente, per poi dar loro la carica emotiva giusta per farli prendere parte all’azione vera e propria. È così per Jack, il protagonista, di cui ci viene raccontato il passato, per Isabelle, per Roderick, ma soprattutto per i giganti [coloro che, per prendere una frase tratta dalla favola, “sono in grado di creare i tuoni per spaventare gli uomini”].
Questi infatti, pur se contraddistinti da una cattiveria che li rende mostruosi e spietati, hanno un senso dell’onore molto forte, in particolare nei confronti del loro re, qualunque esso sia, al quale si inginocchiano in segno d’obbedienza. Qui azione e avventura sono l’una dipendente dall’altra, e soprattutto sono entrambe molto concentrate. La cattiveria dei giganti è ovviamente esibita nelle scene di lotta, per dare poi ampio sfoggio nel finale. I giganti, interpretati da veri attori, sono ripresi con la tecnica del motion capture, per poi essere rielaborati in computer grafica, procedendo dunque ai dettagli, anche facciali e infine al movimento. Si rimane affascinati dalla fisicità dei giganti, in particolare del Generale Fallon [Bill Nighy], il loro leader, un mostro bifronte divertentissimo, sulla cui spalla spunta un corpicino piccolo e deformato con una piccola testa [John Kassir], entrambi con voci rauche, o Fumm [Ben Daniels], che ha in testa un cespuglio di capelli dritti.
La fotografia del film è molto luminosa, e laddove, come nelle sequenze ambientate a Cloister, il paese dei giganti, assume contorni oscuri, si veste di colori molto freddi, come il grigio delle rocce che rivestono le caverne; la scenografia, poi, cerca il più possibile di addentrarsi negli ambienti medievali anglosassoni.
Il cacciatore di giganti è un film completo non solo dal punto di vista narrativo [tenendo in considerazione che la trama, trattandosi di una favola antica, si regge su schemi predefiniti, che Singer riesce ad ammodernare], ma anche visivo, perché vuole dare spettacolo, e lo fa anche facendo ricorso in modo intelligente al 3D e ad ottimi effetti speciali.
Gilda Signoretti
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IL CACCIATORE DI GIGANTI
Regia: Bryan Singer
Con: Nicholas Hoult, Eleanor Tomlinson, Stanley Tucci, Ewan McGregor
Uscita in sala in Italia: giovedì 28 marzo 2013
Sceneggiatura: Darren Lemke, Christopher McQuarrie, Dan Studney
Produzione: New Line Cinema, Legendary Pictures, Nig Kid Pictures, Bad Hat Harry
Distribuzione: Warner Bros. Pictures
Anno: 2013
Durata: 114’