Una razza aliena incorporea o, meglio ancora, con una corporeità profondamente differente che siamo abituati a riconoscere come tale, scende sulla Terra con l’ambiziosa missione di portarvi un regno di assoluta e infinita pace.
Niente in contrario, se non fosse che per raggiungere il nobile obiettivo si debba passare per un fastidioso processo di presa di possesso dei corpi e delle anime umane che, una volta soppiantate dall’entità aliena, avranno fornito ai visitatori differenti livelli di conoscenza, esperienza ed emotività, oltre che un comodo involucro con cui interagire con gli esseri e lo spazio circostanti.
Se da alcuni degli elementi presenti nella sinossi filmica [gli alieni invasori, l’anima, la possessione dei corpi umani da parte degli alieni] sarebbe possibile trovare dei contatti con The Host e le teorie esposte da importanti studiosi di fenomenologia extra-terrestre come Corrado Malanga o Varo Venturi, che dagli studi del primo ha dato luce, nel 2010, al film 6 giorni sulla Terra, basteranno davvero pochi minuti di visione per vedere del tutto estinguersi ogni barlume di speranza che dietro il nome di Stephenie Meyer, autrice del romanzo e del soggetto cinematografico da cui questo The Host prende vita, possa nascondersi qualcosa di più interessante dell’insapore emo-saga di Twilight.
Andrew Niccol [Gattaca; In time] firma regia e sceneggiatura dell’ennesimo figlio della Twilight culture che, dopo una sequela di titoli per certi versi affini ai popolari film vampirico-adolescenziali ideati dalla scrittrice statunitense [l’ultimo che abbiamo avuto modo di vedere è lo sciapo Beautiful creaures – La sedicesima luna], torna a puntare i fari proprio sulla Meyer che, dopo aver ridotto in cenere la reputazione di mannari e succhiasangue, sposta il suo interesse sugli invasori alieni.
A livello drammaturgico, quella che la coppia Niccol–Meyer mettono in scena è una sorta di rielaborazione del mood dei Visitors, serie da cui gli alieni meyeriani ereditano sia il vacillante modus operandi finto pacifista [“Veniamo in pace”], sia una serie di migliorie socio-sanitarie confrontate a quelle umane molto meno efficienti [vedi le super-medicine].
La possessione aliena di un corpo umano avviene attraverso l’inserimento di una sorta di protozoo luminoso all’interno di una ferita procurata alla base del collo del corpo ospitante. Nel giro di qualche ora il viaggiatore spaziale riesce a prendere possesso del corpo, e prova ne sono le iridi del degli occhi dell’ex-umano che diventano di un’innaturale azzurro. È quello che succede anche a Melanie Stryder [Saoirse Ronan], ribelle terrestre che una volta catturata e “infettata” dal corpo ospite, dimostra, però, di avere una forza di volontà di molto superiore alla media, osteggiando inizialmente il nuovo padrone delle sue spoglie mortali, per poi coinvolgere l’alieno, nella ricerca e nella protezione delle persone che ama dalla spietata caccia di una Cercatrice extra-terrestre.
A non funzionare è, innanzitutto, la regia e la messa in scena delle scene [ancor più delle scene d’azione], che rasentano spesso l’anonima messa in scena da poco riuscito serial televisivo, nonostante la storia sia, a livello drammaturgico, potenzialmente carica di argomenti, oltre ai rimandi a precisi studi alienologici e a collegamenti all’eutanasia o richiami all’Io sono leggenda di Matheson.
Vi è poi una riconoscibile linea di collegamento tra la Twiligth Saga e The Host: un nuovo triangolo amoroso, anzi, una sorta di quadrato non riuscito, che unisce insieme due giovani ribelli e Melanie, che però contiene nel suo corpo un’altra anima con gusti propri.
Verrebbe da pensare che quest’ossessione per i triangoli lui-lei-l’altro sia qualcosa che appartiene intimamente all’autrice!
Noioso.
Luca Ruocco
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THE HOST
Regia: Andrew Niccol
Con: Saoirse Roman, Jake Abel, Max Irons, Frances Fisher, Chandler Canterbury
Uscita in sala in Italia: giovedì 28 marzo 2013
Sceneggiatura: Andrew Niccol da un romanzo di Stephenie Meyer
Produzione: Nich Wechsler, Chockstone Pictures, Ficklefish
Distribuzione: Eagle Pictures
Anno: 2013
Durata: 125’